Mario Cal, storico braccio destro di don Verzè, entra nel suo ufficio poco dopo le dieci di mattino del 18 luglio. Dodici giorni prima, complice un buco di bilancio di 900 milioni, il cda del San Raffaele è stato rimescolato con l’ingresso di quattro uomini del Vaticano. La Santa Sede garantisce un piano di salvataggio e 200 milioni sicuri dalle casse dello Ior. Per l’ex vice presidente della Fondazione del Monte Tabor che controlla l’ospedale di Segrate la partita si chiude quel giorno. Il resto avviene il 18 luglio. Il rewind dei fatti è impietoso: pochi minuti dopo le dieci, due spari, quindi la corsa in rianimazione, la concitazione, la paura, alla fine il decesso. Mario Cal, 71 anni, muore così. Un suicidio sul quale si allungano due lettere lasciate alla famiglia, l’ombra di un giallo (poi risolto) sulla pistola (calibro 38 Smith Wesson detenuta regolarmente), una dinamica tutta da ricostruire e un movente ancora da cercare. Molte ipotesi e poche certezze. La più accreditata ruota attorno a quel buco finanziario per il quale ora la procura di Milano pensa anche a un’istanza di fallimento da avanzare nei confronti del San Raffaele.
In realtà, sulla figura di Mario Cal e su quella di sua moglie Redentina Besana, pesa anche un’altra storia non meno inquietante. Una storia che mette insieme interessi nel giro delle pompe funebri e che da qui rimbalza dentro al cuore di Milano, pescando nel far west di bare e sepolture. Una storia (ancora tutta d accertare dal punto di vista giudiziario) che racconta di singolari tavolini con la politica per spartirsi il business del caro estinto, di regole scritte sotto dettatura e di strane municipalizzate concepite e poi abortite in pochi mesi. Una storia che squaderna i nomi dei tanti comprimari che hanno calcato il proscenio giudiziario di Mani Pulite.
Ecco allora i fatti. Nell’agosto del 2010, l’associazione Sos Racket usura denuncia strane collusioni tra diversi ospedali e alcune imprese di pompe funebri. Due anni prima la procura di Milano con l’operazione Caronte scoperchia il pentolone dell’illecito: cartelli d’impresa che in totale monopolio e grazie a un vorticoso giro di mazzette si spartiscono il mercato. Sul registro degli indagati finiscono nomi eccellenti come Alcide Cerato (patron dell’impresa San Siro, leader a livello nazionale) e Mario Sciannameo, socialista della prima ora, grande amico dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa e, naturalmente, navigato ras del settore pompe funebri. I due, assieme, ad altre persone finiscono a processo.
Nel 2010, secondo Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos racket e usura poco è cambiato. Il dubbio viene girato a Renato Miazzolo presidente della Feniof (Federazione nazionale onoranze funebri). Tra i due il discorso è schietto. Niente formalismi. Si va subito al sodo. E si affrontano argomenti delicati. Su tutti (ma non solo) quello di Mario Cal e di un’impresa di pompe funebri, la Generali srl che al San Raffaele lavora in regime di monopolio. Strano, ma non troppo. Il grave arriva dopo, quando Miazzolo svela: “La Generali è di Mario Cal, ma viene gestita dalla moglie e ultimamente chi dirige i lavori è il nipote di Cal”. In realtà l’amministratore di questa srl è un signore di Varese. Socio unico, invece, è la fiduciaria Bankonrd spa con sede nel centro di Milano. Qui, una parte delle quote, risulta intestata alla moglie del braccio destro di don Verzè, Redentina Besana. E del resto, questo ginepraio societario, era già stato svelato nel 1997 da un articolo del Corriere della Sera. L’allora portavoce del San Raffaele Gabriele Battipaglia spiegava che “da una decina d’anni esiste una convenzione con la società di pompe funebri Generali (…) e non abbiamo problemi a confermare che la Generali è intestata a Redentina Besana, moglie di Mario Cal”. E già all’epoca il dottor Miazzolo rispondeva: “Siamo contrari alla presenza di imprese private negli ospedali a qualsiasi titolo”.
Nel 2010, davanti a Manzi che naturalmente registra l’intero colloquio, Miazzolo racconta qualcosa di più: “Le operazioni dentro al San Raffaele vengono gestite dalla Magugliani srl per conto di Generali”. Il Fatto ha tentato di contattare Miazzolo per ottenere una conferma. “Il presidente è in vacanza e non è raggiungibile”, ci è stato risposto dal segretario nazionale della Feniof Alessandro Bosi.
