Non si hanno conferme a riguardo, ma c’è da scommettere che in queste ore Mark Zuckerberg sia molto preoccupato: il suo sogno di dominio mondiale sui social network si trova davanti, di punto in bianco, un competitor agguerrito; adesso anche l’obiettivo di un trionfo in Borsa per Facebook, potrebbe naufragare clamorosamente.
Google, il gigante del motore di ricerca, dopo varie prove – con risultati deludenti – sulla strada del web “sociale”, fa davvero sul serio. Il suo social network, Google+ (da leggere “Google Plus”), annunciato all’inizio di questa settimana, è online. Gli utenti non possono ancora iscriversi: l’accesso è riservato ai dipendenti Google e a una cerchia ristretta di persone “invitate” a testarlo (tra questi, abbiamo trovato lo stesso Zuckerberg, con vari membri del suo staff pronti a studiare le contromosse; per un po’ è comparso anche un certo Steve Jobs ma presto è sparito). Tra i fortunati “tester” ci siamo ritrovati anche noi e, dopo alcune sessioni sul nuovo social network, vi diciamo subito che il nuovo progetto di Big G, convince. Sembra che dalle parti di Mountain View abbiamo studiato per anni Facebook, prestando però le orecchie alle lamentele degli utenti su ciò che piace meno del sito blu; aggiungendo alcune caratteristiche vincenti di strumenti come Twitter e incastonando, infine, il tutto nel “mondo” Google.
Google Plus a una prima occhiata si presenta come il sito di Zuckerberg. Ogni utente (un account Gmail è sufficiente per entrare) ha il suo profilo con informazioni, foto, esperienze lavorative, situazione personale (c’è anche una opzione geolocalizzazione). E ogni utente ha una sua bacheca dove può pubblicare status, foto, link, video. La differenza di fondo con Facebook è però che su Google+ non c’è bisogno di chiedere “l’amicizia” a qualcuno: chiunque può visualizzare il nostro profilo e viceversa. Tutto aperto per tutti, quindi? No, al contrario, e questa è la novità. Perché su Google Plus i contatti vanno organizzati in “cerchie”: quelle di partenza sono “Amici”, “Famiglia”, “Conoscenti”, “Persone che seguo”, ma se ne possono aggiungere altre, titolandole come si desidera (per esempio “colleghi”; “compagni calcetto”; ecc.). Quando pubblichiamo un aggiornamento sul nostro profilo, siamo obbligati a scegliere con quali cerchie condividerlo. Uno stato d’animo personale potremo condividerlo con amici (“i tuoi amici veri, quelli con cui condividi dettagli della tua vita privata”, è la didascalia); una segnalazione, con i “colleghi”; un video divertente, con i “conoscenti” (si possono scegliere anche più cerchie). Ma non finisce qui: un blogger, o una persona con un seguito on e offline (per esempio un politico, o un cantante), potrebbe decidere che alcuni contenuti pubblicati sono rivolti a tutti: basta selezionare post “pubblici”, e questi saranno visibili a tutti gli utenti di Google Plus: ecco che una parte degli aggiornamenti si trasforma in qualcosa di molto simile a Twitter. Va detto, inoltre, che noi saremo informati se qualcuno ci segue, ma non sapremo in quale “cerchia” ci ha messo: lui vedrà i nostri aggiornamenti senza sapere da quali è stato escluso (perché magari è nella cerchia “colleghi” e non vedrà i post rivolti agli “amici”). Google+ è un social network 3.0: “Condividi online come nella tua vita reale”, è lo slogan scelto da Mountain View: nella vita reale in effetti, non si condivide con la famiglia quello che si condivide con i conoscenti (mentre su Facebook, tutti gli “amici” sono sullo stesso piano).
