Auguri alla Consap, così Michele Santoro ha commentato la nomina di Masi e la sua uscita dalla Rai. Ci sembra il commento migliore, quello che è sicuro è che alla Rai nessuno lo rimpiangerà.
Sarà comunque ricordato per essere stato l’unico dirigente sfiduciato dalla stragrande maggioranza dei suoi giornalisti. La sua parabola discendente iniziò anche e soprattutto grazie a quel referendum clamoroso voluto fortemente dal sindacato dei giornalisti.
Alla faccia di chi ha sempre paura di qualsiasi gesto che possa suonare ” troppo radicale”!
Sarebbe tuttavia un errore credere che ora, per il servizio pubblico, possa davvero aprirsi un’altra stagione, che peraltro non potrà mai aprirsi sino a quando non sarà approvata una legge che spezzi il conflitto di interessi ed elimini il controllo diretto da parte della politica del Consiglio di amministrazione della Rai e delle autorità di garanzia.
Al posto di Masi, quasi sicuramente andrà la signora Lorenza Lei, persona che conosco e che ha davvero a cuore le sorti dell’impresa pubblica, ma il problema non è solo cosa farà Lei, intesa come Lorenza bensì cosa vorrà Lui, inteso come il cavaliere.
In queste ore stanno già cercando di “blindare” la direzione generale attraverso la conferma e la nomina di vice direttori generali di provata fede governativa.
La plancia di comando sarà costituita da un monocolore pronto a combattere le ultime battaglie a difesa di un regime morente, ma non per questo meno pericoloso.
Se così fosse sarebbe un pessimo inizio.
Il vero banco di prova sarà rappresentato dal pluralismo sociale e politico “umiliato ed offeso” dalla gestione uscente. Riuscirà la signora Lei a chiudere la brutta pagina delle tentate censure, delle videocassette trasmesse a reti semiunificate, del mancato dritto di replica concesso a chi viene preso a randellate mediatiche? Per informazioni rivolgersi, tra gli altri, al giudice Ingroia o a Gioacchino Genchi.
Sarà finalmente restituita la parola ai comitati referendari o proseguirà nei loro confronti il broglio politico e mediatico ordinato la piccolo Cesare?
Continueranno le molestie contro i vari Santoro, Travaglio, Floris, Fazio, Dandini, Annunziata, Gabanelli, contro Raitre e contro Rainews, contro chiunque abbia solo l’ambizione di raccontare qualche fatto?
Berlusconi continerà ad imperversare nei tg e nelle reti come ha dovuto rilevare persino la prudentissima Autorità per le comunicazioni?
La Rai tornerà a prendere le distanze dal suo concorrente anche sul piano delle politiche dell’offerta e della competizione industriale?
Sarà restituito un ruolo e una funzione a quei dirigenti e a quei giornalisti, basti pensare al Tg1, che sono stati allontanati perchè invisi al servizio d’ordine di Arcore?
Alcuni incapaci che hanno distrutto le strutture di loro competenza saranno rimossi anhe se protetti dagli amici degli amici?
I precari meritevoli avranno la precedenza sulla corte dei nani e delle ballerine?
Quelli che hanno vinto le cause, basterà ricordare Oliviero Beha, uno clamoroso, ma anche Tiziana Ferrario e Gilberto Squizzato, saranno reintegrati o continuerà a prevalere la legge della giungla ?
Riuscirà, in altre parole, la signora Lei a prendere le distanze da Lui, non solo perchè è il presidente del Consiglio, ma anche perchè è il padrone della concorrenza?
Non sarà facile, perchè il conflitto di interessi è una metastasi della democrazia, un morbo che condiziona la vita pubblica, e la Rai è una delle vittime di questo cancro.
Per queste ragioni, pur partecipando alla festa collettiva per l’uscita di Masi e pur apprezzando le doti di sobrietà e di “sano aziendalismo” che segnano il curriculum della signora Lei, ci permettiamo di invitare tutti a coltivare la virtù della prudenza, a non farsi troppe illusioni sull’immediato futuro, ad attendere la prima delibera, i primi atti, le prime disposizioni per esprimere un giudizio sulla operazione ancora in corso.
Il nuovo direttore generale, donna o uomo che sarà, dovrà decidere se essere “l’ultima raffica di Salò” oppure se vorrà almeno provare a portare l’azienda fuori dalla palude nella quale è stata immersa.
L’esito non è affatto scontato, per queste ragioni piuttosto che lasciarsi condizionare dalle nostre antipatie e simpatie, politiche ed umane, sarà bene giudicare i protagonisti solo e soltanto alla luce dei loro comportamenti e della loro vicinanza ai valori costituzionali, a cominciare da quelli fondamentali racchiusi nell’articolo 21 della medesima.
Beppe Giulietti
Giornalista
Media & Regime - 29 Aprile 2011
Il problema non è Lei, Lorenza, ma Lui, B.
