E meno male che lo slogan di Attenda in Linea, il format quotidiano in onda alle 10.00 su Radio Due, è “senza censura”. Non deve pensarla così il direttore generale della Rai Lorenza Lei che annuncia di voler punire il programma reo di avere sbeffeggiato la Casta e i suoi tanti privilegi. In una nota il numero uno del Servizio pubblico annuncia che “si riserva di valutare ogni più opportuno provvedimento e iniziativa nei confronti dei responsabili della trasmissione radiofonica”.

La purga di viale Mazzini arriva dopo le richieste arrivate da Renato Schifani in persona. Una volta appresi i contenuti della trasmissione condotta da Max Laudadio, storico inviato di Striscia la Notizia e delle Iene, il presidente del Senato si inalbera e scrive al numero uno della Rai: “Il servizio pubblico non può denigrare le Istituzioni. Non posso consentire che la pur comprensibile critica di alcuni aspetti di quelli che ormai vengono comunemente chiamati ‘costi della politica’ trascenda in espressioni indiscriminatamente oltraggiose, tanto più da parte di un professionista del servizio pubblico”.

Ma cosa ha fatto di così grave lo “sfogatoio” di Laudadio per mandare su tutte le furie il presidente del Senato? Ha dato voce a un sentimento sempre più diffuso fra i cittadini: l’indignazione verso quella politica che prepara una manovra “lacrime e sangue” per gli italiani ma si guarda bene dal toccare privilegi e prebende degli onorevoli. “Compiaciuto qualunquismo”, secondo Schifani.

“Ho letto con sdegno che questi signori, che guadagnano 15mila euro al mese, possono mangiare il filetto a 7 euro”, dice un ascoltatore indignato ai microfoni di Laudadio che rispondendogli si lascia scappare: “E’ folle. Se almeno ’sti delinquenti facessero il proprio lavoro, ma non lo fanno”. Questo passaggio più un paio di battute sul caso dell’ex ministro Claudio Scajola e l’abitazione comprata a sua insaputa e la frittata è fatta. “Epiteti ingiuriosi”, tuona Schifani che non tollera di farsi mettere sulla graticola dallo scontento popolare. “Una denuncia costruttiva che è doveroso comprendere e accogliere”, quella del capo di Palazzo Madama che, neanche tanto fra le righe, intima alla Rai di punire il conduttore. Passano poche ore e il messaggio viene raccolto dal direttore generale che in una nota annuncia provvedimenti contro Laudadio.

La crescente antipatia verso gli agi della politica spaventa sempre di più una Casta che, invece di rinunciare a indennità, doppi incarichi e ristoranti super-scontati preferisce prendere carta e penna e intimare il bavaglio per le trasmissioni sgradite. E la Rai, ancora una volta, esegue obbediente gli ordini del padrone.

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