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Biotestamento, la Camera approva
Englaro: “Stato non può disporre della vita”

Il testo tornerà al Senato in autunno per il via libera definitivo. Secondo le opposizioni, le volontà del malato vengono derubricate a semplici orientamenti. Ignazio Marino (Pd) annuncia la raccolta di firme per un referendum abrogativo "perché bisogna dare un segno a questa politica che non può più calpestare i diritti delle persone"
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Beppino Englaro, Ignazio Marino e Mina Welby davanti alla Camera dei Deputati

“Ci rubano anche la morte”. Non ha dubbi il segretario dei radicali Mario Staderini nel bocciare senza appello la normativa sul fine vita del centrodestra che questa sera ha incassato lo scontato via libera da Montecitorio. Una legge che, come sottolinea l’esponente radicale, disinnescherà “le conquiste di libertà che Piergiorgio Welby e la famiglia Englaro hanno assicurato agli italiani con la loro lotta”.

E una ferma presa di posizione contro il testo della maggioranza arriva proprio da Beppino Englaro, il padre di Eluana, che parla apertamente di norma anticostituzionale: “Nessuno, né lo Stato né un medico possono disporre della salute di un cittadino”.

E’ proprio questo il punto. Secondo le opposizioni, le volontà del malato, le cosiddette Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento) vengono derubricate a semplici orientamenti. La pensa così Livia Turco, ex ministro della Salute sotto il governo Prodi, che parla di ddl autoritario. Secondo l’esponente del Pd, la normativa vieta di fatto il testamento biologico: “Nelle Dat si potrà scrivere solamente nome, cognome e che non si vuole essere sottoposti ad accanimento terapeutico”.

La legge del centrodestra era stata approvata dal Senato nella primavera del 2009, ma, settimana scorsa, un’emendamento ha cambiato le carte in tavola andando a restringere la tipologia di pazienti ai quali si applica la normativa: solo a quelli in stato vegetativo per cui è stata accertata “assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”.

Ma cosa cambierà quando il testo in autunno tornerà a Palazzo Madama per la definitiva approvazione? Alla domanda risponde Ignazio Marino, chirurgo e senatore dei democratici. D’ora in poi si obbligheranno le persone, “anche coloro che hanno indicato di non volere un tubo nell’intestino, a riceverlo per legge”. In altre parole, le indicazioni che ognuno di noi lascerà non saranno vincolanti per il medico. Una legge che, secondo Marino, metterà in seria difficoltà anche gli stessi dottori: “Da un lato hanno un codice deontologico che dice che bisogna accompagnare il paziente secondo le sue indicazioni, dall’altro una legge che dice che se il paziente perde coscienza il medico è obbligato a inserire un tubo nell’intestino”.

Dalle parti della maggioranza si procede invece compatti e si bollano le critiche come ideologiche, anche se nel Pdl, qualche voce contraria si fa sentire. Come quella di Daniele Capezzone che, forse ricordando il suo recente passato assieme ai radicali, dice: “Se fossi in Parlamento, non la voterei”.

Marino dal canto suo annuncia la raccolta di firme per un referendum abrogativo “perché bisogna dare un segno a questa politica che non può più calpestare i diritti delle persone”, mentre i radicali si dicono convinti che la Corte costituzionale alla fine boccerà la normativa. “Solo che ci vorranno anni – conclude Staderini – nei quali si ripeteranno i drammi umani che colpiranno soprattuto i più poveri”.

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