Ma le novità sono anche altre. Nel sito è presente la chat di Gmail, con tanto di videochiamate; c’è l’opzione decisamente innovativa “videoritrovo”, che permette di avviare una diretta streaming interattiva con la propria webcam da condividere con le “cerchie”; ci sono gli aggiornamenti degli altri utenti (lo “stream”), sempre organizzati in base alle “cerchie” e gli “spunti”: si seleziona un interesse, per esempio, “Il Fatto”; o “Serie A” e si accede a tutti gli aggiornamenti al riguardo. Ogni post sulla bacheca di Google+, inoltre, è commentabile, condivisibile e si può usare il tasto +1 esprimendo un gradimento che, nel caso di un link, verrà visualizzato anche fuori, affianco ai risultati di ricerca quando si cerca su Google. Due ultime features: il tasto feedback sempre a disposizione per mandare la propria opinione ed entrare in contatto con il team Google (su Facebook è sempre stato molto difficile contattare i gestori del sito); e le applicazioni per il mobile: Android è già disponibile, quelle per le altre piattaforme seguiranno presto. Va aggiunta un’ultima impressione generale: con Google Plus, incastonato in Google, si ha l’impressione di avere tutto sotto controllo: le nostre cose, quelle degli amici, ma anche le funzioni classiche: ricerca, gmail, youtube; tutto ciò che ci interessa in Rete è a portata di mano (molto comodo, forse troppo: come se la nostra vita digitale fosse di Google). Le prime impressioni degli utenti online sul nuovo social network sono positive.
E ieri il titolo Google a Wall Street guadagnava quasi il 3 per cento. Mark Zuckerberg aveva annunciato lo sbarco in Borsa del suo Facebook all’inizio del 2012. Alcuni analisti davano il sito blu al valore stellare di 100 miliardi di dollari. Ora, previsioni così rosee dovranno tenere alla prova dei fatti. Non stiamo dando Facebook per spacciato: ieri il fondatore ha annunciato “novità straodinarie”. Ma colossi come MySpace, da leader del mercato si sono eclissati in pochi mesi. La stessa Microsoft, leader assoluta fino a pochi anni fa, è in affanno. La lezione dell’innovazione è sempre quella: chi si ferma è perduto. E nel mercato “social” ora è competizione vera.
Tecnologia
“Google plus” convince e sfida Facebook
Non si hanno conferme a riguardo, ma c’è da scommettere che in queste ore Mark Zuckerberg sia molto preoccupato: il suo sogno di dominio mondiale sui social network si trova davanti, di punto in bianco, un competitor agguerrito; adesso anche l’obiettivo di un trionfo in Borsa per Facebook, potrebbe naufragare clamorosamente.
Google, il gigante del motore di ricerca, dopo varie prove – con risultati deludenti – sulla strada del web “sociale”, fa davvero sul serio. Il suo social network, Google+ (da leggere “Google Plus”), annunciato all’inizio di questa settimana, è online. Gli utenti non possono ancora iscriversi: l’accesso è riservato ai dipendenti Google e a una cerchia ristretta di persone “invitate” a testarlo (tra questi, abbiamo trovato lo stesso Zuckerberg, con vari membri del suo staff pronti a studiare le contromosse; per un po’ è comparso anche un certo Steve Jobs ma presto è sparito). Tra i fortunati “tester” ci siamo ritrovati anche noi e, dopo alcune sessioni sul nuovo social network, vi diciamo subito che il nuovo progetto di Big G, convince. Sembra che dalle parti di Mountain View abbiamo studiato per anni Facebook, prestando però le orecchie alle lamentele degli utenti su ciò che piace meno del sito blu; aggiungendo alcune caratteristiche vincenti di strumenti come Twitter e incastonando, infine, il tutto nel “mondo” Google.
