Anche Romano Prodi firma per il referendum elettorale che vuole abrogare il porcellum e ristabilire il vecchio sistema di voto del mattarellum. La firma in calce sarà fatta martedì, ma il Professore ha fatto sapere che lo farà. E’ confinto, Prodi, che i cittadini debbano avere la capacità di contare non soltanto nella vita quotidiana dei partiti, il che è un bene per gli stessi partiti, ma anche nel momento in cui più si esprime la loro forza, quando si vota. Una firma, quella di Prodi, che pesa oggi e peserà sulle scelte di Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta e l’intero Pd, fino a oggi contrari all’iniziativa popolare, più decisi invece nella scelta di far passare la legge dal parlamento, ma soprattutto tiepidi perché decisi ad accontentare i centristi che sono assolutamente contrari.
Certo, a far pensare a un appoggio dell’ex premier avevano contribuito sia la presenza di Arturo Parisi, sia quella di altri due parlamentari Pd di “rito” prodiano, Sandra Zampa e Antonio La Forgia. E poi non era passata inosservata la presenza in prima fila di Fosca Prodi, sorella di Romano.
Oggi la notizia, da fonti vicine al Professore, che sgombrano ogni dubbio sull’appoggio al referendum. Prodi, che con la legge elettorale del mattarellum vinse la sua prima sfida con Silvio Berlusconi nell’aprile 1996, diventa così bandiera del referendum, che vede tra i promotori ufficiali anche l’Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, il Partito liberale, l’Unione Popolare e la rete referendaria di Mario Segni. Obiettivo, molto difficile da raggiungere, sono le 500 mila firme entro il 30 settembre (ma di fatto andranno raccolte entro il 24).
Un appoggio importante quello di Prodi se si pensa che al referendum manca l’appoggio del Partito democratico, che a fine luglio aveva preso la decisione di provare ad abolire il porcellum per via parlamentare sostituendolo con un sistema a doppio turno. E proprio al Pd, il prodiano di ferro Arturo Parisi, si era appellato nei giorni scorsi affinché conceda comunque degli spazi nei banchetti delle Feste de l’Unità. Del resto oltre ai parlamentari prodiani, all’interno del Pd aveva fatto discutere la posizione del vice-presidente del Senato, Vannino Chiti, che qualche giorno fa aveva annunciato di voler firmare per abolire il porcellum. “A mio avviso – spiegava Chiti – il ritorno alla legge mattarellum sarebbe già un grande passo avanti, ma, ovviamente, dopo il referendum toccherà al Parlamento formulare una nuova legge elettorale”.
Sul fronte delle feste di partito, il segretario provinciale di Bologna, dove si sta svolgendo la più grande Festa de l’Unità d’Italia, aveva dato il suo benestare alla presenza dei banchetti dei referendari. Banchetti sono presenti anche a Reggio Emilia e in altre feste emiliane. Lo stesso farà Piero Fassino in Piemonte. Ora manca solo la risposta di Roma per la festa nazionale di Pesaro che si apre oggi. La domanda ufficiale per uno spazio è partita venerdì.
La risposta di Roma potrebbe pesare come un macigno a livello simbolico per la riuscita della raccolta, ma anche per l’immagine del partito. Intanto, se la firma di Prodi non smuoverà i vertici, di sicuro, smuoverà la base del Pd.