Auguri alla Consap, così Michele Santoro ha commentato la nomina di Masi e la sua uscita dalla Rai. Ci sembra il commento migliore, quello che è sicuro è che alla Rai nessuno lo rimpiangerà.
Sarà comunque ricordato per essere stato l’unico dirigente sfiduciato dalla stragrande maggioranza dei suoi giornalisti. La sua parabola discendente iniziò anche e soprattutto grazie a quel referendum clamoroso voluto fortemente dal sindacato dei giornalisti.
Alla faccia di chi ha sempre paura di qualsiasi gesto che possa suonare ” troppo radicale”!
Sarebbe tuttavia un errore credere che ora, per il servizio pubblico, possa davvero aprirsi un’altra stagione, che peraltro non potrà mai aprirsi sino a quando non sarà approvata una legge che spezzi il conflitto di interessi ed elimini il controllo diretto da parte della politica del Consiglio di amministrazione della Rai e delle autorità di garanzia.
Al posto di Masi, quasi sicuramente andrà la signora Lorenza Lei, persona che conosco e che ha davvero a cuore le sorti dell’impresa pubblica, ma il problema non è solo cosa farà Lei, intesa come Lorenza bensì cosa vorrà Lui, inteso come il cavaliere.
In queste ore stanno già cercando di “blindare” la direzione generale attraverso la conferma e la nomina di vice direttori generali di provata fede governativa.
La plancia di comando sarà costituita da un monocolore pronto a combattere le ultime battaglie a difesa di un regime morente, ma non per questo meno pericoloso.
Se così fosse sarebbe un pessimo inizio.
Il vero banco di prova sarà rappresentato dal pluralismo sociale e politico “umiliato ed offeso” dalla gestione uscente. Riuscirà la signora Lei a chiudere la brutta pagina delle tentate censure, delle videocassette trasmesse a reti semiunificate, del mancato dritto di replica concesso a chi viene preso a randellate mediatiche? Per informazioni rivolgersi, tra gli altri, al giudice Ingroia o a Gioacchino Genchi.
Sarà finalmente restituita la parola ai comitati referendari o proseguirà nei loro confronti il broglio politico e mediatico ordinato la piccolo Cesare?
Continueranno le molestie contro i vari Santoro, Travaglio, Floris, Fazio, Dandini, Annunziata, Gabanelli, contro Raitre e contro Rainews, contro chiunque abbia solo l’ambizione di raccontare qualche fatto?
Berlusconi continerà ad imperversare nei tg e nelle reti come ha dovuto rilevare persino la prudentissima Autorità per le comunicazioni?
La Rai tornerà a prendere le distanze dal suo concorrente anche sul piano delle politiche dell’offerta e della competizione industriale?
Sarà restituito un ruolo e una funzione a quei dirigenti e a quei giornalisti, basti pensare al Tg1, che sono stati allontanati perchè invisi al servizio d’ordine di Arcore?
Alcuni incapaci che hanno distrutto le strutture di loro competenza saranno rimossi anhe se protetti dagli amici degli amici?
I precari meritevoli avranno la precedenza sulla corte dei nani e delle ballerine?
Quelli che hanno vinto le cause, basterà ricordare Oliviero Beha, uno clamoroso, ma anche Tiziana Ferrario e Gilberto Squizzato, saranno reintegrati o continuerà a prevalere la legge della giungla ?
Riuscirà, in altre parole, la signora Lei a prendere le distanze da Lui, non solo perchè è il presidente del Consiglio, ma anche perchè è il padrone della concorrenza?
Non sarà facile, perchè il conflitto di interessi è una metastasi della democrazia, un morbo che condiziona la vita pubblica, e la Rai è una delle vittime di questo cancro.
Per queste ragioni, pur partecipando alla festa collettiva per l’uscita di Masi e pur apprezzando le doti di sobrietà e di “sano aziendalismo” che segnano il curriculum della signora Lei, ci permettiamo di invitare tutti a coltivare la virtù della prudenza, a non farsi troppe illusioni sull’immediato futuro, ad attendere la prima delibera, i primi atti, le prime disposizioni per esprimere un giudizio sulla operazione ancora in corso.
Il nuovo direttore generale, donna o uomo che sarà, dovrà decidere se essere “l’ultima raffica di Salò” oppure se vorrà almeno provare a portare l’azienda fuori dalla palude nella quale è stata immersa.
L’esito non è affatto scontato, per queste ragioni piuttosto che lasciarsi condizionare dalle nostre antipatie e simpatie, politiche ed umane, sarà bene giudicare i protagonisti solo e soltanto alla luce dei loro comportamenti e della loro vicinanza ai valori costituzionali, a cominciare da quelli fondamentali racchiusi nell’articolo 21 della medesima.
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Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.