Centocinquanta corpi sono stati ritrovati al largo della costa tunisina, ma “le operazioni di ricerca proseguono”, riferisce Carole Laleve, funzionario dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Le autorità di Tunisi però smentiscono. “Abbiamo recuperato solo due corpi ieri – spiega Lotfi Baili, direttore della Guardia costiera del tunisina – e abbiamo sospeso le ricerche a causa del maltempo”. Nonostante il mistero sulle cifre, restano ormai pochi dubbi sulla possibilità che i cadaveri appartengano a una parte dei 200-270 dispersi denunciati ieri dall’agenzia di stampa tunisina Tap. I migranti facevano parte di un barcone con circa 800 passeggeri – partito dalla Libia e diretto a Lampedusa – che si è rovesciato in mare giovedì al largo dell’isola di Kerkennah, nel sud della Tunisia. Le autorità tunisine erano riuscite a portare in salvo 570 persone. Oltre ai 150 cadaveri recuperati oggi – tra cui diverse donne e bambini -, in mare si troverebbero ancora numerosi corpi, secondo fonti della Croce rossa.
L’imbarcazione – con passeggeri per lo più originari dell’Africa subsahariana, ma anche asiatici – era andata in avaria in un punto dove il basso fondale aveva impedito alle navi militari tunisine di prestare subito soccorso, costringendole a restare a distanza. Solo dopo, piccole barche e gommoni erano riusciti a raggiungere il mezzo, aiutando le persone a bordo e trasportandole in piccoli gruppi sulla terraferma. Gli altri passeggeri, però, presi dal panico e impazienti di essere messi in salvo, si erano spostati tutti insieme verso un lato dell’imbarcazione, facendola capovolgere. Molti di loro erano così finiti in mare, risultando ancora ufficialmente dispersi, nonostante le autorità fossero certe della loro morte per annegamento. Ipotesi adesso confermata dal ritrovamento dei 150 cadaveri.