Ha la voce di chi non ha dormito stanotte e di chi non lo farà nemmeno oggi. Qualche ora fa, Ignazio Cutrò, testimone di giustizia di Bivona (AG), ha presentato una denuncia ai Carabinieri, su quel che è accaduto ieri sera in casa sua.

Mentre insieme alla famiglia era seduto all’aperto, davanti alla porta di casa, nelle campagne bivonesi a pochi passi dal paese, Achille, il suo cane, ha iniziato ad abbaiare in direzione dei mezzi dell’impresa edile di Cutrò, imprenditore diventato simbolo della lotta alla mafia grazie al suo contributo al processo “Face Off”. Immediatamente uno dei carabinieri della scorta che protegge l’imprenditore dal 2006, ha puntato un faro, sorprendendo un uomo alto e snello, con una maglia bianca, accucciato dietro le ruote, mentre cercava di nascondersi.

Immediatamente il militare ha urlato ai colleghi di proteggere la famiglia Cutrò e si è lanciato all’inseguimento dell’uomo. Gli altri carabinieri che compongono la scorta di Ignazio, della moglie Giuseppina, e dei figli Giuseppe e Veronica, hanno attuato il protocollo d’emergenza “rinchiudendo” in casa l’intera famiglia e pattugliando, armi in mano, ogni ingresso. Nell’inseguimento dell’uomo, un carabiniere si sarebbe fratturato un piede, continuando però nella corsa alla fine infruttuosa.

Nelle ore successive ci sono stati diversi sopralluoghi per ritrovare eventuali oggetti persi o lasciati dall’uomo durante la fuga. Nessuno si sbilancia, intanto, sulle intenzioni di colui che, in ogni caso, si trovava nella proprietà di uno degli uomini più a rischio e dei più protetti della Sicilia.

Forse un attentato incendiario ai mezzi dell’impresa edile, forse un sopralluogo in vista di qualcosa di grosso. Sta di fatto che, quest’ultimo avvenimento conferma il pericolo che corre ogni giorno Cutrò insieme alla sua famiglia, e lancia presagi su un’eventuale e mai tramontata ritorsione ai danni di colui che di  fatto, annientato lo strapotere della famiglia Panepinto nella bassa Quisquina.

Non nasconde invece la rabbia e non cerca diplomazia Salvatore Vella, il magistrato della Dda palermitana, ora a Marsala, che aveva rappresentato l’accusa nel processo Face Off, che in primo grado aveva seppellito con oltre 50 anni di carcere proprio quella cosca mafiosa.

“Qualche sciacallo che vive a Bivona ha trovato un modo particolare per commemorare l’anniversario di Libero Grassi – dice al telefono Vella- sciacalli che vivono di notte e si cibano del lavoro della gente onesta, e alla luce delle torce scappano perché solo questo sanno fare, scappare”.

Sul significato del gesto anche il pubblico ministero è cauto: “Tutti sanno che quella è casa di Cutrò e che è presidiata notte e giorno dai carabinieri, è difficile – commenta il magistrato – che sia stato un passante o un ladro. Non credo abbia agito da solo, ricordo che qualche tempo fa davanti al cancello della proprietà era apparsa una croce disegnata con dei ceri votivi: temo si sia trattato di un sopralluogo. Vogliono tenere lui e la sua famiglia sotto tensione – conclude il magistrato  – la sua presenza fisica a Bivona dà fastidio a questo piccolo branco di sciacalli, perché rappresenta la possibilità vivente di fare una scelta diversa. Libero Grassi è stato ucciso, Cutrò è ancora vivo. Se fossi bivonese oggi mi vergognerei”.

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