Mentre continuano i voli degli elicotteri e tu ti auguri che tutto questo abbia presto a finire, perché è estenuante, escono sulla stampa nazionale notizie circa la tutela assicurativa che le forze dell’ordine (nella specie, la polizia) avrebbero stipulato in vista dell’attacco da portare a quella che ormai viene anche definita “la libera Repubblica della Maddalena”, ossia, il presidio No Tav al cunicolo esplorativo di Chiomonte. La notizia non fa che aumentare la tensione già altissima che si respira qui in valle. Poco importa che ci sia la polizia e non l’esercito: quella che sembra profilarsi è una sorta di guerra. Ma quale guerra potrà essere?

A costo di essere noioso (ditemelo, lo sono, eh?) i No Tav, e, in generale, i cittadini che i poliziotti si troveranno di fronte non hanno nessun tipo di arma, praticano la non violenza. Una guerra è quando ci sono armi da una parte e dall’altra. Qui ci sono solo da una parte. Sarà una non-guerra.

Ma torniamo alla polizza assicurativa. Da ciò che si intende, è una polizza professionale per i danni che si possono arrecare a terzi nell’esercizio della professione, con relativa copertura legale. Questo sì che preoccupa, francamente. Che necessità c’è di assicurarsi? Come, con che modalità lo vogliono liberare questo benedetto sito?

Certo che, devo dirlo, non vorrei essere al posto di questi poliziotti (e, nel dirlo, mi ricordo cosa diceva Pier Paolo Pasolini della polizia). Come saranno stati istruiti? Cosa sanno davvero della storia della Tav? da dove vengono? Magari, quasi certamente, vengono da posti lontani, è la prima volta che si trovano in Val di Susa, sanno per sentito dire della lotta contro il treno veloce.

Sicuramente gli avranno detto che occorre sgombrare il sito che impedisce la realizzazione di un’opera che ha tutte le carte in regola per essere realizzata. Non sanno invece che attaccheranno gente che si oppone ad un’opera che forse (è tutto da verificare: pendono svariati ricorsi al Tar) è anche legale, ma sicuramente non è giusta. Che è un’opera dettata da logiche economiche e non certo trasportistiche. Questo di sicuro non lo sanno. E saranno costretti ad attaccare i meno colpevoli di tutti: la gente che lì ci abita.

Sicuramente non gli avranno detto invece che il direttore generale della società che vuole costruire il tunnel (la LTF – Lyon Turin Ferroviaire), Paolo Comastri, è stato condannato a maggio alla pena di mesi 8 di reclusione per una questione di appalti relativa alla discenderia di Venaus. Lo stesso Comastri, che sempre per LTF, senza averne i poteri, ha dato la delega per chiedere in sede civile un risarcimento di € 228.238 contro Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair… Queste cose non le sanno. No, queste non gliele dicono.

Dicono bene invece oggi alcune voci dei sindacati della polizia (Sil – Cgli in particolare), e cioè che loro (i poliziotti) ora debbono risolvere ciò che la politica non ha risolto. Questa è una frase saggia. La politica non ha risolto, ma perché non c’era la volontà di risolvere. C’era e c’è tuttora solo la volontà di andare avanti contro ogni e qualsiasi logica. E siamo rammaricati che le istituzioni politiche e i partiti abbiano rinunciato ad ogni confronto sul merito dell’opera riducendo l’opposizione a quest’ultima solo e sempre a questione di ordine pubblico. É il fallimento delle relazioni sociali,e  la responsabilità politica di quanto accadrà rimarrà nella storia.

Concludo ringraziando Massimo Montebove, del sindacato autonomo di polizia (Sap) che afferma che i No Tav hanno un “agguerrito pool di legali”. Ringrazio ovviamente anche a nome degli altri legali. Siamo agguerriti sì, ma solo nelle aule di giustizia. Quando la polizia attaccherà avremo le mani alzate come coloro che difendiamo.

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