Un territorio con un’estensione di 94 km, terza città campana per numero di abitanti, un concentrato di abusivismo edilizio e pattume tossico con il clan, tra i più potenti della regione, a controllarne ogni metro quadro. Giugliano è un comune di oltre cento mila abitanti, in provincia di Napoli. A Giugliano c’è anche la politica, quella che secondo i pentiti, è eterodiretta dalla camorra. Al momento nessun arresto e neanche un indagato, ma nell’ultima ordinanza che, a metà maggio, ha portato in carcere sette persone e il reggente Feliciano Mallardo, detto o ‘sfregiato, saltano fuori nomi e parentele scomode che non hanno rilevanza penale, ma che certo gettano ombre sulla trasparenza dell’amministrazione.

Dal 2008 il sindaco di Giugliano è Giovanni Pianese. Non è la prima volta. Già sindaco ad inizio anni ’80, molto vicino a Paolo Cirino Pomicino. Oggi è nel Pdl legato a Nicola Cosentino e Luigi Cesaro. Sostenuto dalle grandi e potenti famiglie di Giugliano è tornato in comune da sindaco dopo l’esperienza in consiglio regionale con l’Udc. Alle comunali che lo hanno proclamato primo cittadino, tra i consiglieri più eletti c’è stato Giuseppe Aprovitola, imprenditore edile. Pianese, sulla questione infiltrazione camorristica, è più volte intervenuto: “ Le dichiarazioni dei pentiti vanno riscontrate e quelle di Vassallo non fanno riferimento a un periodo specifico. I miei predecessori erano persone perbene. Quanto a me, ho una giunta tecnica, il vice sindaco è un magistrato e quattro assessori non sono di Giugliano. In questi anni abbiamo lottato contro la speculazione edilizia e non abbiamo ricevuto pressioni”.

Il vicesindaco è Antonio Panico, magistrato il cui nome (non indagato) finì nelle carte dell’inchiesta sul sistema di potere dell’imprenditore Alfredo Romeo, con il quale sarebbe stato, secondo la procura di Napoli, in strettissimo contatto. Solo rapporti e null’altro “non so nulla – dichiarò Panico- di questa storia”, un’indagine che non ha avuto nessuna conseguenza penale.

Torniamo in consiglio comunale. Nell’ultimo anno, grazie ai magistrati partenopei, sono finiti sotto sequestro beni per oltre un miliardo di euro riconducibile al clan Mallardo. Nell’ultima operazione, di metà maggio, denominata ‘Caffè macchiato’, sono scattati i sigilli (sequestro preventivo) anche per una piccola società la Gas agi sas. Tra i soci (accomandante) c’è Angela Sequino. La Sequino è indagata per trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver favorito il clan. Il marito, Francesco Biagio Russo, secondo la Procura, è un “imprenditore legato al clan camorristico Mallardo”. Biagio Russo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, stando alle carte dell’inchiesta, intestava ad Angela Sequino fittiziamente le quote della Gas agi Sas. Alla camera di commercio la Gas, oggi, risulta sotto sequestro preventivo. Ma c’è di più: la ditta è registrata a nome di Umberto Sequino (non indagato), padre di Angela e suocero di Biagio Russo, lui sì indagato per i suoi rapporti con i clan.

Umberto Sequino è consigliere comunale e sostiene il sindaco Pianese. In consiglio siedono anche due suoi nipoti, mai citati nell’ordinanza, uno in forza alla maggioranza, una in forza all’opposizione. Umberto Sequino, si legge sul sito del comune, ha anche un ruolo importante: “Consigliere delegato dal Sindaco Giovanni Pianese per l’Edilizia scolastica ed i Lavori pubblici”. Una delega che sarebbe stata ritirata pochi mesi fa, in attesa del varo della nuova giunta. Da dicembre, a Giugliano, non si convoca il consiglio comunale. Per tre volte, su iniziativa dell’opposizione si è tentato di tornare alla ‘normalità’, ma è mancato il numero legale

Le parentele incrociano rapporti. Che pur non avendo alcun valore penale, gettano ombre. Ecco, allora, cosa scrive il gip Alessandro Buccino Grimaldi: “Russo Francesco Biagio consorte della Sequino Angela, a sua volte nipote di Feliciano Mallardo Feliciano”. E ancora: “Angela Sequino, figlia del Sequino Umberto, il cui impegno per conto dei Mallardo è stato così ricostruito dal Vassallo Gaetano”.

Il pentito Vassallo parla del consigliere Umberto Sequino, che non risulta indagato, così nell’interrogatorio del 19 agosto 2008: “ (…) Sequino comandava al comune di Giugliano nel senso che tutte le decisioni e le scelte politiche erano effettuate da lui e solamente ratificate dagli organi amministrativi. In questo modo era Feliciano Mallardo che gestiva in concreto il comune (…). Voglio aggiungere che Sequino, come forse ho già accennato in altri verbali, è il cognato di Felice Mallardo, in quanto hanno sposato due sorelle. A causa dell’esistenza di stretti rapporti del tipo Sequino-Felice Mallardo, il comune di Giugliano in realtà era solo formalmente gestito dall’amministrazione eletta ma era, ed è, in sostanza controllato dal clan Mallardo”. Vassallo si riferisce a gestioni passate, Sequino è in consiglio comunale dal 1997. E  nel 2003 si candidò a sindaco senza successo. Le parole del pentito hanno bisogno di riscontri e spetta alla magistratura e alle forze inquirenti trovarli.

In consiglio comunale siede anche Antonio Dell’Aquila, capogruppo del Pdl. Non un omonimo, ma cugino di Peppe Dell’Aquilla, detto o’ ciuccio, superboss dei Mallardo, arrestato a fine maggio, dopo una latitanza iniziata nel 2002. Essere parenti non è una colpa, ma lo strumento della commissione di accesso consente di accertare eventuali condizionamenti e fugare ogni dubbio sulle possibili infiltrazioni, ma dal ministero al momento non arriva nessuna risposta. Quelle che aspetta Giugliano per rendere inoffensivi le parole del pentito Vassallo: “ Si potrebbe dire che a Giugliano il Consiglio Comunale non è sciolto dal Prefetto, ma da Felice Mallardo”.

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