Ha una copertina pungente, il libro di Mara Hvistendahl (Unnatural Selection, Selezione innaturale) uscito, per ora, solo negli Usa: ci sono quattro soldatini (i marines in plastica verde che si vedono in Toy Story) ed una bambolina. L’immagine è una metafora per dire che ci sono “innaturalmente” più uomini che donne sulla faccia della Terra e che questi uomini si dedicano ad attività poco utili (o esibitorie), come fare la guerra, per esempio..
È un’esagerazione, vista da noi europei. Ma in altre nazioni (le più popolose, d’altronde) le cose stanno diversamente.
Sul Time Magazine (da cui è tratto lo spunto per questo post) è scritto che il rapporto standard è di 100 donne e 105 uomini alla nascita, per via del tasso di mortalità maschile che è lievemente più alto di quello femminile (la Natura già lo sapeva e si è adeguata nei millenni). Però, in India si contano 112 maschietti ogni 100 femminucce ed in Cina se ne contano addirittura 121.
Le politiche di riduzione della natalità di quei Paesi (di cui la liberalizzazione degli aborti è diventata parte integrante, più che l’uso di anticoncezionali) ha fatto sì che le prime rappresentanti dell’eugenetica per fini economici (oltre che demografici) fossero le madri: le figlie femmine sono un costo (dote), un peso (e se non si sposano?), sono meno adatte per il lavoro pesante (campi, miniere e guerre) e non tramandano il cognome e il patrimonio famigliare. Ecografie, amniocentesi e altre indagini servono a quelle popolazioni per stabilire il destino di un feto: se è donna, verrà sacrificata.
È il maschio che porterà il cognome, è il maschio che porterà più reddito. È il maschio che dovrà campare, quindi.
Ma vi è di più e ancor più terrificante. In India, le coppie ricche sottopongono le loro piccole figlie al cambio chirurgico di sesso. Per duemila euro fanno operare le bambine da uno a cinque anni, adducendo varie scuse di patologie genetiche, e poi le imbottiscono di ormoni maschili.
Così, decenni dopo l’inizio di tale selezione (orrenda), le cose stanno in questi termini: poche donne da poter sposare; innalzamento del tasso di prostituzione; immigrazione di prostitute dai Paesi confinanti (Vietnam per lo più) verso Cina, Sud Corea e Taiwan; commercio delle mogli; innalzamento del tasso di omicidi nei territori con il più alto sbilanciamento di genere (il pezzo, nella versione online del Time, contiene alcuni link ad interessanti riferimenti socio-antropologici).
Oddio, la Hvistendahl a tal proposito ci dice che uno sbilanciamento più lieve esiste anche nel Caucaso e in Albania. Se un tempo si trattava di soli infanticidi di massa, ora si definiscono “scelte consapevoli” quelle di decidere (vale in Cina come in California), attraverso la fecondazione artificiale, oltre al colore degli occhi, anche e soprattutto il sesso. Le coppie che scelgono di avere un maschio (viva Gianna Nannini e la sua bellissima Penelope, allora!) sono convinte (egoisticamente) che ci saranno certamente altre coppie che avranno figlie femmine e l’equilibrio verrà comunque raggiunto. Anche questo è un aspetto Nimby, a pensarci bene!
Mi sono venute in mente due cose. Tempo fa vidi un pluripremiato corto italo-spagnolo, dal titolo Intercambio (Novellino e Quintanilla), in cui si narrava di una terribile carestia nel secolo scorso, sotto la dittatura. I poveri dei villaggi finirono per diventare cannibali, ammazzando di preferenza le bambine (ritenute un peso inutile). Rimasi sconvolta per parecchio tempo.
L’altra evocazione (suggerita dai marine della copertina di Unnatural Selection) mi ha rammentato ancora una volta un romanzo (a me caro) di Hugo Gonçalves, Il cuore degli uomini.
Per finire – con parole non mie (altrimenti i lettori del blog mi tacciano di femminismo acuto) – la Hvistendahl paragona la scelta individuale di generare solo maschi a tutti coloro (e sono tantissimi) che comprano un potente Suv per viaggiarci da soli, egoisticamente convinti che in definitiva il loro acquisto non avrà un impatto ambientale così dannoso.
Come al solito, sine praeiudicio melioris sententiae, ovverosia ogni altra opinione sarà benvenuta, se posta con garbo ed educazione.
di Marika Borrelli