Tremonti coglie l’assist di Moody’s. E l’appoggio di Confindustria. Dopo la minaccia dell’agenzia di un possibile taglio al rating italiano, il ministro delle Finanze ha una carta in più per portare avanti la sua linea del rigore. Nonostante gli attacchi degli scorsi giorni: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che gli ordina – “Non è lui che decide, lui propone”, ha detto – di aprire i cordoni della borsa e la Lega che chiede subito la riforma fiscale. “Sottoscrivo le parole di Angeletti quando dice che il governo o fa le riforme oppure è meglio che se ne vada a casa”, provocava ieri il ministro del Carroccio per la Semplificazione, Roberto Calderoli, aprendo ai sindacati. Ma le agenzie internazionali di rating più influenti sono d’accordo con Tremonti. E lasciando all’Italia tre mesi di tempo per mettere a posto le cose e dimostrare di lavorare seriamente per equilibrare i conti pubblici. Il ministro avrebbe così in mente di sfruttare il momento e “anticipare la manovra”, varando prima dell’estate una maxi-operazione da 40 miliardi, come riporta il quotidiano ‘La Repubblica’. Lo scopo è quello di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014 e arrivare pronti all’appuntamento con gli analisti.

“Confindustria ribadisce che occorre la massima coesione della maggioranza e di tutte le forze politiche – scrive l’associazione degli industriali in una nota – per dare attuazione al piano di rientro dei conti pubblici predisposto dal ministro dell’Economia”. Un altro appoggio a Tremonti, dopo la carta fornita da Moody’s. Considerato anche che il giudizio dell’agenzia – come già quello di Standard & Poor’s – oltre che economico è anche e soprattutto politico. Secondo gli analisti, l’Italia rischia un taglio al suo rating – al momento confermato Aa2 – soprattutto per l’incapacità recentemente dimostrata dal governo di ottenere “approvazione pubblica per le proprie politiche”. Due dimostrazioni su tutte: elezioni amministrative e referendum. A cui diversi esponenti della maggioranza hanno pensato di rispondere con lo slogan “riforma fiscale subito”. Tradotto: “Meno tasse per gli italiani”. L’Italia quindi, prosegue Moody’s, non sarebbe solo rallentata da una “debolezza economica strutturale”, ma ora anche dalla debolezza del governo, che soffre per il crollo del consenso elettorale e in un futuro prossimo potrebbe avere “maggiori difficoltà nell’adottare ulteriori strette fiscali”.

Un messaggio da far arrivare agli alleati leghisti. Che ieri avevano attaccato con le parole dei colonnelli Roberto Maroni e Calderoli, minacciando grandi rivoluzioni oggi al raduno leghista di Pontida se la riforma non arriverà subito. “Non è più tempo di litigi – diceva il ministro per la Semplificazione – bisogna mettersi tutti insieme per realizzare la riforma sul fisco”. Poi, sempre meno pacato, apriva a Cisl e Uil: “Sottoscrivo le parole di Angeletti quando dice che il governo o fa le riforme oppure è meglio che se ne vada a casa”. Da Busto Arsizio, il collega dell’Interno gli faceva da spalla, rispondendo a una domanda sui sindacati: “Un conto è la Cgil, che ha sempre tenuto una posizione nettamente contraria, un altro sono Cisl e Uil che sollecitano il governo alle riforme”.

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