Il People mover, la monorotaia che dovrebbe unire la stazione di Bologna con l’aeroporto in sette minuti e mezzo, è ancora sotto indagine. E non per modo di dire. Le indagini della Corte dei Conti di Bologna e quelle della Procura della Repubblica che riguardano l’opera sono infatti tuttora aperte. Così, mentre gli occhi di tutti sono puntati sui ritardi nei lavori della nuova stazione Tav, che a catena faranno ritardare anche i lavori del People mover, ci si è dimenticati che il trenino partirebbe con un vizio di fondo, che i magistrati stanno vagliando.
Sotto la lente della giustizia contabile e di quella ordinaria ci sarebbe in particolare la partecipazione di Atc, l’azienda dei trasporti bolognese, alla compagine azionaria di Marconi Express, la società che dovrà costruire e gestire per 35 anni l’opera voluta dalla giunta Cofferati. Ma ricostruiamo la vicenda.
Il 13 gennaio 2010 il Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) di Bologna, che nel 2009 si era aggiudicato l’appalto per il People mover contro un gruppo di imprese spagnole, crea una società di progetto: la Marconi Express. La società, che secondo il contratto di concessione è diventata automaticamente il solo concessionario del People mover, è una Spa partecipata al 75% dal Ccc, e al 25% da Atc. Quest’ultima è un’azienda a partecipazione totalmente pubblica e il Comune di Bologna ne è il maggiore azionista con il 59,65% (la Provincia ha il 37,15% delle quote).
L’appalto del People mover è di circa 90 milioni: 30 milioni verranno finanziati da Regione e Sab (la società dell’aeroporto), mentre per la parte restante, circa 60 milioni, il Comune ha bandito una gara in project financing. Questo sistema prevede che il Comune, senza mettere un soldo di tasca propria, affidi a un’azienda privata la costruzione e la gestione dell’impianto. La società concessionaria, oltre a costruire, gestirà per 35 anni l’opera recuperando le spese di costruzione con gli incassi dei biglietti. Inizialmente, l’aggiudicatario che ha vinto l’appalto era il solo Ccc, ma da febbraio 2010, con la creazione di Marconi Express (società prevista dal contratto), anche Atc è entrata nella gestione al 25%.
Ma non è tutto. I patti prevedono che entro il 2020 Atc rilevi il 100% delle azioni di Marconi Express, accollandosi tutti i rischi e i debiti con le banche. Le coop usciranno dall’affare, e in questo modo Atc, che appartiene al Comune, diventerà concessionario unico di se stesso e per di più in project financing. Partendo da questo paradosso le magistrature contabile e ordinaria hanno aperto un’inchiesta, dopo l’esposto presentato all’inizio del 2010 dall’ex consigliere comunale Daniele Corticelli.
“Il procedimento è ancora in corso e ci si sta lavorando nell’ambito di quella che è la propria competenza e possibilità”, è l’unica dichiarazione che rilascia al fattoquotidiano.it, Pasquale Principato, procuratore alla Corte dei Conti di Bologna. L’organismo della giustizia contabile può agire contro un funzionario o un dipendente pubblico solo nel momento in cui si sia accertato un danno erariale nei confronti del pubblico. Ciò che sembra certo è che se la Corte dei Conti (e anche la Procura della Repubblica, che però non ha specificato su quale reato si indaga, né se ci sono indagati) dopo oltre un anno ancora lavorano sul caso, evidentemente il danno è potenziale, atteso o addirittura potrebbe essersi già verificato. Né Ccc né Atc comunque sono stati sentiti dai magistrati.
L’ingegner Rita Finzi di Ccc (la quale è anche a capo di Marconi Express), racconta che Atc ha già versato sul People mover 375 mila euro per la costituzione della società. Così il Comune, che secondo contratto dovrebbe spendere soltanto per rimborsare il concessionario in caso di pochi passeggeri (per questo vedi il nostro articolo precedente), si trova invece ad avere già speso, indirettamente tramite Atc, una cifra notevole. E appena i lavori partiranno, Atc prenderà su di sé un numero sempre maggiore di rischi di spese e di debiti per milioni. In questo modo il senso del project financing, un’opportunità delle amministrazioni per avere opere pubbliche senza costi, verrà completamente tradito.
Inoltre c’è un altro aspetto: quello della gara. I dubbi di un tacito accordo preventivo con Atc sono almeno plausibili. Ad alimentarli è Ivan Cicconi, esperto di appalti pubblici, che considera l’ingresso in un secondo tempo di Atc nell’affare un’operazione legale, ma “ai limiti della legalità”. “Evidentemente questo accordo c’era prima, per cui il Ccc si è garantito di assumere il project financing”, ipotizza Cicconi. “Coerentemente Ccc si sarebbe dovuta presentare con Atc già al momento del bando. Il fatto che sia entrata dopo è una distorsione del mercato”, spiega ancora l’esperto di appalti. “È chiaro che le altre aziende che hanno partecipato all’a gara d’appalto, se non avevano quell’accordo, erano più in difficoltà”.
Rita Finzi, di Marconi Express e Ccc, respinge l’accusa e parla solo di contatti preventivi con Atc: “Il Ccc ha esplorato il mercato prima di fare l’offerta per la gara d’appalto. Abbiamo incontrato Atc e molti altri gestori, anche perché dovevamo mettere un valore della gestione sul piano da presentare. Al Ccc siamo costruttori, mica gestori di trasporti pubblici”. Ma la versione di Atc, interpellata in merito, si contraddice con quella di Ccc: “Contatti, e successivi accordi, riguardo alla possibilità di dar vita insieme a una società di progetto per la realizzazione del People mover sono avvenuti solo dopo che la gara indetta dal Comune di Bologna fu aggiudicata al Ccc”, fanno sapere dalla azienda trasporti. Allora a chi dare retta? I contatti ci furono o no? E di che tipo? Il dubbio rimane.
Infine c’è la questione dell’istruttoria del commissario prefettizio. Anna Maria Cancellieri, un anno fa, sull’onda delle proteste riguardanti l’ingresso di Atc nell’affare People mover, annunciò che avrebbe portato avanti una rapida verifica tra gli uffici comunali per capire se veramente, come sosteneva l’esposto di Daniele Corticelli, ci sarebbero stati dei rischi per l’azienda pubblica. Dell’istruttoria non si è poi saputo più nulla e tutto è rimasto come prima. Oggi Rita Finzi la ricostruisce così al fattoquotidiano.it, tirando in ballo anche la prossima fusione tra Atc e Fer, le Ferrovie dell’Emilia Romagna: “Vennero fatte delle valutazioni di opportunità. È evidente, sostenne la Cancellieri, che quando Fer e Atc si sarebbero fuse, il rischio per Atc all’interno della Marconi Express sarebbe stato accettabile”.
Riassumendo, se la fusione Fer-Atc si farà, il rischio People mover sarà un po’ minore per il Comune. Ma si trasferirà in parte su Fer, che è al 90% della Regione. Il rischio si poggerà a quel punto sulle spalle di tutti i cittadini emiliano romagnoli. E viale Aldo Moro, non va scordato, finanzia già l’opera con 22,5 milioni. Per i contribuenti, dalla padella alla brace.
Sempre che qualcuno non ci ripensi (si è ancora in tempo per fermare tutto), e ritardi di Rfi permettendo, ai primi del 2012, promette Rita Finzi, i lavori inizieranno partendo dall’aeroporto verso la stazione. E a quel punto Atc, e quindi il Comune, inizierà a sborsare e a firmare mutui con le banche.
David Marceddu