Siria, continua la rivolta contro il regime (con l’appoggio di Usa e Turchia)
Secondo il generale in pensione Wesley K. Clark l’obiettivo degli Stati Uniti è da almeno dieci anni quello di destabilizzare la Siria. Mentre il governo turco appoggia i dissidenti siriani in esilio, che a loro volta sostengono l’insurrezione armata
Il centro dell’insurrezione siriana si è spostato dalla capitale alla piccola città di frontiera di Jisr al-Shughour, circa 44.000 abitanti a 10 chilometri del confine con al Turchia. Gruppi di insorti armati hanno valicato il confine, probabilmente supportati dai militari e dai servizi segreti turchi. Pare che non si sia trattato di un movimento di ribelli civili. La popolazione locale si è trovata presa fra due fuochi, quello dei ribelli armati e quello delle forze governative leali ad Assad. Il governo turco appoggia infatti i gruppi di dissidenti siriani in esilio, che a loro volta sostengono l’insurrezione armata. Lungo il confine vi sono anche gruppi di dissidenti rifugiati che cercano di passare in Turchia. Secondo la Reuters già 10.114 persone sono riuscite a oltrepassare il confine, mentre 10.000 sono accampate ai confini del territorio siriano.
Sabato truppe leali ad Assad e uomini armati hanno fatto irruzione a Jisr al-Shughour, bruciando case e arrestando decine di persone. L’assalto è seguito a un altro venerdì di protesta, quando decine di migliaia di persone hanno manifestato in diverse città del paese, sfidando la repressione del governo e ignorando la promessa di Rami Makhlouf di rinunciare al suo impero commerciale per donare tutto in beneficienza. Makhlouf è un cugino materno di Bashar Assad ed è considerato dal popolo un simbolo di corruzione dell’elite al potere. Degli attivisti riportano che durante la protesta di venerdì le forze governative hanno ucciso almeno 19 dimostranti.
“Sono arrivati alle 7 di mattina con 9 carri armati, 10 camion, 20 jeep e 10 autobus. Ho visto i tiratori di Assad dare fuoco a due case”, ha detto Saria Hammouda, un avvocato che vive a Bdama, la cittadina al confine della regione di Jisr al-Shughour dove si sono rifugiati migliaia di siriani dopo l’incursione dell’esercito. Bdama è un punto nevralgico per la distribuzione di cibo e rifornimenti alle migliaia di siriani fuggiti dalle cittadine di frontiera che hanno cercato rifugio nelle campagne. Rami Abdulrahman, dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha detto alla Reuters che i residenti di Bdama non osano portare cibo ai rifugiati. A loro volta i rifugiati hanno paura ad andare a cercarlo a Bdama. Le truppe governative danno anche fuoco ai campi di cereali, attuando una campagna che mira a fare letteralmente terra bruciata. La situazione si starebbe quindi trasformando in un’emergenza umanitaria.
A Damasco vi sono state anche manifestazioni di protesta a supporto del governo come quella del 15 giugno scorso, quando migliaia di dimostranti hanno sfilato nella strada principale della capitale reggendo uno striscione lungo 2,3 chilometri che rappresentava la bandiera siriana con il volto di Assad. Nonostante la natura autoritaria del regime, il presidente è una figura popolare, che ha ancora un largo sostegno da parte della popolazione siriana.
La Siria è retta da un’oligarchia autoritaria e corrotta che usa la forza per trattare con i cittadini. Le rivolte attuali hanno però una natura complessa. Non possono essere viste soltanto come una richiesta popolare di libertà e democrazia.
Secondo il generale in pensione Wesley K. Clark l’obiettivo degli Stati Uniti è da almeno dieci anni quello di destabilizzare la Siria, insieme all’Iraq, il Libano, la Libia, l’Iran, la Somalia e il Sudan, per attuare un cambio di regime realizzato attraverso il sostegno dell’insurrezione armata e della milizia islamica. I rapporti sulle vittime civili servirebbero da pretesto e da giustificazione per un intervento armato, seguendo il principio della “responsabilità di proteggere”, una nuova norma di sicurezza internazionale per prevenire, e se necessario fermare, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, i genocidi e la pulizia etnica.
Il movimento di protesta di Daraa iniziato il 18 marzo scorso non sarebbe quindi solo genuinamente animato da cittadini e attivisti che richiedono maggiore libertà, democrazia e un freno alla ricca oligarchia al potere, ma anche da gruppi di infiltrati armati al soldo dello spionaggio occidentale e, forse, anche saudita. Lo scopo sarebbe quello di creare delle emergenze umanitarie per giustificare un intervento armato da parte dell’amministrazione statunitense e i suoi alleati.
Data la situazione di instabilità e il caos che regna in Siria, il Foreign and Commonwealth Office ha già allarmato i cittadini britannici perché lascino immediatamente il paese a causa delle dimostrazioni nelle città e delle truppe e i carri armati ammassati nell’area di Jisr al-Shughour. I britannici dovrebbero andarsene adesso che ancora funzionano le linee aree commerciali, perché se la situazione peggiorasse sarebbe “molto improbabile” che l’ambasciata a Damasco sarebbe in grado di aiutarli.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".
