Il giudice del lavoro del tribunale di Torino Vincenzo Ciocchetti ha respinto tutte le richieste contrattuali della Fiom sul contratto collettivo nazionale di primo livello del 29 dicembre 2010 e sulla contrattazione collettiva aziendale di secondo livello del 17 febbraio 2011 fra Fabbrica Italia Pomigliano e le organizzazioni sindacali. Ma, al tempo stesso, ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale perché ha determinato, “quale effetto conseguente, l’estromissione di Fiom-Cgil” dal sito campano. Alla Fiom, infatti, secondo la sentenza, deve essere riconosciuto da parte di Fabbrica Italia Pomigliano, “la disciplina del titolo terzo” dello Statuto dei lavoratori. Dovrà, cioè, essere applicato l’intero “titolo terzo”, dall’articolo 19 (Costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali) all’articolo 27 (locali delle rappresentanze sindacali). Ecco la tanto attesa sentenza d’appello sulla newco di Pomigliano d’Arco. Sentenza che ha subito suscitato molteplici reazioni.

Sia per i sindacati che hanno firmato l’accordo che per la stessa Fiom che ha presentato il ricorso, si tratta di “una vittoria”. Se da un lato, infatti, il segretario provinciale Fiom Napoli, Andrea Amendola, esulta per “la condanna del Lingotto per violazione all’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori”, dall’altro i segretari regionali di Uilm e Fismic, e provinciale della Fim, parlano di una sentenza favorevole per il riconoscimento della legittimità dell’accordo stesso.

“La Fiat aveva creato la newco esclusivamente per escludere la Fiom – sottolinea Amendola – e per questo è stata condannata. Per la violazione dell’articolo 2112, ci apprestiamo ad andare avanti sul piano legale con i ricorsi dei singoli lavoratori. Ma per noi quella di stasera è una grande vittoria, in quanto la Fiat non potrà mettere fuori la Fiom dalla newco, ed avremo nostri rappresentanti in fabbrica”.

Crescenzo Auriemma
, segretario regionale Uilm Campania, invece, sottolinea che la sentenza “ha dato ragione a chi tutela i lavoratori. E’ ora che la Fiom ripensi agli errori – prosegue il sindacalista – e torni ad essere un sindacato, facendo valere le proprie ragioni al di fuori delle aule giudiziarie, con il ruolo che le compete”. Anche Giuseppe Terracciano, segretario Fim Napoli, sostiene che la sentenza di Torino “riconosce la validità degli accordi fatti, e allo stesso tempo sconfessa tutta la strumentalizzazione che la Fiom aveva sviluppato sugli accordi stessi. Adesso – aggiunge – dobbiamo prendere atto che la Fiom ha l’opportunità di rientrare in gioco, ma deve riconoscere la validità degli accordi”. Speranzoso, infine, il segretario regionale campano della Fismic, Luigi Mercogliano: “Speriamo che la sentenza serva a dare il via agli altri investimenti per il progetto Fabbrica Italia, fermo restando che a Pomigliano il progetto Panda è partito e nessuno lo potrà più fermare, con garanzie occupazionali per tutti i lavoratori di Pomigliano e dell’indotto campano”.

”La Fiat è stata condannata per comportamento antisindacale e questo è un fatto significativo”, ha commentato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom. “Da tempo – ha spiegato – avevamo denunciato che l’esclusione della Fiom dagli stabilimenti Fiat era illegittima. Dobbiamo leggere il dispositivo della sentenza, dopodiché valuteremo se avviare delle cause individuali dei singoli lavoratori”. Tuttavia, da parte della Fiom-Cgil, fa sapere l’avvocato Nanni Alleva, “non ci sarà ricorso perché faremo in modo di far accertare la violazione dell’articolo 2112 del codice civile che dice che non si può frazionare il rapporto di lavoro”. “La causa l’abbiamo vinta noi – ha aggiunto il legale – perché la Fiom rientra in Fabbrica Italiana Pomigliano a vele spiegate mentre altre organizzazioni sindacali si erano impegnate a non scioperare. Noi invece abbiamo dimostrato che lo possiamo fare”.

Nessuna reazione ufficiale da parte del Lingotto. “Riteniamo necessario procedere a un accurato esame del provvedimento per valutare l’impatto della decisione del giudice sulla praticabilità dei piani di investimento annunciati”, ha brevemente dichiarato un portavoce della Fiat. Quello che invece è certo è il ricorso da parte dell’azienda sulla seconda parte della sentenza relativa alla condanna per comportamento anti-sindacale. “La prima parte della sentenza è motivo di grande soddisfazione  – hanno commentato i due avvocati di Fiat Raffaele De Luca Tamajo e Diego Di Rutigliano – mentre la seconda parte è incomprensibile”. Secondo i due legali, la condanna “contrasta apertamente con l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori che sancisce il diritto di rappresentanza sindacale soltanto alle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto il contratto”.

Opposta l’opinione del leader della Cisl, Raffaele Bonanni: “E’ una vittoria sul piano sindacale di chi ha ritenuto importante l’investimento e ha puntato sull’accordo con la Fiat”. “Ma per la Cisl – ha aggiunto – è anche una vittoria in sede giudiziaria perché da oggi la Fiom, al contrario di ieri, non ha alcun alibi, visto che ha l’opportunità di rientrare nel gioco democratico ma dovrà rispettare gioco forza la volontà dei lavoratori e degli altri sindacati, assumendosi le proprie responsabilità sugli accordi che a maggioranza si faranno come pattuito dall’accordo interconfederale sottoscritto alcune settimane fa”. Insomma, secondo Bonanni, ”aderendo la Fiom alla Cgil e ancora di più oggi dopo la decisione dei giudici che la riabilitano alle funzioni sindacali, tutto questo costringe la Fiom a ritornare nella logica della democrazia sindacale rappresentativa fatta di diritti, doveri e clausole di responsabilità”.

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