Un anno fa, nonostante le raccolte firme, le fiaccolate e le petizioni di duemila fedeli, il prete anticamorra don Aniello Manganiello è stato trasferito da Scampia al quartiere Trionfale di Roma, ufficialmente per “motivi di avvicendamento”. Ma tutti pensano che la causa del trasferimento sia un’altra. Don Aniello non ha paura di alzare la voce contro la camorra: “I boss sostengono le famiglie, pagano perfino le cure odontoiatriche e oculistiche. Quando le donne aggrediscono polizia e carabinieri durante un blitz lo fanno […] anche perché il clan è una sorta di società per azioni che fornisce di che vivere”.
Esce in questi giorni Gesù è più forte della camorra (Rizzoli, 240 pagine, 17 euro) il libro che don Aniello ha scritto con Andrea Manzi, i cui proventi andranno in beneficenza al Centro Don Guanella di Napoli (Scampia, Miano) e alle famiglie indigenti. Il libro racconta i sedici anni che l’ex scomodo parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza ha trascorso a Scampia tra lotta e misericordia. Don Aniello non usa mezzi termini e parla con la forza dei fatti e con il sorriso che l’ha sempre contraddistinto.
Il prete ha denunciato piazze di spaccio e ha strappato al “sistema” tantissimi giovani, rifiutandosi di dare la comunione ai camorristi e di battezzare i loro figli. Una presa di posizione che gli è costata le minacce della camorra. Dopo il clamore suscitato dal suo trasferimento, si è preso un anno sabbatico ed è tornato a casa per riflettere. Ammette di essere “stanco dei tanti attacchi” di chi lo “accusa di aver cercato la fama e il successo attraverso i media, affermando che le minacce sarebbero solo delle invenzioni”.
“Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio” (Ezechiele 3,16-18). Pochi preti in Italia hanno fatto proprio questo passo della Bibbia. Uomini – come don Puglisi e don Diana – che sentivano nel loro essere preti la responsabilità di contrastare la violenza e la prepotenza delle mafie. Lo stesso impegno che ha fatto di don Aniello Manganiello una sentinella di Scampia.
In una recente intervista Don Aniello ha affermato che “oggi la Chiesa ha perso la sua vocazione ad essere sale, luce, ad impegnarsi per la giustizia. Il clero si è assuefatto ad una mediocrità scandalosa” e si chiede “perché non segua l’esempio di uomini come don Puglisi, don Diana e Oscar Romero”. Nel libro accusa la Chiesa napoletana “di essere molto più sensibile agli equilibri di potere, ai rapporti istituzionali di vertice, alle relazioni diplomatiche con politici spesso compromessi con poteri oscuri che alla vicinanza effettiva con la gente”.
Il prete di frontiera convinto che la legalità dovrebbe essere il presupposto di ogni ideologia politica non ha mai nascosto le sue simpatie: “Per la destra, delle quali non mi sono mai vergognato”, e la sua amicizia con il presidente della camera Gianfranco Fini che più volte l’ha difeso dagli attacchi del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino.
Nel libro definisce la sua una anticamorra “delle opere, del contagio dell’esempio, dell’intervento concreto; un’anticamorra discreta che ha più effetto però di una grande campagna mediatica, perché nel suo Dna c’è il potere seduttivo della verità. Perciò, per risultare credibile, la lotta alle mafie non può essere un lavoro ma deve essere una missione, un’opera generosa e gratuita”.
Non manca un capitolo dedicato a Roberto Saviano. Don Aniello – che ha apprezzato il valore civico del libro Gomorra, ma ha condannato la sua rappresentazione cinematografica perché a suo dire non lascia speranza – invita lo scrittore a venire nel quartiere più tristemente conosciuto d’Italia. Gli dice che “che non basta la denuncia, ma che occorre lottare per offrire nuove condizioni di vita, bonificare vaste aree, creare posti di lavoro, offrire alternative, diffondere la cultura, magari tenendo aperte le scuole fino alla sera”. Chissà, forse l’appello dovrebbe essere rivolto ai politici più che agli scrittori. Nel libro don Aniello Manganiello non fa sconti a nessuno e neanche a se stesso. “Sai cosa mi dico ogni giorno? “Domani un nuovo rimorso mi spingerà sulla strada” è una frase di padre David Maria Turoldo che mi ripeto continuamente per non sentirmi mai appagato del bene fatto”.