Il quadro, comunque, è chiaro: la Generali da anni gestisce i morti del San Raffaele, lo fa in regime di quasi monopolio e in pieno conflitto d’interessi, visto il tipo di proprietà che sta dietro a questa srl. Di più: un imprenditore del settore, che preferisce restare anonimo e che chiameremo Carlo conferma “il monopolio della Generali” da un lato “e i lavori subappaltati alla Magugliani” dall’altro. Carlo, poi, aggiunge un particolare: “Oggi davanti alla camera mortuaria ci sono due impiegati, uno della Generali e uno della Magugliani”.
Ma chi c’è dietro a quest’altra impresa? Una semplice visura camerale risponde alla domanda: la società è riconducibile a quel Mario Sciannameo, grande amico dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa. Nel 2008 Sciannameo finisce indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta Caronte coordinata dal pm Grazia Colacicco. Oggi è un imputato in attesa di giudizio. Particolare che rende ancora più imbarazzante la posizione di Mario Cal e di sua moglie, naturalmente mai coinvolti penalmente.
Giunti a questo punto, però, la vicenda, partita dalla stanza mortuaria del San Raffaele, atterra direttamente sui tavoli di palazzo Marino, squadernando per intero il grande business del caro estinto. Riassumiamo: nel 2010 Miazzolo confida a Manzi il collegamento di Mario Cal con la Generali srl. Nel 2008 la procura di Milano svela il racket del caro estinto. Un anno prima, nel luglio 2007, e dunque a indagini ancora coperte, nasce il Consorzio servizi funebri La Fenice composto da 23 imprese. Tra queste la Magugliani riconducibile a Sciannameo e la Generali della moglie di Mario Cal.
A cosa serve il consorzio? Secondo Miazzolo a fare cartello per spartirsi il 50% del mercato. Mentre l’altro 50%, stando sempre alle parole del presidente della Feniof, andrebbe alla San Siro di Alcide Cerato. L’intero progetto, stando a una denuncia fatta da Manzi ai Nas nell’agosto 2010 e trasmessa al pm Grazia Colacicco, prende forma negli uffici del Comune di Milano.
Siamo nella primavera-estate 2007. E’ in questo momento che nasce l’idea di creare la Mi.Sef. (Milano ser vizi funebri), una municipalizzata che ufficialmente ha il compito di mettere fine al far west del settore visto che a dire dello stesso assessore di allora Stefano Pillitteri “nelle pompe funebri a volte tira aria da Chicago anni Venti”.
Ecco cosa succede, seconda la versione, ancora tutta da verificare, del presidente di Sos racket e usura. Nella sua denuncia Manzi riporta un colloquio avuto con Alcide Cerato nel 2008: “Mi raccontò di un grande business che era la creazione da parte del comune di Milano di una società municipalizzata denominata Mi.Sef”. Dopodiché lo stesso Cerato racconta “di un incontro, in Comune, dove viene proposto al Cerato di gestire il 50% degli appalti e l’altro 50% al gruppo Varesina”. Gruppo, quest’ultimo, riconducibile al duo Sciannameo-D’Antoni. Questo denuncia Manzi in due verbali dell’agosto 2010 che hanno dato il via a un’inchiesta ad oggi priva d’indagati. Il quadro viene confermato dallo stesso Renato Miazzolo che conferma “l’incontro per la spartizione del mercato ai due gruppi”. Miazzolo, però, racconta anche che l’accordo non fu trovato. Da qui in poi la storia è nota: nell’ottobre 2008 la squadra Mobile procede agli arresti. Un anno dopo il progetto Mi.Sef naufraga definitivamente. “Ma quello – racconta lo stesso Pillitteri – era un progetto che andava contro gli stessi interessi dei due consorzi. La Mi.Sef. aveva l’obiettivo di regolamentare una piccola fetta di mercato legata alle lapide e ai giardini. E comunque quell’idea fu bocciata da un movimento lobbistico politicamente trasversale. Manzi ha preso un abbaglio”
Questi i fatti. Una parte della storia finisce comunque dentro a una cella di Opera. Quella in cui sarà rinchiuso per qualche settimana del 2008 Alcide Cerato. In quei giorni il via vai dei notabili lombardi è impressionante. Il patron della San Siro, infatti, riceve le visite di Roberto Formigoni, del deputato Giancarlo Abelli (Pdl), di Matteo Salvini (Lega), di Massimo Ponzoni e di Stefano Maullu (Forza Italia).