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Mondo
Siria, continua la rivolta contro il regime
(con l’appoggio di Usa e Turchia)
Secondo il generale in pensione Wesley K. Clark l’obiettivo degli Stati Uniti è da almeno dieci anni quello di destabilizzare la Siria. Mentre il governo turco appoggia i dissidenti siriani in esilio, che a loro volta sostengono l’insurrezione armata
Il centro dell’insurrezione siriana si è spostato dalla capitale alla piccola città di frontiera di Jisr al-Shughour, circa 44.000 abitanti a 10 chilometri del confine con al Turchia. Gruppi di insorti armati hanno valicato il confine, probabilmente supportati dai militari e dai servizi segreti turchi. Pare che non si sia trattato di un movimento di ribelli civili. La popolazione locale si è trovata presa fra due fuochi, quello dei ribelli armati e quello delle forze governative leali ad Assad. Il governo turco appoggia infatti i gruppi di dissidenti siriani in esilio, che a loro volta sostengono l’insurrezione armata. Lungo il confine vi sono anche gruppi di dissidenti rifugiati che cercano di passare in Turchia. Secondo la Reuters già 10.114 persone sono riuscite a oltrepassare il confine, mentre 10.000 sono accampate ai confini del territorio siriano.
Sabato truppe leali ad Assad e uomini armati hanno fatto irruzione a Jisr al-Shughour, bruciando case e arrestando decine di persone. L’assalto è seguito a un altro venerdì di protesta, quando decine di migliaia di persone hanno manifestato in diverse città del paese, sfidando la repressione del governo e ignorando la promessa di Rami Makhlouf di rinunciare al suo impero commerciale per donare tutto in beneficienza. Makhlouf è un cugino materno di Bashar Assad ed è considerato dal popolo un simbolo di corruzione dell’elite al potere. Degli attivisti riportano che durante la protesta di venerdì le forze governative hanno ucciso almeno 19 dimostranti.
“Sono arrivati alle 7 di mattina con 9 carri armati, 10 camion, 20 jeep e 10 autobus. Ho visto i tiratori di Assad dare fuoco a due case”, ha detto Saria Hammouda, un avvocato che vive a Bdama, la cittadina al confine della regione di Jisr al-Shughour dove si sono rifugiati migliaia di siriani dopo l’incursione dell’esercito. Bdama è un punto nevralgico per la distribuzione di cibo e rifornimenti alle migliaia di siriani fuggiti dalle cittadine di frontiera che hanno cercato rifugio nelle campagne. Rami Abdulrahman, dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha detto alla Reuters che i residenti di Bdama non osano portare cibo ai rifugiati. A loro volta i rifugiati hanno paura ad andare a cercarlo a Bdama. Le truppe governative danno anche fuoco ai campi di cereali, attuando una campagna che mira a fare letteralmente terra bruciata. La situazione si starebbe quindi trasformando in un’emergenza umanitaria.
A Damasco vi sono state anche manifestazioni di protesta a supporto del governo come quella del 15 giugno scorso, quando migliaia di dimostranti hanno sfilato nella strada principale della capitale reggendo uno striscione lungo 2,3 chilometri che rappresentava la bandiera siriana con il volto di Assad. Nonostante la natura autoritaria del regime, il presidente è una figura popolare, che ha ancora un largo sostegno da parte della popolazione siriana.
La Siria è retta da un’oligarchia autoritaria e corrotta che usa la forza per trattare con i cittadini. Le rivolte attuali hanno però una natura complessa. Non possono essere viste soltanto come una richiesta popolare di libertà e democrazia.
Secondo il generale in pensione Wesley K. Clark l’obiettivo degli Stati Uniti è da almeno dieci anni quello di destabilizzare la Siria, insieme all’Iraq, il Libano, la Libia, l’Iran, la Somalia e il Sudan, per attuare un cambio di regime realizzato attraverso il sostegno dell’insurrezione armata e della milizia islamica. I rapporti sulle vittime civili servirebbero da pretesto e da giustificazione per un intervento armato, seguendo il principio della “responsabilità di proteggere”, una nuova norma di sicurezza internazionale per prevenire, e se necessario fermare, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, i genocidi e la pulizia etnica.
Il movimento di protesta di Daraa iniziato il 18 marzo scorso non sarebbe quindi solo genuinamente animato da cittadini e attivisti che richiedono maggiore libertà, democrazia e un freno alla ricca oligarchia al potere, ma anche da gruppi di infiltrati armati al soldo dello spionaggio occidentale e, forse, anche saudita. Lo scopo sarebbe quello di creare delle emergenze umanitarie per giustificare un intervento armato da parte dell’amministrazione statunitense e i suoi alleati.
Data la situazione di instabilità e il caos che regna in Siria, il Foreign and Commonwealth Office ha già allarmato i cittadini britannici perché lascino immediatamente il paese a causa delle dimostrazioni nelle città e delle truppe e i carri armati ammassati nell’area di Jisr al-Shughour. I britannici dovrebbero andarsene adesso che ancora funzionano le linee aree commerciali, perché se la situazione peggiorasse sarebbe “molto improbabile” che l’ambasciata a Damasco sarebbe in grado di aiutarli.
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Politica
Riarmo, il Pd si spacca, Schlein: ‘Restiamo contrari’. Fronda dem: ‘Serve un confronto’. M5s compatto: ‘Noi coerenti’. Destra divisa: FdI e FI per il sì, Lega vota no
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Politica
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".