Sale la tensione nell’ambiente accademico in vista dell’approvazione del nuovo statuto dell’Università di Bologna. La bozza proposta dal rettore Ivano Dionigi non convince tutti, e molti lavoratori dell’Alma Mater, docenti e non, guardano con preoccupazione al futuro che si sta delineando. Per questo l’Intersindacale d’Ateneo, che riunisce diverse sigle tra cui Flc Cgil, Cisl e Uil, insieme ad alcuni gruppi come quello dei “Docenti preoccupati”, ha indetto per fine giugno un referendum interno.
I tre quesiti proposti ruotano attorno ai criteri che dovranno guidare la scelta dei rappresentanti delle principali strutture d’ateneo, giudicati dall’Intersindacale poco democratici. “Il personale tecnico ed i docenti dell’Università di Bologna – ha detto il docente di Statistica aziendale Giorgio Tassinari – sono molto delusi sia dallo stile fortemente accentrato che sta guidando la gestione della riforma dello statuto, sia dai contenuti che esaltano il carattere burocratico già presente nella Legge 240 della Gelmini”. Il timore, insomma, è quello di “una pericolosa involuzione del sistema universitario”. Con “l’entrata in vigore del nuovo statuto – si legge poi nella nota diffusa dall’Intersindacale – i membri di tutti gli organi collegiali, compreso il Consiglio di Amministrazione, saranno scelti senza garantire la rappresentanza paritetica di genere, delle varie fasce di docenti, dei ricercatori e dei dipendenti”.
Attraverso il referendum, quindi, i sindacati sperano di ottenere l’elezione diretta di presidi, direttori di dipartimento, coordinatori dei campus e membri di tutti gli organi collegiali, l’elezione del Comitato di selezione dei candidati e la possibilità di sfiduciare il Cda da parte del Senato, nel caso i consiglieri d’amministrazione non siano eletti ma nominati dai senatori.
Sul tavolo anche la questione delle cosiddette quote rosa universitarie. Un centinaio di professoresse dell’Ateneo, infatti, ha firmato un appello indirizzato al rettore Ivano Dionigi, al Cda e al Senato accademico, per chiedere un riequilibrio della rappresentanza femminile nei futuri vertici dell’Università. Promotrici dell’iniziativa, la docente di Cinema, fotografia e televisione Monica Dall’Asta e quella di Critica letteraria Donata Meneghelli, secondo le quali il 18% di donne nel Cda, previsto dal nuovo statuto, è una percentuale troppo ristretta. Soprattutto se si considera che le direttive dell’Unione Europea impongono la presenza nei Cda di almeno un terzo di donne. Quota che le docenti bolognesi vorrebbero sforare, raggiungendo il 50%.
La consultazione sarà gestita attraverso un sito web, attivo dal 28 al 30 giugno, che consentirà la votazione a più di 7mila lavoratori dell’Alma Mater, tra docenti, ricercatori, dipendenti e precari. Previsti metodi per la verifica delle credenziali dell’ateneo e dell’identità della persona, per evitare che si possa votare più di una volta. Negli stessi giorni, inoltre, sarà allestito un banchetto in via Zamboni per consentire di votare anche a chi non ha accesso alla rete.
Il rettore, secondo quanto riferito dall’Università, ha assicurato che le proposte di emendamento dell’Intersindacale saranno valutate, tenendo in considerazione anche “il peso di chi le propone”. La riformulazione dello statuto d’ateneo è un passaggio obbligato dalla legge Gelmini, che prevede l’approvazione del nuovo testo entro il 29 luglio. Sarà comunque possibile richiedere una proroga, al massimo di tre mesi, superata la quale il Ministero provvederà autonomamente alla riscrittura ricorrendo a tre commissari.
Emilia Romagna
Alma Mater, referendum per 7000 dipendenti: “Sul piede di guerra contro lo statuto”
A fine giugno ci sarà un referendum interno, ma l'esito appare scontato: la proposta non ha convinto molti docenti
I tre quesiti proposti ruotano attorno ai criteri che dovranno guidare la scelta dei rappresentanti delle principali strutture d’ateneo, giudicati dall’Intersindacale poco democratici. “Il personale tecnico ed i docenti dell’Università di Bologna – ha detto il docente di Statistica aziendale Giorgio Tassinari – sono molto delusi sia dallo stile fortemente accentrato che sta guidando la gestione della riforma dello statuto, sia dai contenuti che esaltano il carattere burocratico già presente nella Legge 240 della Gelmini”. Il timore, insomma, è quello di “una pericolosa involuzione del sistema universitario”. Con “l’entrata in vigore del nuovo statuto – si legge poi nella nota diffusa dall’Intersindacale – i membri di tutti gli organi collegiali, compreso il Consiglio di Amministrazione, saranno scelti senza garantire la rappresentanza paritetica di genere, delle varie fasce di docenti, dei ricercatori e dei dipendenti”.
Attraverso il referendum, quindi, i sindacati sperano di ottenere l’elezione diretta di presidi, direttori di dipartimento, coordinatori dei campus e membri di tutti gli organi collegiali, l’elezione del Comitato di selezione dei candidati e la possibilità di sfiduciare il Cda da parte del Senato, nel caso i consiglieri d’amministrazione non siano eletti ma nominati dai senatori.
Sul tavolo anche la questione delle cosiddette quote rosa universitarie. Un centinaio di professoresse dell’Ateneo, infatti, ha firmato un appello indirizzato al rettore Ivano Dionigi, al Cda e al Senato accademico, per chiedere un riequilibrio della rappresentanza femminile nei futuri vertici dell’Università. Promotrici dell’iniziativa, la docente di Cinema, fotografia e televisione Monica Dall’Asta e quella di Critica letteraria Donata Meneghelli, secondo le quali il 18% di donne nel Cda, previsto dal nuovo statuto, è una percentuale troppo ristretta. Soprattutto se si considera che le direttive dell’Unione Europea impongono la presenza nei Cda di almeno un terzo di donne. Quota che le docenti bolognesi vorrebbero sforare, raggiungendo il 50%.
La consultazione sarà gestita attraverso un sito web, attivo dal 28 al 30 giugno, che consentirà la votazione a più di 7mila lavoratori dell’Alma Mater, tra docenti, ricercatori, dipendenti e precari. Previsti metodi per la verifica delle credenziali dell’ateneo e dell’identità della persona, per evitare che si possa votare più di una volta. Negli stessi giorni, inoltre, sarà allestito un banchetto in via Zamboni per consentire di votare anche a chi non ha accesso alla rete.
Il rettore, secondo quanto riferito dall’Università, ha assicurato che le proposte di emendamento dell’Intersindacale saranno valutate, tenendo in considerazione anche “il peso di chi le propone”. La riformulazione dello statuto d’ateneo è un passaggio obbligato dalla legge Gelmini, che prevede l’approvazione del nuovo testo entro il 29 luglio. Sarà comunque possibile richiedere una proroga, al massimo di tre mesi, superata la quale il Ministero provvederà autonomamente alla riscrittura ricorrendo a tre commissari.
PERCHÉ NO
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.