Napoli – I punti di forza. E’ una giunta che nasce senza spartizioni politiche, senza ‘tavoli’ dove soppesare il peso delle deleghe, fatta di nomi scelti in piena autonomia dal sindaco, le cui storie e competenze rispecchiano fedelmente il programma politico-amministrativo da Luigi de Magistris, che punta molto sulla raccolta differenziata e sui tagli nelle società partecipate. E non c’è il Pd, con l’inevitabile carico di polemiche che la sua presenza avrebbe provocato, che dopo aver lasciato intendere la volontà di entrare, ha preferito stare alla finestra.
I punti deboli. Tra gli assessori emergono alcuni conflitti d’interesse che sovraespongono l’esecutivo a facili critiche ancora prima di mettersi al lavoro. E ci sono poche donne, solo 4 su 12, meno del 50 per cento che Giuliano Pisapia a Milano è riuscito a raggiungere.
Verrà presentata domani alle 18.30 a palazzo San Giacomo, ma la giunta de Magistris, salvo sorprese in zona Cesarini, è ormai pronta. Un cocktail di ambientalismo, urbanistica sostenibile e sano giustizialismo, con una spruzzata di competenze giuridiche ed economiche prelevate dal mondo dell’associazionismo e degli avversari da sinistra del bassolinismo. Non ci sono le grandi personalità da vetrina. Non ci sono ‘stranieri’, a meno che non si voglia definire tale Anna Donati, che sta diventare assessore alla Mobilità dopo aver ricoperto lo stesso ruolo a Bologna nei primi anni ’90. Già parlamentare dei Verdi, la Donati è ‘napoletana’ per acquisizione dal 2009 quando il governatore Antonio Bassolino la nominò direttore generale dell’Acam, l’azienda regionale della mobilità sostenibile.
Il vice sindaco, con delega all’Igiene Urbana e all’Ambiente, sarà Tommaso Sodano in quota Federazione della Sinistra. All’ex senatore di Rifondazione Comunista ed ex presidente della commissione parlamentare sui rifiuti andrà la patata bollente di far partire sul serio la raccolta differenziata a Napoli, finora ferma a un misero 20 per cento scarso. “Averne, di politici così preparati e rigorosi”, dissero di lui Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro “Se li conosci li eviti”, inserendo Sodano nella ristrettissima lista dei parlamentari che avrebbero meritato la riconferma, per i meriti acquisiti sul campo delle battaglie per la legalità nel ciclo dei rifiuti. Al Bilancio andrà Riccardo Realfonzo, docente di Economia nel Sannio, già assessore con questa delega nella giunta Iervolino. Venne nominato nel gennaio 2009 dopo il rimpasto ‘obbligato’ per l’arresto degli assessori coinvolti nell’affaire Romeo (peraltro assolti in primo grado), se ne andò a dicembre denunciando i criteri clientelari di gestione delle società partecipate. Quell’esperienza è riassunta nel libro ‘Robin Hood a Palazzo San Giacomo’. Realfonzo deve predisporre il bilancio di previsione, da approvare entro il 30 giugno. L’amministrazione Iervolino non c’era riuscita.
All’ex sindaco di Melito Bernardino Tuccillo (Idv), protagonista di iniziative anticamorra nel suo comune, andrà la delega al Personale e al Patrimonio. Alberto Lucarelli, docente di Diritto Pubblico a Napoli, già candidato Idv alle europee e alle regionali, assumerà le deleghe alle società miste (chiamate ‘Beni Comuni’), alla Democrazia Partecipata e all’Informatizzazione. Marco Esposito (Idv), giornalista con trascorsi al “Mattino” e alla “Voce” di Indro Montanelli, diventerà assessore alle Attività Produttive. Luigi De Falco, architetto e segretario campano di Italia Nostra, riceverà la delega all’Urbanistica. Nel 2002 fu assessore per un giorno a Castellammare di Stabia. Il consiglio comunale sfiduciò il sindaco Ersilia Salvato 24 ore dopo il rimpasto.
Quattro le donne. Oltre alla Donati, entreranno in giunta Antonella Di Nocera (Cultura), direttrice dell’Arci Movie di Ponticelli, famosa tra l’altro per essere riuscita a portare Ken Loach nell’area est di Napoli, la dipietrista Pina Tommasielli (Sport e Giovani), medico di base, e Annamaria Palmieri (Scuola), insegnante.
Lasciamo per ultimi i due pomi della discordia. Ovvero le annunciate nomine del pubblico ministero Giuseppe Narducci alla Sicurezza e del presidente del consorzio di imprese sociali Gesco, Sergio D’Angelo, già candidato in Sel alle ultime regionali, alle Politiche Sociali. Sull’inopportunità di dare un incarico di assessore a Narducci, magistrato che ha lavorato nello stesso distretto giudiziario, peraltro titolare dell’inchiesta sulle presunte collusioni camorristiche del leader del Pdl Nicola Cosentino, con toni e sfumature diverse si sono pronunciati il presidente dell’Anm Luca Palamara, il vicepresidente del Csm Michele Vietti, il vicepresidente dell’Anm e pm dell’Antimafia di Napoli Antonello Ardituro (“io non lo avrei fatto”), il responsabile nazionale Pd per il Mezzogiorno Umberto Ranieri, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco. Che sul proprio blog si chiede: “C’è un codice etico dei magistrati, questo codice dice che chi esercita in una città non può diventare assessore nella stessa città. E allora perché questa regola non vale per Narducci?”
Diversa è l’incompatibilità contestata a D’Angelo. La Gesco ha lavorato a lungo col Comune di Napoli, accumulando crediti i cui ritardi nei pagamenti l’assessore ‘in pectore’ ha spesso denunciato politicamente e sui media. D’Angelo ha annunciato le dimissioni dalla presidenza del gruppo, ma la questione resta.
Resterà fuori dalla giunta Raffaele Del Giudice, direttore campano di Legambiente, in prima linea nel denunciare e stanare le ecomafie che hanno devastato il napoletano e il giuglianese. Era in predicato di assumere la delega all’Ambiente, ma non se ne farà nulla.