Non c’è pace per i precari della scuola, nemmeno per quelli (comunque una netta minoranza) che dal prossimo settembre dovrebbero conquistare il posto fisso. Il nodo da sciogliere è quello delle graduatorie da cui scegliere i nominativi a cui spetta il posto fisso. Gli iscritti a questi elenchi sono complessivamente 245 mila. Di questi 31 mila hanno chiesto il cambio di provincia: di conseguenza le vecchie graduatorie vanno aggiornate e così in molti casi i nuovi vanno a superare i vecchi iscritti.
Da qui la rivolta di chi vede in pericolo un posto fisso che magari aspetta da decenni. Il caso riguarda in generale le scuole del centro nord ed è diventato ormai un caso politico. A Roma, ad esempio, dove si calcola che siano ben 5000 i precari sacrificati dall’aggiornamento della graduatorie si sono rivolti a Mario Pittoni, un senatore della Lega nord a cui si devono numerose iniziative per tutelare il diritto al posto fisso ai residenti. Nel Veneto, inoltre, il Pd e tutti i gruppi consiliari hanno firmato una mozione per chiedere al presidente della giunta di muoversi nei confronti del governo per congelare le graduatorie 2010/2011 evitando inserimenti a pettine di personale docente proveniente da altra province.
“La riapertura delle graduatorie – dichiara il consigliere democratico del Veneto Franco Bonfante – ha generato uno scenario caotico, determinando una storpiatura dell’essenza vera e propria delle legge, tutelando all’interno della classe docente solo i diritti di alcuni, ledendo quelli della stragrande maggioranza degli insegnanti veneti ed italiani, che, sulla base della normativa precedente, avevano fatto scelte di vita con la garanzia di ottenere prima o poi la stabilità lavorativa”.
Che farà ora il ministero? Lavorerà sulle graduatorie aggiornate, oppure tornerà (come del resto avrebbero voluto la Lega Nord e lo stesso ministro Maria Stella Gelmini) ai vecchi elenchi? Un rebus difficile da risolvere, e in ogni caso si dà per scontato che ogni decisione sarà fonte di un mare di ricorsi. E’ comunque l’ennesima guerra fra poveri. E poveri, più poveri dei loro colleghi già di ruolo, saranno anche i 67 mila (di cui 30 mila docenti) che avranno il posto fisso. Secondo gli accordi raggiunti ma tuttora da perfezionare infatti i neoassunti dovranno restare 9 anni senza vedersi un euro in più in busta paga. I sindacati sono divisi sul valutare questa situazione. La Flc-Cgil, ad esempio, non ha ancora deciso di firmare l’accordo. “Ci siamo riservati di valutare la pre-intesa con il direttivo perché ai neo assunti si chiede il blocco dello stipendio per 9 anni, uno scambio inaccettabile che manomette i diritti contrattuali», spiega il numero uno Mimmo Pantaleo.. «È un sacrificio, ma un sacrificio limitato ai neossunti e limitato nel tempo”, osserva invece Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «in cambio di un obiettivo di stabilità che per noi è decisivo».Ma già c’è chi interpreta questa mossa come la premessa di congelare una volta per tutte gli stiipendi degli insegnanti.