Cronaca
Appalti e mazzette, il business del caro estinto
Dal San Raffaele fino al Comune di Milano
La moglie di Mario Cal, il vice di Don Verzè, morto suicida il 18 luglio scorso, per anni ha gestito un'impresa di pompe funebri all'interno dell'ospedale di Segrate. Si tratta della Generali che h affidato i lavori a Mario Sciannameo, imputato per associazione a delinquere nel processo milanese sul racket dei funerali
In realtà, sulla figura di Mario Cal e su quella di sua moglie Redentina Besana, pesa anche un’altra storia non meno inquietante. Una storia che mette insieme interessi nel giro delle pompe funebri e che da qui rimbalza dentro al cuore di Milano, pescando nel far west di bare e sepolture. Una storia (ancora tutta d accertare dal punto di vista giudiziario) che racconta di singolari tavolini con la politica per spartirsi il business del caro estinto, di regole scritte sotto dettatura e di strane municipalizzate concepite e poi abortite in pochi mesi. Una storia che squaderna i nomi dei tanti comprimari che hanno calcato il proscenio giudiziario di Mani Pulite.
Ecco allora i fatti. Nell’agosto del 2010, l’associazione Sos Racket usura denuncia strane collusioni tra diversi ospedali e alcune imprese di pompe funebri. Due anni prima la procura di Milano con l’operazione Caronte scoperchia il pentolone dell’illecito: cartelli d’impresa che in totale monopolio e grazie a un vorticoso giro di mazzette si spartiscono il mercato. Sul registro degli indagati finiscono nomi eccellenti come Alcide Cerato (patron dell’impresa San Siro, leader a livello nazionale) e Mario Sciannameo, socialista della prima ora, grande amico dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa e, naturalmente, navigato ras del settore pompe funebri. I due, assieme, ad altre persone finiscono a processo.
Nel 2010, secondo Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos racket e usura poco è cambiato. Il dubbio viene girato a Renato Miazzolo presidente della Feniof (Federazione nazionale onoranze funebri). Tra i due il discorso è schietto. Niente formalismi. Si va subito al sodo. E si affrontano argomenti delicati. Su tutti (ma non solo) quello di Mario Cal e di un’impresa di pompe funebri, la Generali srl che al San Raffaele lavora in regime di monopolio. Strano, ma non troppo. Il grave arriva dopo, quando Miazzolo svela: “La Generali è di Mario Cal, ma viene gestita dalla moglie e ultimamente chi dirige i lavori è il nipote di Cal”. In realtà l’amministratore di questa srl è un signore di Varese. Socio unico, invece, è la fiduciaria Bankonrd spa con sede nel centro di Milano. Qui, una parte delle quote, risulta intestata alla moglie del braccio destro di don Verzè, Redentina Besana. E del resto, questo ginepraio societario, era già stato svelato nel 1997 da un articolo del Corriere della Sera. L’allora portavoce del San Raffaele Gabriele Battipaglia spiegava che “da una decina d’anni esiste una convenzione con la società di pompe funebri Generali (…) e non abbiamo problemi a confermare che la Generali è intestata a Redentina Besana, moglie di Mario Cal”. E già all’epoca il dottor Miazzolo rispondeva: “Siamo contrari alla presenza di imprese private negli ospedali a qualsiasi titolo”.
Nel 2010, davanti a Manzi che naturalmente registra l’intero colloquio, Miazzolo racconta qualcosa di più: “Le operazioni dentro al San Raffaele vengono gestite dalla Magugliani srl per conto di Generali”. Il Fatto ha tentato di contattare Miazzolo per ottenere una conferma. “Il presidente è in vacanza e non è raggiungibile”, ci è stato risposto dal segretario nazionale della Feniof Alessandro Bosi.
Il quadro, comunque, è chiaro: la Generali da anni gestisce i morti del San Raffaele, lo fa in regime di quasi monopolio e in pieno conflitto d’interessi, visto il tipo di proprietà che sta dietro a questa srl. Di più: un imprenditore del settore, che preferisce restare anonimo e che chiameremo Carlo conferma “il monopolio della Generali” da un lato “e i lavori subappaltati alla Magugliani” dall’altro. Carlo, poi, aggiunge un particolare: “Oggi davanti alla camera mortuaria ci sono due impiegati, uno della Generali e uno della Magugliani”.
