“E che altro dovevo fare, menargli?”. Così il leader dell’Idv, Antonio di Pietro, risponde sul suo sito a quanti da ieri si chiedono di cosa abbia mai parlato con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una foto con il telefonino dei due seduti vicini alla Camera durante una pausa. I racconti di quanti hanno detto di averli visti parlare a lungo, con il premier che gesticolava, Di Pietro che ascoltava ed entrambi che ogni tanto sorridevano. E poi il mistero del bigliettino di complimenti che l’ex magistrato nega di aver ricevuto. E’ stata questa la vicenda che ha dominato le cronache politiche di ieri. Nonostante i silenzi del Cavaliere alle domande dei cronisti e il tentativo di tagliare corto del leader dell’Idv. “Gli ho detto che farebbe davvero il bene del Paese se se ne andasse al più presto”, ha riferito.
Ma la curiosità di tanti non si è spenta e oggi Di Pietro torna sulla questione sul web. “La curiosità è lecita ma per molti nella domanda c’era un pizzico di malizia – attacca – come se quelle due parole scambiate pubblicamente volessero dire chissà che”. Innanzitutto, sottolinea l’ex magistrato, arebbe stato il premier ad avvicinarlo. E non il contrario. Il leader dell’Idv non poteva quindi fare altro, riferisce sulla sua pagina Internet, che rispondere come ha sempre fatto. E dirgi “che se ne deve andare, che per il bene del Paese dovrebbe avere il senso di responsabilità di lasciare il governo – spiega – anche se ha ancora una maggioranza parlamentare che però non significa più niente dal momento che è stata comprata e che non corrisponde più alla maggioranza reale del Paese”. “Anche se non credo che mi darà retta, purtroppo”, aggiunge.
Le stesse cose che aveva spiegato ieri, ma che non erano servite a placare “sospetti e malignità”. Accuse velate addirittura di “berlusconismo”, secondo Di Pietro. Che specifica: “Io mi batto contro Berlusconi e contro il berlusconismo da 16 anni. Molti di quelli che si sono scandalizzati per quel colloquio mi hanno criticato per anni dicendo che facevo un’opposizione troppo intransigente”. Il motivo deve quindi essere un altro. Anche perché i colloqui tra i due non solo capitano di rado – l’ultimo era stato nel 1995 –, ma anche in momenti di particolare turbolenza politica. L’ultima volta, l’ex magistrato era stato invitato ad Arcore da Berlusconi, dopo la caduta del suo primo governo. “E allora perché tutte queste critiche incomprensibili?”, si chiede Di Pietro. “Secondo me perché io non mi accontento di un plebiscito che metta fine al berlusconismo – conclude – ma voglio che il centrosinistra si dia un programma politico che non può più essere solo dire no a Berlusconi e alle sue leggi”.