Si scaldano i motori dell’undicesima edizione della May Day parade, la manifestazione dell’orgoglio precario che ogni primo maggio invade le strade di Milano a ritmo di musica tecno sparata a tutto volume da camion trasformati in sound system. Appuntamento alle 14.00 in porta Ticinese per poi attraversare la città in direzione del Castello Sforzesco, con tanto di passaggio in piazza del Duomo che fino a ieri era in forse.
Tante le novità in programma, a partire dalla formula del corteo. “Quest’anno non ci sarà la street parade – spiega Massimiliano “Frenchi” Franchini, del gruppo di San Precario – Non ci saranno le decine di sound system che hanno caratterizzato le May Day passate. Abbiamo optato per una manifestazione più classica”. Un corteo che sarà colorato e festoso, ma dove, al contrario di quanto avveniva in passato, a prevalere sarà la parte contenutistica a scapito di quella ludica e festaiola.
Il motivo della scelta lo spiega Andrea Fumagalli, professore di Economia all’Università di Pavia e membro del gruppo di San Precario: “Il primo ciclo delle May Day lo consideriamo terminato. Negli anni scorsi scendevamo in piazza per denunciare la precarietà come condizione generale e strutturale al mercato del lavoro. Oggi, anche grazie a San Precario, parlano tutti di lavoro e contratti atipici: dal Papa ai sindacati confederali. Finalmente la società italiana si è accorta di noi e quindi abbiamo deciso di darci nuovi obiettivi. A partire dal modo di stare in piazza”.
E i nuovi obiettivi di San Precario saranno visibili già nella manifestazione del primo maggio milanese. “per le strade ci saranno quattro carri allegorici che richiameranno altrettanti temi per noi fondamentali nella lotta contro la precarietà – spiega Franchini – i territori in cui un precario vive, il lavoro e il tipo di contratto, l’accesso alla conoscenza e ai servizi e infine i migranti, ultimo anello della catena sociale. Ma soprattutto saremo in piazza per chiedere con forza a chi ci governa un nuovo modello di stato sociale che tenga conto delle trasformazioni del mercato del lavoro. Noi vogliamo un welfare metropolitano”.
Ma che cosa prevede esattamente questa nuova formula di stato sociale? Rispondono Fumagalli e Franchini: “Innanzitutto continuità di reddito. Il lavoratore atipico deve avere la possibilità, fra un contratto e l’altro, di continuare a percepire delle risorse economiche. Le istituzioni devono mettere a punto una cassa sociale che garantisca a tutti i cittadini, precari e non, un reddito di base”.
Ma non solo. Il welfare metropolitano è uno strumento pensato per chi vive nelle città, che usa i mezzi pubblici e che naviga su Internet. “Noi chiediamo trasporti pubblici gratuiti per i precari che si devono spostare da un lato all’altro della città per andare a lavorare o per fare dei colloqui – spiega Fumagalli – ma vogliamo anche il libero accesso alla conoscenza e ai servizi, da quello sanitario alla connessione a Internet che è sempre più presente nelle nostre vite”.
La May Day sarà poi la piattaforma per lanciare il primo sciopero precario in programma per il prossimo autunno. “Deve essere un’iniziativa in grado di colpire i profitti di quelle compagnie che usano i lavoratori precari senza esporli a rappresaglie da parte delle aziende stesse”, spiega Fumagalli. “E’ per questo che stiamo ragionando su nuove modalità che vadano oltre il classico sciopero”, aggiunge Franchini.
Sullo sfondo del primo maggio precario c’è la decisione del sindaco di Milano Letizia Moratti di tenere i negozi aperti. “La presa di posizione del sindaco è inaccettabile, il primo maggio è la festa del lavoro – attacca Franchini – E’ per questo che San Precario ha deciso di lanciare la sfida: le catene commerciali e di ristorazione che rimarranno aperte saranno picchettate e sanzionate. Saranno tutte azioni simboliche ma decise”.