Sconsolato e annichilito dal sonoro sganascione rifilato al centrodestra, un cereo Emilio Fede ha offerto ai suoi telespettatori, nel suo tg4 di ieri sera, un notiziario “sui generis”.

Sin dall’anteprima Umilio dedica solo una manciata di secondi alle amministrative e ai risultati di Napoli e Milano, riservando un tempo ben maggiore ai cetrioli spagnoli.

Finzione e comicità, archetipi del tg di Fede, ricorrono costantemente durante i 53 minuti dello show: dapprima un esordio sotto tono, con il quale il direttore scomoda il povero Casini per convincersi che la sconfitta della compagine berlusconiana e leghista “non ha valenza nazionale, ma solo locale”. Poi, imbeccato dall’inviata Marina Dalcerri, che parla di “qualche bandiera rossa che dalla Galleria va verso il Duomo” mostra le immagini di una piazza Duomo rutilante e festante per la vittoria di Pisapia. Ed è una delle ospiti in studio, la senatrice Roberta Pinotti (Pd) a puntualizzare ironicamente: “Sono arancioni, direttore, le bandiere. Non rosse”.

Ma il clou della sceneggiata si registra con l’intervista a Maurizio Baruffi, portavoce di Pisapia. L’inviata Stella Carraro, dal teatro Elfo Puccini, lagna quasi istericamente di non essere stata considerata dal futuro sindaco Pisapia, che le avrebbe preferito altre testate e tg a cui rilasciare le proprie dichiarazioni. La giornalista, però, riesce a fermare Baruffi, che ha una spassosa diatriba con un Fede sempre più alterato. Il portavoce di Pisapia spiega che la scaletta programmata non prevedeva un’intervista al Tg4, ma promette che nei giorni a venire il nuovo sindaco milanese avrebbe concesso il suo tempo al nostro Umilio. “Troveremo sicuramente il modo per poter raccontare finalmente anche agli ascoltatori del Tg4 chi è Giuliano Pisapia”, afferma serafico Baruffi.

Fede si sente profondamente oltraggiato per non essere stato sfiorato tangenzialmente dall’attenzione di Pisapia e incalza con le domande: “E allora cosa prevede la scaletta del sindaco?”. Baruffi non si scompone e rifila il carico da briscola: “Festeggeremo a piazza Duomo e tutti i milanesi potranno finalmente festeggiare una campagna elettorale che è stata condotta col sorriso sulle labbra e con la cifra dell’ironia nei confronti delle menzogne e delle diffamazioni che venivano da più parti. Per fortuna non ha vinto la logica della paura, ha vinto la logica della speranza e del guardare al futuro.”

Fede non ci sta e, autodefinendosi comepiccolissimo , modestissimo, giovanissimo giornalista”, si lancia in un soliloquio comico e delirante. Baruffi replica prontamente, rifilando una nuova stoccata all’informazione al soldo di Berlusconi. Umilio difende eroicamente il suo notiziario e sbotta: “Mamma mia! Io speravo di trovare in lei una persona serena….”.

Baruffi, sempre imperturbabile, tranquillizza il povero Fede: “Assolutamente non da parte sua, direttore, che è stato sempre un esempio di grande correttezza nel mondo dell’informazione.

“Ecco, appunto!”, gongola il devastato direttore. “Questo me lo conceda, perchè quando ci sono state polemiche io mi sono sempre tirato fuori, rispettoso, come sono, dei pareri degli uni e degli altri”. Qualche minuto più tardi, si sconfina davvero nel surreale: “Io sono sempre al di sopra delle parti”.

L’effetto comico, soprattutto della palese presa in giro ad opera di Baruffi, è devastante. D’altro canto, non è la prima volta che una giornalista sguinzagliata dal fido umilio di Silvio viene snobbata spudoratamente da un esponente del centrosinistra. Già nell’ottobre del 1996, Romano Prodi, in visita a New York, rifiutò con sdegno la richiesta di un’intervista da parte di un’inviata del Tg4. “Il Tg4 no. Ne ho avuto già abbastanza“, furono le sue lapidarie parole.

La polemica prosegue, stavolta tra lo stesso Baruffi e la pidiellina ex missina Viviana Beccalossi (quella del celebre slogan coniato proprio da Silvio: “Forza Viviana! Fagliela vedere”), la quale, sfoderando la musicalità del bresciano eloquio, si cimenta in una critica spietata di “Bella Ciao”. Che, invece, “non dispiace affatto” al direttore. Outing clamoroso, spiegabile forse con il malefico effetto Pisapia.

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