Dal centrosinistra attuale, passando per il federalismo, le divisioni sindacali, l’unità d’Italia e la morte di Osama Bin Laden. Parla a ruota libera l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, nel corso della presentazione di un libro a Bologna.
Sollecitato dalle domande dei presenti, l’ex premier ha risposto ad ogni curiosità e questione posta. Nella Sala dei Poeti della Facoltà di Scienze Politiche, insieme a Paolo Pombeni e Alessandro Barbano, vicedirettore del Messaggero e autore del libro “Dove andremo a finire”, Prodi ha risposto con una battuta a chi domandava un parere sull’attuale classe dirigente del centrosinistra, eredi dell’esperienza dell’Ulivo: “quando uno è morto gli eredi non fanno che litigare e più grosso è il patrimonio che lascia e più litigano”.
Riferendosi alle politiche del Pd e di tutto il centrosinistra ricorda come oggi il problema sia “tornare ad avere visioni di lungo periodo, avere un riformismo su temi concreti, a cominciare dal lavoro e dall’immigrazione. Invece nella politica di oggi è tutto concentrato su problemi più stretti, ma che non coinvolgono l’ansia di tutte le famiglie”.
Prodi sottolinea, guardando alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, come la festa sia “stata vera e genuina, l’inno di Mameli ormai piace a tutti, anche perché ci si è accorti che le ipotesi diverse sono peggiori”. Assist perfetto per una stoccata al federalismo fiscale, che “fino a due anni fa era una torta che tutti volevano mangiare, oggi ci siamo accorti che i problemi sono più grossi delle soluzioni”.
Per l’ex premier è una contraddizione di cui la Lega si è accorta da tempo: “Non ha cambiato il vocabolario, ma ha cambiato i contenuti. Si diceva che tutte le regioni ci avrebbero guadagnato, ma non può esistere una percentuale superiore al 100%”.
Se si guarda indietro di un solo giorno gli argomenti e gli spunti possono essere tanti. Le divisioni sindacali, le polemiche e il turbinio di dichiarazioni che hanno contrassegnato la festa del Primo Maggio sono terreno fertile per una critica, non tanto ai sindacati, ma al governo. La presenza, infatti, di interessi di una parte spesso finisco per essere più forti e visibili di quelli comuni, e questo è dovuto al fatto che “quello che manca è l’arbitrato forte del Governo. Gli interessi particolari non sono un’anomalia dell’Italia, è solo più debole il potere del Governo”. “Ci sono stati questi litigi – continua Prodi – ma se poi si va a vedere a fondo si nota come per qualcuno questo significhi una marcia indietro. Noi abbiamo il dovere di difendere alcuni diritti fondamentali”. Per il professore, infatti, se un governo non si cura di ragionamenti di questo tipo, il dibattito viene abbandonato solo a chi difende interessi, seppur legittimi, particolari.
Riferendosi poi alla notizia del giorno, l’uccisione di Osama Bin Laden, l’ex premier avrebbe dichiarato che la morte del leader di Al Qaeda sarebbe la “fine di un incubo”. Una speranza, infine, che è nel cuore di tutti: “mi auguro che sia anche l’inizio del declino del terrorismo internazionale”.