Cesare Previti è colpevole e fece bene il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati a radiarlo dall’albo. Una sentenza emessa oggi dalla Corte di Cassazione ha infatti dichiarato legittimo il provvedimento deciso dal Consiglio dell’Ordine di Roma in seguito alla condanna per corruzione subita dall’ex ministro nella vicenda Imi-Sir. Previti aveva fatto ricorso al Consiglio nazionale forense, ma era stato respinto, e quindi si è rivolto ai giudici della Cassazione. Ma nelle sette pagine delle sentenza 10071 gli ermellini hanno messo la parola fine alla battaglia legale di Previti.
La vicenda inizia con il processo Imi-Sir. L’industrale Nino Rovelli, a capo del gruppo chimico Sir, nei primi anni ’80 affonda nei debiti (circa 3mila miliardi di lire) e accusa l’Istituto mobiliare italiano (Imi) di aver favorito il crollo, poiché gli fu negato un credito che gli era stato garantito. Dopo una lunga battaglia legale, nel 1992 la Corte di Cassazione riconosce le colpe dell’Imi e condanna l’istituto a risarcire il danno alla famiglia Rovelli (mille miliardi di lire). Ma mentre gli eredi dell’industriale si preparavano a intascare la somma, i pm milanesi Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, riaprono la vicenda e accertano che la famiglia Rovelli aveva comprato la sentenza. Il compito di corrompere i magistrati fu affidato agli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora.
Il 15 aprile del 1999 il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati aprì un procedimento disciplinare contro Previti, che venne sospeso. Ma quando l’ex ministro è stato poi condannato in via definitiva con sentenza della Cassazione del 4 maggio 2006, l’Ordine degli Avvocati dispose l’interdizione di Previti per cinque anni (dal 25 maggio 2006 al 25 maggio 2011) e successivamente la radiazione. L’ex ministro, che è stato anche il legale di Silvio Berlusconi, fece poi ricorso in Cassazione. Ma oggi i giudici hanno decretato la legittimità del provvedimento che fu adottato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.