Il nuovo “problema” di Augusto Minzolini si chiama Elisa Anzaldo. “Caro direttore, Ti chiedo di essere sollevata dall’incarico di conduttrice del Tg1 della notte. Ritengo non sia più possibile per me rappresentare un telegiornale che, secondo la mia opinione, ogni giorno rischia di violare i più elementari doveri dell’informazione pubblica: l’equilibrio, l’imparzialità, la correttezza, la completezza…”. E’ l’ora di cena quando questa lettera arriva sulla bacheca del Tg1.
La giornalista documentava e denunciava alcuni episodi di “malainformazione”, dalle omissioni nel Rubygate, allo scarso peso dato ai manifesti anti-pm dell’ormai celebre Roberto Lassini: “Ancora ieri – scrive la Anzaldo – non abbiamo dato conto degli sviluppi dell’inchiesta Minetti-Fede-Mora. Domenica sera, 17 aprile, è stato “sfilato” alle 20 un pezzo pronto sui manifesti “Via le BR dalle procure completo in ogni sua parte, intervista a Lassini, parere del sindaco Moratti e di Pisapia, questione autosospensione di Lassini dalle elezioni comunali.
E ancora: “Nel titolo delle 20 dell’11 aprile si metteva insieme il rinvio a giudizio dell’ex segretario del Quirinale Gifuni con l’arresto del prefetto Ferrigno per reati sessuali. Qual è il criterio giornalistico adottato?”, chiede la giornalista al direttore Minzolini. “Non c’era notizia nei nostri titoli delle 20 del 6 aprile dell’apertura del processo Ruby a Milano, forse non è stata considerata una notizia?”
La lettera non riceve risposta. Per questo Elisa Anzaldo riprende carta e penna e riscrive al suo direttore in data 11 maggio e aggiunge altri fatti spariti o resi incomprensibili: “Non si comprende perché gli telespettatori del Tg1 non abbiano avuto notizia della proposta di modifica, da parte di un parlamentare, dell’articolo 1 della Costituzione. Perché se si tratta di una non notizia tutti i quotidiani gli hanno dedicato l’apertura? Ed erano forse degne di due righe le critiche di un ministro, Galan, ad un altro ministro, Tremonti? Questione che ha reso necessario l’intervento del premier?. O perché abbiamo ignorato, nonostante fossero disponibili i mezzi, la nuova emergenza rifiuti a Napoli sino a quando il governo non ha nuovamente inviato l’esercito…allora si… Non meritava una notizia, nel decreto dello sviluppo, la concessione delle spiagge per 90 anni? E la notizia che il governo ha sollevato conflitto di attribuzione dei poteri alla Consulta per non avere la Procura di Milano considerato un legittimo impedimento la partecipazione del premier ad un consiglio dei ministri? E l’arresto di due assessori leghisti per tangenti? Alle 20 niente. E la chiusura delle indagini sull’inchiesta per i grandi eventi, con la richiesta di rinvio a giudizio per ‘ex capo della Protezione Civile. Per noi tre righe, per i giornali intere pagine…”
Alla fine la giornalista conferma da una parte le sue dimissioni dalla conduzione del Tg1 della notte, dall’altra la sua volontà di restare a lavorare in redazione, come caposervizio alla cronaca e di voler continuare a proporre “quelle che ritengo siano notizie di cronaca”, anche quelle che “non vengono considerate tali dalla direzione”.
Il caso di Elisa Anzalone non è né l’unico né l’ultimo che riguarda la gestione del direttorissimo al Tg1. Risale alla settimana scorsa la vicenda dei montatori della Rai di Milano che, attraverso una lettera a Minzolini, esprimevano “forte dissenso” per le scelte editoriali e chiedendo il ripristino della “reale obiettività della notizia”, dichiaravano di voler togliere le firme dai servizi (Leggi). La decisione dei montatori segue di un anno quella di Maria Luisa Busi, che in polemica sempre con Minzolini, aveva scelto di non condurre più l’edizione delle 20 del Tg1. Non potendo togliere la firma, per salvare la sua professionalità la Busi aveva deciso di levare la faccia. Un gesto che seguiva i contestati editoriali di Minzolini e l’epurazione dal video dei non allineati Tiziana Ferrario (Leggi), Piero Damosso e Paolo Di Giannantonio.