E-bond, perché Eurobond è già utilizzato come sinonimo di euro-obbligazione ovvero “un’obbligazione emessa nella valuta del proprio Paese, ma negoziata nel sistema monetario europeo”. Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti che per primi lanciarono sulle colonne del Financial Times la proposta di emettere titoli pubblici congiunti a livello di eurozona per mettere un freno alla crisi, li chiamarono proprio e-bond.
La proposta di Juncker e Tremonti prevede che le obbligazioni sovrane europee vengano emesse da un’apposita agenzia, la European Debt Agency (EDA) che sostituirebbe l’attuale Fondo europeo di stabilità finanziaria. Per avere abbastanza liquidità l’Agenzia dovrebbe “raggiungere gradualmente un ammontare di emissioni equivalente al 40% del prodotto interno lordo dell’Unione europea e di ciascun Stato membro”. In questo modo diventerebbe il mercato obbligazionario più importante d’Europa e potrebbe raggiungere “una liquidità paragonabile a quella del Tesoro USA”. Due sono le condizioni secondo Juncker e Tremonti necessarie affinché la European Debt Agency abbia successo. La EDA dovrebbe acquistare fino al 50 per cento dei titoli di debito emessi dai Paesi membri dell’Unione europea, per creare un mercato ampio e liquido. In circostanze eccezionali, per gli Stati membri il cui accesso ai mercati del debito è compromessa, la EDA potrebbe finanziare il 100% del debito. La EDA dovrebbe prevedere una conversione tra gli E-bond e le obbligazioni già esistenti a livello nazionale. Il tasso di conversione dovrebbe essere pari, ma il passaggio potrebbe essere effettuato tramite una opzione sconto, dove lo sconto sarà “evidentemente più alto quanto più un un debito sovrano sta subendo la speculazione dei mercati.
Andrea di Stefano