L’ultima immagine della vicenda è quel “bacio in fronte” che Gianpiero Fiorani, numero uno della Bpl, poi divenuta Bpi, avrebbe dato al governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, per ringraziarlo dell’aiuto ricevuto nella scalata su Antonveneta. Un appoggio che attraverso le intercettazioni telefoniche apparirà non soltanto passivo, da parte del responsabile della vigilanza bancaria.
Oggi i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno “deciso” e condannato l’ex governatore della Banca d’Italia a 4 anni di reclusione, a un milione e mezzo di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. I pm avevano chiesto una condanna di 3 anni e 100 mila euro di multa. Mentre l’ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte è stato condannato a 3 anni di reclusione e a un milione di multa. Condannato anche il senatore del Pdl, Luigi Grillo a 2 anni e 8 mesi. L’ex ad di Bpi, Giampiero Fiorani è stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione in continuazione con i 3 anni e 3 mesi di carcere che aveva patteggiato nel marzo del 2008. Assolto invece l’ex capo della Vigilanza di Bankitalia Francesco Frasca.
Tutto era iniziato qualche anno prima con Fiorani che aveva consolidato via via il suo potere, anche attraverso operazioni poi accertate come quanto meno spregiudicate. Fazio lo aveva ciononostante scelto come pivot del disegno di Bankitalia in difesa del sistema bancario italiano. Quando scoppia lo scandalo (il primo di una lunga serie di telefonate compromettenti in Italia) è l’estate del 2005, Fiorani ha appena vinto la battaglia per Antonveneta dopo il fallimento dell’offerta degli olandesi di Abn Amro: un’ascesa irresistibile che sotto la sua guida ha visto la popolare lodigiana trasformarsi in uno dei più importanti istituti italiani. Il banchiere, che nei mesi successivi sarebbe finito in carcere prima di uscire di scena, è considerato da tutti in quel periodo il regista scelto da Fazio per difendere l’italianità delle banche dagli attacchi dei colossi stranieri. Fiorani e la Bpl-Bpi avevano visto suggellato questo ruolo con due celebri passeggiate pubbliche del banchiere accanto al governatore: la prima al Forex di Lodi nel 2002, la seconda dopo quello di Modena nel 2005, quando già i rumors finanziari davano la Bnl e Antonveneta sotto l’assedio rispettivamente degli spagnoli del Bbva e della banca di Amsterdam. Attacco poi materializzatosi con la doppia opa sulle due banche, operazioni subito contrastate da Fazio che cerca di realizzare un catenaccio capace di consegnare su entrambe i fronti il 51% del capitale in mani italiane. I giocatori sui due campi sono praticamente gli stessi.
Fiorani chiama a raccolta su Antonveneta quel drappello di immobiliaristi (Coppola e Ricucci soprattutto) poi ribattezzati come i “furbetti del quartierino”, espressione coniata da Stefano Ricucci in una frase intercettata dalla magistratura in riferimento proprio a quell’azione di concerto nel contrastare Abn Amro poi smascherata dalla Consob, che obbliga l’’armata nazionalè a lanciare un’opa sull’istituto padovano.
Quando il fallimento degli olandesi al termine dell’offerta consegna a Fiorani lo scettro del vincitore in contemporanea con la vittoria di Giovanni Consorte, guida operativa di Unipol, sulla Bnl, l’azione della magistratura butta giù tutto coinvolgendo da subito il governatore Fazio. Sono sequestrate le azioni dei ‘pattistì, avviando di fatto il ritorno di Abn Amro su Antonveneta.
Contestualmente vengono pubblicati i colloqui tra Fiorani e Fazio, soprattutto quello del 12 luglio: alle 00.12 Fazio chiama l’amministratore delegato di Bpi per comunicargli l’ok a crescere ancora in Antonveneta. “Io ti ringrazio – affermava Fiorani – Tonino, io guarda ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte ma non posso farlo…So quanto hai sofferto”. Il Governatore finirà sul registro degli indagati della procura di Roma dai primi di agosto per abuso d’ufficio e, nonostante le memorie difensive, la polemica politica monterà sia sul caso Antonveneta sia su quello gemello della Bnl, scoppiato subito dopo con modalità più o meno simili. Un duro braccio di ferro con il governo, arrivato sulle prime pagine nazionali e all’estero durerà ancora qualche mese, ma il 19 dicembre 2005 Fazio, ultimo governatore “a vita”, getta la spugna aprendo la strada alla riforma della Banca d’Italia e all’arrivo di Mario Draghi.