Da qualche ora a Bologna non si parla altro che di matrimonio, coppie di fatto, gay e accesso ai servizi.
Proprio pochi giorni fa il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha votato a Ginevra un documento per sostenere i pari diritti tra tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale.
Il documento impegna le Nazioni Unite a preparare per la prima volta un rapporto dettagliato sui problemi e le sfide che lesbiche, gay, bisessuali e transgender devono affrontare per veder riconosciuti i loro diritti e quali soluzioni potranno essere adottate per la parità.
Riflettendo su questo pensavo che sarebbe bello invitare le Nazioni Unite in Emilia Romagna, terra italiana dove dal 2009, grazie a un coraggioso articolo contenuto nella legge finanziaria regionale, il presidente Vasco Errani fece recepire le norme antidiscriminatorie europee nell’acceso ai servizi per cui essere sposati o conviventi, gay, etero o trans, neri o bianchi, non da diritti di precedenza nell’accesso ai servizi che la comunità mette a disposizione delle persone che hanno più bisogno.
Quell’articolo ha una portata talmente rivoluzionaria che venne osteggiata da un ministro, espressione di una parte conservatrice, che portò il fatto all’attenzione della Corte Costituzionale che però si è espressa contro il ricorso, sostenendo quindi il merito di quelle norme.
Nella nostra Regione siamo avanti e ne siamo fieri. La nostra terra è terra europea, terra dove il principio di non discriminazione si respira a pieni polmoni. Chi vuole andare in direzione ostinata e contraria deve partire da qui. Qui siamo abituati a farlo e non abbiamo paura di difendere le nostre posizioni, anzi, sono queste posizioni che ci hanno portato ad essere una delle regioni più ricche ed avanzate d’Europa, dove la coesione sociale è un tratto distintivo.
È questa la nostra stella polare, per coloro che decidono di sposarsi e per coloro che decidono di legarsi responsabilmente in modo diverso. L’accesso ai servizi è dato alle persone, senza guardare il colore della loro pelle, il loro orientamento sessuale, se siano sposati o conviventi.
Oggi sono contento di essere emiliano romagnolo. Sono contento che la mia Regione sia guidata da un centrosinistra che conosce e riconosce il diritto e non discrimina nessuno nelle sue scelte. Un centrosinistra che sa leggere in profondità la realtà e la gestisce con intelligenza avendo a cuore la vita vera di ogni persona e la sua dignità.
Chissà se l’Onu ce lo riconoscerà, sarebbe proprio un bel brand da esportare.