Doveva diventare assessore allo sport nella giunta di Gianni Lettieri a Napoli (“Lui è l’uomo del fare che ha a cuore questa città”) . E invece, abbandonati i sogni di amministratore, Fabio Cannavaro, ex capitano della nazionale, ora deve pensare ai guai giudiziari che gli arrivano dalla sua attività di imprenditore. Lui non è indagato, ma gli hanno sequestrato quote della sua società. Nell’inchiesta della Dda di Napoli, condotta dagli uomini della Dia, guidati dal capocentro Maurizio Vallone, a carico di un’associazione a delinquere (40 indagati) dedita all’usura, al riciclaggio di denaro sporco con l’aggravante di aver favorito il clan Lo Russo, Cannavaro compare nell’ordinanza di arresto e nel decreto di sequestro.
Il Gip ha disposto i sigilli “per il 35% delle quote che la società CMA holding e servizi srl, facente capo a Fabio Cannavaro, ha nella società SVEVA srl”. Un intreccio societario tra il capitano della nazionale e il suo socio Marco Iorio, a capo dell’associazione a delinquere e riciclatore dei soldi sporchi del boss Lo Russo, che dura da tempo. “Le indagini hanno evidenziato – si legge nel decreto – che il noto calciatore è da molti anni socio di Marco Iorio con una quota del 10% in gran parte delle società gestite dalla famiglia Iorio”.
Cannavaro, ascoltato dagli inquirenti nel maggio scorso, confermava le partecipazioni: “Fui io a propormi a Marco Iorio, dicendogli che era mia intenzione diversificare gli investimenti. Mi viene chiesto quanto abbia conferito nel momento in cui sono entrato in società con Iorio e rispondo che, per quanto ricordi, ho conferito 150.000 o 200.000 euro, non ricordo con esattezza”. Dopo aver riportato l’interrogatorio del campione del mondo e del suo commercialista, in ordine alla presenza societaria di Cannavaro nelle imprese di Iorio, il Gip Maria Vittoria Foschini, nel decreto di sequestro, conclude: “Alla luce delle dichiarazioni riferite dal commercialista De Vita e della documentazione dallo stesso esibita (schema riepilogativo delle società e corrispondenza telematica con l’indagata Sandra De Caro), può senz’altro affermarsi la sussistenza del fumus circa la fittizietà della intestazione alla società CMA del 35% delle quote della SVEVA srl, quote di fatto appartenenti a Marco Iorio”.
Ma chi è il socio di Cannavaro? Iorio, insieme alla famiglia Potenza, viene definito il promotore ed organizzatore dell’associazione a delinquere. Nelle attività economiche, come quelle di ristorazione in tutta Italia (la catena Regina Margherita e non solo) Iorio e soci impiegavano “denaro proveniente dai delitti di contrabbando ed usura nonché 2.000.000 di euro versati da Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan camorristico”. E lo facevano attraverso lo schermo dei prestanome per evitare di incorrere in sequestri e confische dei beni fino all’operazione di questa mattina che ha interrotto gli affari sporchi.