Accordo corruttivo. È questa la frase che compare più volte nel capo d’imputazione relativo all’inchiesta sull’appalto del Civis, il discusso tram su gomma a guida ottica.

E dal documento emergono nuovi dettagli sull’inchiesta portata avanti dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal sostituto procuratore Antonello Gustapane.

Gli indagati per ora sono in tutto diciassette, tra questi l’ex sindaco di Bologna dal 1999 al 2004, Giorgio Guazzaloca, l’ex dg del Comune Enrico Biscaglia e anche Piero Collina, presidente del Ccc (Consorzio cooperative costruzioni).

Gli accordi corruttivi che vengono evidenziati sono quelli conclusi da Piero Collina, Vincenzo Lasalvia, dirigente Irisbus, Alberto, Marta e Maria Fiorentino (quest’ultima cognata di Gian Luca Galletti, parlamentare Udc e braccio destro di Casini), Angelo e Pietro Maresca, con Guazzaloca e l’ex direttore generale di Palazzo d’Accursio Enrico Biscaglia. Oltre a loro, che sono tutti indagati, avrebbero partecipato anche altri pubblici ufficiali ancora non identificati. Il tutto con l’obiettivo di far ottenere l’appalto a Irisbus, con l’approvazione di tre delibere comunali dell’ottobre 2000, ottobre 2002 e marzo 2003.

E sarebbe stato Claudio Comani, project manager per il Civis e principale referente del progetto all’interno di Atc, a modificare il capitolato speciale d’appalto per spianare la strada ad Irisbus. Comani, infatti, insieme a Guazzaloca, Biscaglia, Maurizio Agostini (Presidente del cda Atc dal 1999 al 2005) e Paolo Vestrucci (ex consigliere del cda Atc), nominati dall’ex sindaco, e in concorso con altri pubblici ufficiali non identificati – secondo gli accordi conclusi con Collina, i Maresca e Fiorentino per vincere la gara d’appalto, vista la partecipazione all’appalto di altre aziende come Bombardier, Apts, Lohr, Ganz-Ciro Menotti – avrebbe redatto il capitolato speciale d’appalto in modo da indurre le ditte invitate a non presentare l’offerta e lasciare in pista solo Irisbus. Convincendo di conseguenza gli altri iniziali offerenti a ritirarsi dalla gara.

Secondo l’accusa, fu dunque lui, d’intesa con Guazzaloca, Biscaglia, Agostini e Vestrucci a modificare il capitolato finale d’appalto, rispetto a quello che era stato sottoposto alla Via (Valutazione di impatto ambientale) da parte della Provincia di Bologna e ignorando le prescrizioni imposte dall’assessorato ai Trasporto di Palazzo Malvezzi.

Nel capitolato finale venne dato infatti poco rilievo alla capacità di carico e di espandibilità, proprio perché i mezzi Irisbus erano deboli da questo punto di vista. Vennero assegnati, infatti, sostiene la Procura, quattro e cinque punti su 100, anziché 10 e 15 come richiesto obbligatoriamente dalla Provincia. Furono dunque inseriti requisiti, sostengono i pm, che in quel momento erano in possesso del solo sistema di trasporto prodotto da Irisbus.

Sempre loro, con altri pubblici ufficiali non identificati, avrebbero falsamente riferito al consiglio di amministrazione di Atc che la commissione giudicatrice per l’appalto aveva dato un punteggio complessivo all’unica partecipante di 752 punti, quando in realtà ammontava a 452 punti sui complessivi 730. E il punteggio era basso sia rispetto al livello di sperimentazione, che di affidabilità del sistema di trasporto proposto. Ma anche quello relativo al livello di rischio di tecnologia di trasporto non era soddisfacente.

Dalle carte emerge come Guazzaloca, leader politico e amministrativo di Agostini, Comani e Vestrucci, d’intesa con Biscaglia e altri pubblici ufficiali, avrebbe voluto concludere il contratto di appalto prima della scadenza del suo mandato anche disattendendo le richieste di approfondimento formulate dalla Provincia e dal comune di San Lazzaro di Savena, omettendo risultati di test, elementi fondamentali riguardanti i veicoli Civis usati in altre città come Rouen o Clermont in Francia. Omettendo inoltre di far esaminare al cda di Atc le relazioni sul Civis. Il tutto con la consapevolezza che il progetto era differente da quello oggetto della procedura di V.I.A., non rispettando diversi requisiti.

