Ci sono due uomini. Potrebbero avere tra i trenta e i quarant’anni. Si tengono per mano. Guardano avanti.
Un’immagine siffatta, corredata dal claim “Siamo aperti a tutte le famiglie”, secondo il sottosegretario alla famiglia, Carlo Giovanardi è in aperto contrasto con la nostra carta costituzionale. Troppo semplice la risposta. Contro la costituzione lo è il governo in carica con quello che fa quotidianamente. Ma non solo contro la costituzione. È contro le famiglie visto che diminuirà nei prossimi anni il fondo a loro disposizione di dieci volte e sta per azzerare il fondo per l’infanzia. Se poi passassimo ad analizzare i comportamenti di alcuni politici nei confronti della famiglia… ma per carità! Trattasi di vita privata… certo!
Ci voleva un privato svedese come Ikea per imporre sui cartelloni pubblicitari dello stivale uno squarcio di civiltà. Ricordo l’orgoglio della guida al palazzo comunale di Stoccolma quando entrando nella sala dei matrimoni afferma: “In questa sala tutti i sabati si celebrano i matrimoni. Qui si possono sposare tutti. Non facciamo distinzioni tra eterosessuali e omosessuali, credenti e non, svedesi o stranieri.” Parimenti all’orgoglio e al petto gonfio della “guida vichinga” ricordo il mio sconforto. Lo sconforto di chi sa di vivere in un paese che sui temi dei diritti civili è ancora un paese “diversamente europeo”.
Un paese dove il plurale fa paura se lo metti con la parola famiglia. Dove la pluralità fa paura perché è difficile da gestire. Ma è la pluralità che dobbiamo imparare a gestire. Il gregge omologato produce il grigio e la noia.
Io sogno un’Italia al plurale. Un’Italia che c’è già. Un’Italia che vedi non solo negli sguardi e nei comportamenti dei giovani ma anche nella consapevolezza degli adulti che la vivono sulla loro pelle nella loro quotidianità. Il discorso si allarga: passa dalle famiglie alle etnie, alle religioni, alle lingue, alle culture. Come possiamo avere paura? Solo gli stupidi hanno paura del diverso, ma forse perché non sanno chi è e trovano pace nella semplificazione estrema, nel tagliare con l’accetta tutto quanto, ma le opere d’arte si fanno con lo scalpello della creatività e dell’intelligenza non col macete dell’ignoranza.
Giovanardi e il governo di cui fa parte sanno solo operare col macete. Ma un’Italia che ha uno scalpello tra le mani la conosco, c’è già. C’è nelle nostre università, c’è nelle fabbriche e nel precariato, c’è in una nuova (non per forza anagraficamente) classe dirigente che scalpita, desiderosa di prendere in mano il timone del Paese, c’è in tanti anziani che su questi temi sono avanti anni luce e non vedono l’ora di cambiare, c’è in tanti stranieri che quotidianamente lavorano a fianco di tanti italiani.
Bisogna trovare lo spazio, il varco giusto, a iniziare dalle prossime elezioni amministrative in tante città importanti. Bisogna dare un segnale chiaro. Bisogna parlare chiaro.
La voce che deve alzarsi è quella di chi ha voglia di civiltà e non sopporta più nemmeno queste alzate di testa alla Giovanrdi che continuano a dipingere uno stato di cose che non c’è più. Rischiamo di essere un caso unico al mondo. Un Paese in cui i cittadini sono molto più avanti dei loro governanti che continuano a rotolarsi nella polvere della retrovia. A noi servono battaglie e spiriti d’avanguardia. Uno come Giovanardi è secco, non produce nulla, è destinato a rimanere solo con la sua arroganza e la sua pervicace difesa di un mondo che non c’è più.
Non è discorso di essere migliori. È il fatto di essere diversi.
A me quella pubblicità piace e spero che quel claim “Siamo aperti a tutte le famiglie” diventi prima o poi un punto qualificante di un programma elettorale serio e concreto. La speranza è sempre l’ultima a morire, no? Buona Pasqua a tutte le famiglie.