”Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e anche la sua famiglia, è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma”. Questo il contenuto di una nota del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che aggiunge: “I processi sommari sulle pagine dei giornali, che usano fughe di notizie spesso pilotate dalle procure, sono un metodo indegno di un paese civile e di una democrazia liberale”. Insomma, il Cavaliere torna ad attaccare la magistratura utilizzando il cosiddetto caso Scajola, l’ex ministro coinvolto nell’inchiesta sugli appalti dei grandi eventi portata avanti dalla procura di Perugia e terminata lo scorso 5 maggio. Un exploit, quello di Berlusconi che ha un duplice scopo: mandare un messaggio preciso all’ex ministro che più volte ha dichiarato di essere in grado di spostare il voto di 60 tra deputati e senatori e dare consistenza alle accuse contro la magistratura considerata dal premier un “cancro della democrazia” (Leggi l’articolo). Peccato che sia Scajola che Berlusconi omettano di esplicitare un particolare molto rivelante: il parlamentare Pdl pur non essendo mai stato indagato, decise ugualmente di dimettersi dall’incarico di governo al ministero dello Sviluppo Economico proprio un anno fa, il 4 maggio 2010, per inopportunità politica (Guarda il video).
Le indagini sull’ex ministro avevano infatti accertato che il costruttore Diego Anemone (rinviato a giudizio dai pm di Perugia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulle opere realizzate per il G8 e per le celebrazioni dell’Unità d’Italia) aveva versato per l’acquisto della casa con vista Colosseo di Scajola ben 900mila euro. Scajola prima negò la circostanza, poi ammise che “un membro del governo non può sospettare di vivere in una casa pagata da altri” e dunque abbandonò l’incarico. Da allora le verifiche su Anemone destinatario di “commesse” pubbliche da milioni di euro sono proseguite facendo emergere che, oltre a quella somma, il costruttore si era premurato di pagare anche i lavori di ristrutturazione dell’appartamento di via del Fagutale. Le fatture per rendere vivibile la dimora di Scajola e aggiungere ai sette vani iniziali “altre due stanze con bagno annesso” furono addebitate allo Stato. Inserite tra quelle dei lavori fatti per riammodernare la caserma Zignani, una delle sedi del Sisde, il servizio segreto civile. Non si tratta di reato. Per contestare la corruzione era necessario dimostrare che Scajola avesse concesso una contropartita, cosa che non è emersa dagli atti di inchiesta. Per questo i magistrati hanno già deciso di convocarlo durante l’eventuale processo per chiarire le modalità di acquisto dell’appartamento. Nella veste di teste Scajola sarà obbligato a rispondere.
“L’inchiesta che si è conclusa oggi (il 5 maggio, ndr), dimostra la mia estraneità a questa vicenda. Non solo, la perizia giurata sul valore di quell’immobile, dimostra la congruità di quel prezzo”, ha commentato a caldo Scajola in un video pubblicato sul suo sito. “C’è un insegnamento che traggo da quanto è successo – spiega l’ex ministro – Cercherò, per quanto mi è possibile, di portare il mio modesto contributo contro i processi sommari, contro i processi mediatici per far sì che nella politica le armi del confronto non siano quelle della calunnia ma quelle del confronto sulle idee e sui programmi. Ecco la saldatura con la nota di oggi del presidente del Consiglio. Nei piani di Berlusconi è necessario utilizzare la figura del proconsole ligure per attaccare ancora la magistratura, colpevole di aver “sottratto per lungo tempo alla politica una persona per bene infangandola con accuse che poi si sono dimostrate destituite da ogni fondamento”. Insomma, fare di Scajola il simbolo tangibile della mala giustizia che “ha pagato fino troppo per non aver commesso nulla”, in breve, un “martire”.
L’opinione pubblica, che ancora oggi, secondo i sondaggi di Berlusconi, non vede di buon occhio Scajola, non potrà che cambiare idea. A quel punto basterà attendere il momento giusto – che sarà prima dei referendum perché il colpo mediatico contro la magistratura servirà in quel momento – e Scajola sarà di nuovo ministro nel posto lasciato libero da Andrea Ronchi alle Politiche comunitarie e che Berlusconi ha lasciato finora libero come “richiamo” per i possibili transfughi dagli altri gruppi verso il Pdl.