Ma chi c’è dietro a quest’altra impresa? Una semplice visura camerale risponde alla domanda: la società è riconducibile a quel Mario Sciannameo, grande amico dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa. Nel 2008 Sciannameo finisce indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta Caronte coordinata dal pm Grazia Colacicco. Oggi è un imputato in attesa di giudizio. Particolare che rende ancora più imbarazzante la posizione di Mario Cal e di sua moglie, naturalmente mai coinvolti penalmente.
Giunti a questo punto, però, la vicenda, partita dalla stanza mortuaria del San Raffaele, atterra direttamente sui tavoli di palazzo Marino, squadernando per intero il grande business del caro estinto. Riassumiamo: nel 2010 Miazzolo confida a Manzi il collegamento di Mario Cal con la Generali srl. Nel 2008 la procura di Milano svela il racket del caro estinto. Un anno prima, nel luglio 2007, e dunque a indagini ancora coperte, nasce il Consorzio servizi funebri La Fenice composto da 23 imprese. Tra queste la Magugliani riconducibile a Sciannameo e la Generali della moglie di Mario Cal.
A cosa serve il consorzio? Secondo Miazzolo a fare cartello per spartirsi il 50% del mercato. Mentre l’altro 50%, stando sempre alle parole del presidente della Feniof, andrebbe alla San Siro di Alcide Cerato. L’intero progetto, stando a una denuncia fatta da Manzi ai Nas nell’agosto 2010 e trasmessa al pm Grazia Colacicco, prende forma negli uffici del Comune di Milano.
Siamo nella primavera-estate 2007. E’ in questo momento che nasce l’idea di creare la Mi.Sef. (Milano ser vizi funebri), una municipalizzata che ufficialmente ha il compito di mettere fine al far west del settore visto che a dire dello stesso assessore di allora Stefano Pillitteri “nelle pompe funebri a volte tira aria da Chicago anni Venti”.
Ecco cosa succede, seconda la versione, ancora tutta da verificare, del presidente di Sos racket e usura. Nella sua denuncia Manzi riporta un colloquio avuto con Alcide Cerato nel 2008: “Mi raccontò di un grande business che era la creazione da parte del comune di Milano di una società municipalizzata denominata Mi.Sef”. Dopodiché lo stesso Cerato racconta “di un incontro, in Comune, dove viene proposto al Cerato di gestire il 50% degli appalti e l’altro 50% al gruppo Varesina”. Gruppo, quest’ultimo, riconducibile al duo Sciannameo-D’Antoni. Questo denuncia Manzi in due verbali dell’agosto 2010 che hanno dato il via a un’inchiesta ad oggi priva d’indagati. Il quadro viene confermato dallo stesso Renato Miazzolo che conferma “l’incontro per la spartizione del mercato ai due gruppi”. Miazzolo, però, racconta anche che l’accordo non fu trovato. Da qui in poi la storia è nota: nell’ottobre 2008 la squadra Mobile procede agli arresti. Un anno dopo il progetto Mi.Sef naufraga definitivamente. “Ma quello – racconta lo stesso Pillitteri – era un progetto che andava contro gli stessi interessi dei due consorzi. La Mi.Sef. aveva l’obiettivo di regolamentare una piccola fetta di mercato legata alle lapide e ai giardini. E comunque quell’idea fu bocciata da un movimento lobbistico politicamente trasversale. Manzi ha preso un abbaglio”
Questi i fatti. Una parte della storia finisce comunque dentro a una cella di Opera. Quella in cui sarà rinchiuso per qualche settimana del 2008 Alcide Cerato. In quei giorni il via vai dei notabili lombardi è impressionante. Il patron della San Siro, infatti, riceve le visite di Roberto Formigoni, del deputato Giancarlo Abelli (Pdl), di Matteo Salvini (Lega), di Massimo Ponzoni e di Stefano Maullu (Forza Italia).