Tra l’aprile del 2004 e giugno 2005, inoltre, Agostini, Comani e Vestrucci, d’intesa con Guazzaloca, Biscaglia e altri pubblici ufficiali non identificati, pur essendo consapevoli che il progetto era difforme da quello sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale, avrebbero fatto adottare al consiglio di amministrazione di Atc una serie di decisioni per portare avanti i lavori, senza alcuna cautela per gli interessi dell’amministrazione pubblica, visto il carattere innovativo del Civis.

Fin qui l’impegno da parte di Guazzaloca, Biscaglia, Agostini, Vestrucci, Comani e altre pubblici ufficiali non ancora identificati per portare avanti i lavori del Civis.

E in cambio, secondo la Procura, ci sarebbero somme di denaro e altre utilità consegnate dai beneficiari, come Vincenzo Lasalvia, Giuseppe Amaturo, Salvatore Martelli, Pierre Fleck (dirigenti di Irisbus Italia Spa dal 2002 ad oggi), Alberto, Maria, Marta Fiorentino e Angelo e Pietro Maresca.

Un esempio è la nomina a Presidente del Cda di Leasys Spa di Giorgio Guazzaloca, una società partecipata al 48% da Enel FM spa e dal 52% da Fidis Servizi Finanziari spa, partecipata a sua volta al 100% da Fiat Auto spa.

O ancora la consegna a Comani da parte di Collina, presidente di CCC, di 315 mila euro. Per Collina l’accusa è di corruzione e concorso nell’inadempimento dei contratti per le pubbliche forniture. Nel mirino degli investigatori ci sarebbe infatti l’accordo, formalizzato nel febbraio 2005, tra una società per gli inquirenti riconducibile all’ex membro del Cda di Atc Claudio Comani, la T.E.SI srl, e Ccc. Un accordo per una prestazione professionale per progettazione e direzione dei lavori del cantiere per un immobile in via Marco Emilio Lepido. Un’attività per cui la società ricevette, dal 2004 al 2007, quei 315 mila euro. Un progetto rilevato da Ccc da Coopcostruzioni, che a sua volta l’aveva rilevato da un’altra proprietà che però aveva aperto il rapporto con la società riconducibile a Comani già dal 2002.

Altro denaro fu poi consegnato, come ha raccontato ieri il Fatto Quotidiano, tra il settembre 2004 e maggio 2011 a pubblici ufficiali ancora da identificare nelle fasi di programmazione, deliberazione ed esecuzione del Civis. Circa un milione di euro passato nelle casse della Maresca e Fiorentino Spa per l’acquisto di un capannone per la manutenzione dei Civis, poi acquistato dalla Alpi Srl, persona giuridica distinta dalla Maresca e Fiorentino Spa, ma in cui figurano alcuni dei suoi soci. E altri soldi destinati a prestazioni come l’acquisto di attrezzature per la manutenzione del Civis, pubblicizzazioni, assistenza ai mezzi e addestramento dei conducenti effettuati dal 1999 al 2004, prima che il progetto del Civis esistesse a Bologna. L’ipotesi della Procura è che quelle prestazioni non siano state effettivamente compiute. Secondo la Procura, dunque, Maresca e Fiorentino sarebbero stati intermediari tra Irisbus e pubblici ufficiali ancora da identificare.

Proprio ieri sono stati perquisiti gli studi di due commercialisti di Maresca e Fiorentino, Enrico Frasnedi e Giampaolo Galletti, fratello di Gian Luca Galletti, ex assessore nella giunta Guazzaloca, attuale parlamentare Udc e braccio destro di Pier Ferdinando Casini. I due però non risulterebbero indagati. Ora la Procura è in attesa dell’esito delle numerose perquisizioni di ieri che potrebbero dire molto sull’esito dell’inchiesta.

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