“La Lega come il partito fascista”. A due settimane dalla partenza del Giro di Padania, Paolo Ferrero lancia il suo atto d’accusa alla manifestazione sportiva “di regime”. La prima edizione della gara ciclistica targata Lega Nord, inserita a pieno titolo nel calendario delle gare ufficiali e riconosciuta dall’Uci (Unione ciclistica internazionale) partirà il 6 settembre da Paesana (in provincia di Cuneo), per tagliare poi il traguardo il 10 settembre a Montecchio Maggiore (Vicenza) dopo aver attraversato buona parte del nord Italia.
Sulla natura leghista della corsa a tappe non ci sono margini di dubbio: a capo del comitato promotore c’è l’associazione sportiva dilettantistica Monviso – Venezia, presieduta dal sottosegretario agli interni Michelino Davico e, a scanso di equivoci, il colore scelto per la maglia del capo classifica sarà il verde, lo stesso verde dei fazzoletti leghisti.
Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha scritto al presidente della federazione ciclistica italiana per chiedere di annullare la corsa: “Com’è noto – scrive Ferrero nel suo blog – la Padania non esiste se non nella propaganda della Lega Nord e quindi questa corsa si configura a tutti gli effetti come una manifestazione politica sotto le mentite spoglie di una manifestazione sportiva, come avveniva ai tempi del fascismo. Il fatto grave è infatti che la Federazione Ciclistica Italiana, fa parte del Coni, che è l’organizzazione a cui lo stato italiano ha delegato la gestione dello sport, al fine di garantire l’autonomia dello stesso dalla gestione politica”. Ferrero lamenta di non aver ricevuto risposte dal presidente della federazione: “Ho però ricevuto una risposta da parte del sottosegretario agli interni Davico, noto esponente leghista – incalza Ferrero -. Se vi potevano essere dubbi sul fatto che sia la Lega Nord ad aver ispirato questa corsa per ragioni politiche, ora non ve ne sono più. Che poi, esponenti del governo per materie che nulla hanno a che vedere con lo sport, si sentano in dovere di rispondere al posto del presidente della federazione ciclistica, che dovrebbe essere un organismo apolitico, la dice lunga sul fatto che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio atto di regime, in cui non vi è alcuna distinzione tra partiti politici, funzioni di governo e organismi che nulla dovrebbero avere a che vedere con i partiti”.
Non contento delle risposte ottenute, Ferrero ha ripreso in mano penna e calamaio ed ha scritto al Presidente del Coni Giovanni Petrucci, per chiedere un suo intervento su una situazione “inaccettabile in un paese democratico”. Non si è fatta attendere la reazione di Davico, che è intervenuto sul tema pubblicando un post sul sito ufficiale del Giro di Padania: “S’informi, il compagno Ferrero. Ma lo sa che la Pianura è la culla del ciclismo per tradizione? Ma lei, la pasta la condisce con il Grana Padano o quando lo vede al supermercato gli dà fuoco e preferisce il Parmigiano? E quando deve recarsi in auto da Piacenza a Brescia, cosa fa, attraversa le città per evitare di percorrere le Autostrade Centro Padane? e quando da Torino vuol raggiungere l’Adriatico, cosa dovrà fare per scansare la Padana Inferiore che percorre quattro delle Regioni che il Giro attraversa? Se così fosse, lei deve soffrire di qualche grave intolleranza linguistica e di questo mi dispiaccio e non poco”.
Poi Davico invita Ferrero ad un gesto di tolleranza e fair play, invitandolo alla partenza di Paesana. “Di una cosa può essere certo: noi, che siamo sportivi, ci aggiudicheremo la maglia dei più combattivi. Anche contro il pregiudizio, anche contro il suo, che non crede al fatto che lo sport scende in campo, non necessariamente in politica. Compagno Ferrero, ma ci faccia il piacere (e ci lasci pedalare!)”.