Google Plus a una prima occhiata si presenta come il sito di Zuckerberg. Ogni utente (un account Gmail è sufficiente per entrare) ha il suo profilo con informazioni, foto, esperienze lavorative, situazione personale (c’è anche una opzione geolocalizzazione). E ogni utente ha una sua bacheca dove può pubblicare status, foto, link, video. La differenza di fondo con Facebook è però che su Google+ non c’è bisogno di chiedere “l’amicizia” a qualcuno: chiunque può visualizzare il nostro profilo e viceversa. Tutto aperto per tutti, quindi? No, al contrario, e questa è la novità. Perché su Google Plus i contatti vanno organizzati in “cerchie”: quelle di partenza sono “Amici”, “Famiglia”, “Conoscenti”, “Persone che seguo”, ma se ne possono aggiungere altre, titolandole come si desidera (per esempio “colleghi”; “compagni calcetto”; ecc.). Quando pubblichiamo un aggiornamento sul nostro profilo, siamo obbligati a scegliere con quali cerchie condividerlo. Uno stato d’animo personale potremo condividerlo con amici (“i tuoi amici veri, quelli con cui condividi dettagli della tua vita privata”, è la didascalia); una segnalazione, con i “colleghi”; un video divertente, con i “conoscenti” (si possono scegliere anche più cerchie). Ma non finisce qui: un blogger, o una persona con un seguito on e offline (per esempio un politico, o un cantante), potrebbe decidere che alcuni contenuti pubblicati sono rivolti a tutti: basta selezionare post “pubblici”, e questi saranno visibili a tutti gli utenti di Google Plus: ecco che una parte degli aggiornamenti si trasforma in qualcosa di molto simile a Twitter. Va detto, inoltre, che noi saremo informati se qualcuno ci segue, ma non sapremo in quale “cerchia” ci ha messo: lui vedrà i nostri aggiornamenti senza sapere da quali è stato escluso (perché magari è nella cerchia “colleghi” e non vedrà i post rivolti agli “amici”). Google+ è un social network 3.0: “Condividi online come nella tua vita reale”, è lo slogan scelto da Mountain View: nella vita reale in effetti, non si condivide con la famiglia quello che si condivide con i conoscenti (mentre su Facebook, tutti gli “amici” sono sullo stesso piano).
Ma le novità sono anche altre. Nel sito è presente la chat di Gmail, con tanto di videochiamate; c’è l’opzione decisamente innovativa “videoritrovo”, che permette di avviare una diretta streaming interattiva con la propria webcam da condividere con le “cerchie”; ci sono gli aggiornamenti degli altri utenti (lo “stream”), sempre organizzati in base alle “cerchie” e gli “spunti”: si seleziona un interesse, per esempio, “Il Fatto”; o “Serie A” e si accede a tutti gli aggiornamenti al riguardo. Ogni post sulla bacheca di Google+, inoltre, è commentabile, condivisibile e si può usare il tasto +1 esprimendo un gradimento che, nel caso di un link, verrà visualizzato anche fuori, affianco ai risultati di ricerca quando si cerca su Google. Due ultime features: il tasto feedback sempre a disposizione per mandare la propria opinione ed entrare in contatto con il team Google (su Facebook è sempre stato molto difficile contattare i gestori del sito); e le applicazioni per il mobile: Android è già disponibile, quelle per le altre piattaforme seguiranno presto. Va aggiunta un’ultima impressione generale: con Google Plus, incastonato in Google, si ha l’impressione di avere tutto sotto controllo: le nostre cose, quelle degli amici, ma anche le funzioni classiche: ricerca, gmail, youtube; tutto ciò che ci interessa in Rete è a portata di mano (molto comodo, forse troppo: come se la nostra vita digitale fosse di Google). Le prime impressioni degli utenti online sul nuovo social network sono positive.
E ieri il titolo Google a Wall Street guadagnava quasi il 3 per cento. Mark Zuckerberg aveva annunciato lo sbarco in Borsa del suo Facebook all’inizio del 2012. Alcuni analisti davano il sito blu al valore stellare di 100 miliardi di dollari. Ora, previsioni così rosee dovranno tenere alla prova dei fatti. Non stiamo dando Facebook per spacciato: ieri il fondatore ha annunciato “novità straodinarie”. Ma colossi come MySpace, da leader del mercato si sono eclissati in pochi mesi. La stessa Microsoft, leader assoluta fino a pochi anni fa, è in affanno. La lezione dell’innovazione è sempre quella: chi si ferma è perduto. E nel mercato “social” ora è competizione vera.
RIVOLUZIONE YOUTUBER
di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ AcquistaArticolo Precedente
Contro Facebook arriva Google Plus
E gli amici si dividono in “cerchie”
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Giustizia & Impunità
Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
Politica
Almasri, ora la maggioranza vuole eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. M5s e Pd: “Così pm sotto il governo e politici impuniti”
FQ Magazine
Vespa scatenato difende il governo: “Ogni Stato fa cose sporchissime”. Opposizioni: “Superato il limite”
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.