Nulla, più d’una storia d’amore, può illuminare questi giorni cupi in pressoché ogni anfratto del pianeta Terra. E nessuna, tra le molte storie che si possono raccontare, è probabilmente più “d’amore” – e più peculiarmente cubana – di quella che vede protagonisti Wendy ed Ignacio, la donna e l’uomo (mettiamola così per il momento) che domani, giorno dell’ottantacinquesimo compleanno di Fidel Castro Ruz, convoleranno a giuste nozze in quel dell’Avana, nel “Palacio de matrimonio del barrio de La Vibora, en las calles Maya Rodríguez y Patrocinio”.
Sono molti, ovviamente, i dettagli che definiscono la unicità di questo matrimonio. E certo è che, tra questi dettagli, fondamentale è la storia personale dei due sposi. Wendy Iriepa – nata all’Avana 34 anni fa e dichiarata di sesso maschile – è infatti il primo transessuale, o la prima transessuale ufficialmente riconosciuta dallo Stato rivoluzionario (laddove per “riconosciuto/a”, s’intende che il medesimo Stato rivoluzionario, da sempre legittimamente fiero dell’assoluta gratuità ed universalità del suo sistema sanitario, ha provveduto a sostenere le spese dell’operazione di cambio di sesso).
Ed Ignacio Estrada è, a sua volta, un omosessuale, ovvero, un uomo che si sente sessualmente attratto da altri uomini. Molti, a fronte d’una tanto inusuale combinazione di diversità, si vanno in queste ore chiedendo che cosa davvero rappresenti l’unione tra Wendy ed Ignacio. Si tratta – a dispetto d’un sistema legale che, a Cuba, ancora non contempla la possibilità di unione tra persone del medesimo sesso – del primo matrimonio gay? O la peculiarità dell’evento sta, per l’appunto, nel fatto che un omosessuale maschio sposa una persona nata uomo che è però oggi – legalmente e per scelta personale – a tutti gli effetti una donna?
Lasciamo agli esperti di sessuologia la risposta a questi quesiti. Perché, in effetti, quello che davvero conta, nella vicenda di Wendy ed Ignacio, è, come detto, l’amore. L’amore oltre il labirinto della sessualità. L’amore oltre la politica e l’ideologia. L’amore tra due persone che, semplicemente, si amano. Al di là della scienza, al di là dei pregiudizi e delle convenzioni. Al di là della propria storia personale e, in qualche misura, persino al di là della logica.
Wendy è, a suo modo, un pezzo della storia recente di Cuba. Più precisamente: un pezzo di quella storia che, negli ultimi anni, ha visto un riconoscibile membro della famiglia reale – Mariela Castro, figlia di Raúl – abbracciare la causa dei diritti degli omosessuali, progressivamente cambiando quella che, fin dagli inizi era stata la molto pronunciata tendenza omofobica del castrismo (già nella primavera del 1961, in un celebre discorso all’Università dell’Avana, Fidel si scagliò, nel nome della mascolinità della sua rivoluzione, contro “i signorini effeminati che vanno in giro con i jeans attillati”).
Di questo processo – un processo che ha fatto di Cuba uno strano paese, nel quale vai in galera se distribuisci un volantino contro il governo, ma puoi a spese del governo cambiare sesso – Wendy Iriepa era, per molti aspetti, il proverbiale fiore all’occhiello. E come un fiore all’occhiello veniva esibita in tutte le manifestazioni del Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex), creato da Mariela Castro. Per questo, Wendy (la molto revolucionaria Wendy) aveva promesso che, si fosse un giorno sposata, si sarebbe sposata nel giorno del compleanno del “comandante en jefe”.
Poi Wendy, divenuta donna, ha incontrato Ignacio, un uomo al quale piacciono gli uomini ed anche – in questa vicenda i paradossi sembrano non finire mai – un cattolico ultra-conservatore, fino a non molto tempo fa deciso a farsi prete. Nonché, da un punto di vista politico, un dissidente. Tutto – dalla biologia, alla politica – pareva negare la possibilità d’un accoppiamento. Eppure – come entrambi gli sposi oggi raccontano in estatico unisono – fu amore a prima vista. E fu anche – come spesso capita ai grandi amori – tradimento. Accusata, per l’appunto, di “dormire con il nemico”, Wendy è stata ripudiata da Mariela e messa alla porta da quel Cenesex di cui era, per tre anni, stata una delle bandiere. Ed Ignacio ha dal canto suo – nello sposare una donna – rivelato una parte di sé (il suo essere omosessuale) che lo mette in aperto contrasto con la sua religione., compiendo nel contempo un gesto (sposare una donna) che contraddice la sua sessualità. Testimone del matrimonio sarà – ultima perla in questa collana di bizzarrie – Yoani Sánchez, la famosa “bloguera” i cui raccontini di vita quotidiana fanno imbestialire i castristi d’ogni latitudine…
La morale? Nessuna, ovviamente. Come nel caso di Paolo e Francesca – laddove la forza dell’amore trascende la morte e la dannazione eterna – la storia di Wendy ed Ignacio supera le barriere della morale rivoluzionaria (inclusa quella “riformata” di Mariela Castro), della religione e della vita stessa. È una storia bellissima, che si racconta da sola. E peggio per tutti coloro che non la capiscono…