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
P4, promosso il generale Adinolfi
Sarà trasferito a Firenze
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Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Fulco Pratesi ha saputo non solo denunciare i mali che affliggono l'ambiente ma ha saputo esercitare una grande funzione pedagogica di informazione e formazione sui temi ambientali. Personalmente ricordo il grande contributo di consigli e di indicazioni durante il periodo in cui sono stato ministro dell'Ambiente e in particolare per l'azione che condussi per la costituzione dei Parchi nazionali e per portare la superficie protetta del paese ad un livello più europeo. Ci mancherà molto". Lo afferma Valdo Spini, già ministro dell'Ambiente nei Governi Ciampi e Amato uno.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Le immagini che arrivano dalla città di Messina, dove si sono verificati scontri tra Forze dell'Ordine e manifestanti nel corso di una manifestazione no ponte, mi feriscono come messinese e come rappresentante delle istituzioni. Esprimo tutta la mia solidarietà alle Forze dell'Ordine e all'agente ferito, cui auguro una pronta guarigione, e condanno fermamente quanto accaduto. Esprimere il proprio dissenso non autorizza a trasformare una manifestazione in un esercizio di brutalità”. Lo afferma la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - “Inaccettabile quanto accaduto oggi a Messina in occasione del corteo contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Insulti, intolleranza, muri del centro imbrattati con scritte indegne, violenze contro le Forze dell’Ordine. È assurdo manifestare con simili metodi, coinvolgendo personaggi che nulla possono avere a che fare con il normale confronto democratico. Ferma condanna per quanto accaduto, e solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno gestito con grande professionalità i momenti più tesi della giornata”. Così Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di Forza Italia.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Siamo orgogliosi della nostra Marina militare italiana che, con il Vespucci, ha portato nel mondo le eccellenze e i valori del nostro Paese. Bentornati a casa: la vostra impresa, che ho avuto la fortuna di poter vivere personalmente nella tappa di Tokyo, è motivo di vanto per ogni italiano. Grazie!” Così il capogruppo della Lega in commissione Difesa alla Camera Eugenio Zoffili.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, agli stravolgimenti geopolitici e all’aggressione subita ieri alla Casa Bianca dal presidente ucraino, troviamo gravi e fuori luogo le considerazioni dei capigruppo di Fdi. Non è una questione di contabilità ma di rispetto verso il Parlamento. E in ogni caso la premier Meloni è venuta a riferire in Parlamento solo prima dei Consigli europei, come hanno fatto tutti gli altri suoi predecessori, perché era un suo dovere. E da oltre un anno e mezzo non risponde alle domande libere di un Premier time in Aula. Oggi siamo di fronte ad una gravissima crisi internazionale e alla vigilia di un Consiglio europeo che dovrà prendere decisioni importanti per l’Ucraina e per l’Europa. Dovrebbe essere la stessa Giorgia Meloni a sentire l’urgenza di venire in Aula per dire al Paese, in Parlamento, non con un video sui social, da che parte sta il Governo italiano e quale contributo vuole dare, in sede europea, per trovare una soluzione". Lo affermano i capigruppo del Pd al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo Francesco Boccia, Chiara Braga e Nicola Zingaretti.
"Per questo -aggiungono- ribadiamo la nostra richiesta: è urgente e necessario che la presidente del Consiglio venga in Aula prima del Consiglio europeo del 6 marzo. Non si tratta di una concessione al Parlamento, che merita maggior rispetto da parte degli esponenti di Fdi e di Giorgia Meloni che continua a sottrarsi al confronto”.
(Adnkronos) - "La scomparsa di Fulco mi addolora profondamente. Con lui ho condiviso anni di passione e impegno per la tutela dell’ambiente: io come presidente del Wwf Italia dal 1992 al 1998 (e membro del Board internazionale con il principe Filippo), lui come figura guida e poi presidente onorario dell’associazione, dopo la breve parentesi politica che lo aveva tenuto lontano. Fulco è stato un punto di riferimento per tutti noi che ci siamo dedicati alla salvaguardia della natura. Le sue idee, la sua capacità di coinvolgere e di trasmettere amore per la biodiversità resteranno un esempio prezioso". Lo afferma Grazia Francescato, già presidente dei Verdi e del Wwf Italia, ricordando Fulco Pratesi.
"Insieme -ricorda- abbiamo sognato e lavorato per un mondo più giusto e sostenibile, dividendoci persino la stessa scrivania pur di coordinare al meglio le nostre iniziative. In questo momento di grande tristezza voglio ricordarlo come un uomo coerente e generoso, che non ha mai smesso di credere nella forza delle idee e nell’importanza di agire in difesa del nostro pianeta. Ai suoi familiari e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va il mio sentito cordoglio. Fulco resterà sempre nel mio cuore e in quello di tutti coloro che l’hanno conosciuto e hanno collaborato con lui. Il suo insegnamento e la sua dedizione alla natura continueranno a ispirare il nostro lavoro e le prossime generazioni".
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Vicinanza e solidarietà da parte di Fratelli d’Italia alle forze dell’ordine che anche oggi sono state bersaglio di violenze ingiustificate da parte dei soliti professionisti della violenza ormai sempre più coccolati dalla sinistra locale, che questa volta hanno cercato di colpire la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università bolognese alla presenza del ministro Bernini e al rettore, a cui va la nostra vicinanza”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.