di Daniele Sanzone
Mafie
“Gesù è più forte della Camorra”, il libro di don Aniello Manganiello
Esce in questi giorni Gesù è più forte della camorra (Rizzoli, 240 pagine, 17 euro) il libro che don Aniello ha scritto con Andrea Manzi, i cui proventi andranno in beneficenza al Centro Don Guanella di Napoli (Scampia, Miano) e alle famiglie indigenti. Il libro racconta i sedici anni che l’ex scomodo parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza ha trascorso a Scampia tra lotta e misericordia. Don Aniello non usa mezzi termini e parla con la forza dei fatti e con il sorriso che l’ha sempre contraddistinto.
Il prete ha denunciato piazze di spaccio e ha strappato al “sistema” tantissimi giovani, rifiutandosi di dare la comunione ai camorristi e di battezzare i loro figli. Una presa di posizione che gli è costata le minacce della camorra. Dopo il clamore suscitato dal suo trasferimento, si è preso un anno sabbatico ed è tornato a casa per riflettere. Ammette di essere “stanco dei tanti attacchi” di chi lo “accusa di aver cercato la fama e il successo attraverso i media, affermando che le minacce sarebbero solo delle invenzioni”.
“Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio” (Ezechiele 3,16-18). Pochi preti in Italia hanno fatto proprio questo passo della Bibbia. Uomini – come don Puglisi e don Diana – che sentivano nel loro essere preti la responsabilità di contrastare la violenza e la prepotenza delle mafie. Lo stesso impegno che ha fatto di don Aniello Manganiello una sentinella di Scampia.
In una recente intervista Don Aniello ha affermato che “oggi la Chiesa ha perso la sua vocazione ad essere sale, luce, ad impegnarsi per la giustizia. Il clero si è assuefatto ad una mediocrità scandalosa” e si chiede “perché non segua l’esempio di uomini come don Puglisi, don Diana e Oscar Romero”. Nel libro accusa la Chiesa napoletana “di essere molto più sensibile agli equilibri di potere, ai rapporti istituzionali di vertice, alle relazioni diplomatiche con politici spesso compromessi con poteri oscuri che alla vicinanza effettiva con la gente”.
Il prete di frontiera convinto che la legalità dovrebbe essere il presupposto di ogni ideologia politica non ha mai nascosto le sue simpatie: “Per la destra, delle quali non mi sono mai vergognato”, e la sua amicizia con il presidente della camera Gianfranco Fini che più volte l’ha difeso dagli attacchi del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino.
Nel libro definisce la sua una anticamorra “delle opere, del contagio dell’esempio, dell’intervento concreto; un’anticamorra discreta che ha più effetto però di una grande campagna mediatica, perché nel suo Dna c’è il potere seduttivo della verità. Perciò, per risultare credibile, la lotta alle mafie non può essere un lavoro ma deve essere una missione, un’opera generosa e gratuita”.
Non manca un capitolo dedicato a Roberto Saviano. Don Aniello – che ha apprezzato il valore civico del libro Gomorra, ma ha condannato la sua rappresentazione cinematografica perché a suo dire non lascia speranza – invita lo scrittore a venire nel quartiere più tristemente conosciuto d’Italia. Gli dice che “che non basta la denuncia, ma che occorre lottare per offrire nuove condizioni di vita, bonificare vaste aree, creare posti di lavoro, offrire alternative, diffondere la cultura, magari tenendo aperte le scuole fino alla sera”. Chissà, forse l’appello dovrebbe essere rivolto ai politici più che agli scrittori. Nel libro don Aniello Manganiello non fa sconti a nessuno e neanche a se stesso. “Sai cosa mi dico ogni giorno? “Domani un nuovo rimorso mi spingerà sulla strada” è una frase di padre David Maria Turoldo che mi ripeto continuamente per non sentirmi mai appagato del bene fatto”.
di Daniele Sanzone
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Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".