Parziali ammissioni rispetto al contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini sono emerse dagli interrogatori effettuati questa mattina dai carabinieri del Nas di Milano ai ragazzini identificati come vittime di don Riccardo Seppia, il parroco della chiesa del Santo Spirito di Sestri Ponente, a Genova arrestato venerdì per violenza sessuale su minore e cessione di droga (Leggi la cronaca).
Secondo quanto si apprende da ambienti investigativi, proprio il chierichetto sedicenne – il soggetto dell’sms “ora è fatta, gli ho dato un bacio con la lingua” inviato da Seppia all’amico ex seminarista) avrebbe in parte ridimensionato quanto emerso proprio dai messaggi telefonici intercettati durante la prima fase dell’inchiesta. Il ragazzo avrebbe riferito di non essere stato baciato, bensì palpeggiato dal parroco.
Altri tre giovani, adescati da un pusher, un maghrebino soprannominato Frankie, e portati a don Seppia “su ordinazione” avrebbero invece ammesso di avere consumato cocaina con il sacerdote e, in alcuni casi, di aver subito approcci sessuali. Gli inquirenti si appellano alla delicattezza dell’inchiesta e attendono sviluppi che potrebbero arrivare proprio dalle dichiarazioni dei ragazzi e da quelle dello stesso don Seppia che, attraverso il suo avvocato Paolo Bonanni si è detto disposto a collaborare e farsi interrogare dal pm Stefano Puppo, titolare dell’inchiesta.
Intanto sul muro accanto alla chiesa Santo Spirito di Sestri Ponente, in via Calda, sono comparse due scritte fatte con lo spray nero: “Giù le mani dai bambini. Don Riccardo infame pedofilo” e “Don Seppia vile, la tua chiesa il tuo porcile”.
Agghiacciante il quadro che emerge dalle intercettazioni telefoniche riportate nelle 40 pagine dell’ordinanza emessa dal gip di Milano. Don Seppia si muoveva in un sottobosco. Un sottobosco dove cercava vittime da adescare. Li voleva giovani i ragazzini ai quali rivolgere le avances sessuali: quattordici, al massimo 15 anni. Perché “sedicenni sono già troppo vecchi”, diceva al telefono. Meglio se avevano problemi di famiglia, qualche disagio. E ancor meglio se erano assuntori di droga. “Ehi, procurami un bambino…dal collo tenero” – chiedeva ancora Seppia al suo amico-ex amante ed ex seminarista E.A – E mi raccomando l’età, mi serve un bambino dal collo tenero”. “Vabbè – rispondeva l’altro – vado alla Fiumara e vedo cosa ti posso trovare”. Conversazioni terribili condite di bestemmie e frasi vagamente sataniste: “E che Satana sia con te”.
Ed ecco che l’adescatore partiva alla volta della Fiumara, cioè il grande centro commerciale di Sampierdarena, o verso il centro storico. Una volta contattato un ragazzino disponibile, l’uomo ne dava il numero di telefono al prete. E don Riccardo cominciava con le avances. Per incontrarli, prometteva loro cocaina; se non disponibile, era sempre pronta una banconota da 50 euro. I messaggi e le telefonate erano insistenti, quasi assillanti: varie decine al giorno. Proprio questo comportamento “morboso” ha spinto il gip Annalisa Giacalone a decidere di lasciare il prete in carcere: don Riccardo Seppia potrebbe cercare di molestare ancora e inquinare le prove, mentre non ci sarebbe un pericolo di fuga, per questo deve rimanere in carcere.
Il sistema era molto più consolidato di quanto si possa pensare. “Mi serve un negretto, un bel moretto, quelli che mi fanno eccitare da pazzi e mi raccomando non superi i 14 anni…e meglio se si tratta di uno con problemi, di droga o senza famiglia sai…”.Ragazzi facili da ricattare. La merce di scambio è sempre la cocaina. “Mandami Rashid (nome di fantasia, ndr) nell’abitazione che ho tanta roba e ci possiamo divertire”.
Intanto le indagini proseguono. Nell’inchiesta potrebbero esserci altri minorenni coinvolti, sempre con soli tentativi compiuti tramite cellulare, residenti a Milano, dove il prete andava a rifornirsi di droga ed a frequentare discoteche e saune. Al vaglio dei carabinieri i tre computer sequestrati nella sua casa, in via Calda. Sarebbe già accertato che don Riccardo facesse avances ai ragazzini anche nelle chat, dove si presentava con la sua vera identità. E non è escluso che il numero dei coinvolti possa crescere.
Eppure la linea difensiva di Seppia consisterà probabilmente nel negare tutto. Le telefonate e gli sms sconci? Dalle indiscrezioni il parroco potrebbe rispondere così: “Soprattutto un gioco erotico con un amico, per eccitarci a vicenda”, avrebbe detto Seppia in carcere. Il rapporto malato tra il prete e l’ex seminarista E.A. è senza dubbio uno degli elementi sui quali nei prossimi giorni Arma e procura lavoreranno di più.