Via il contributo di solidarietà sui redditi oltre i novantamila euro, compensato da un possibile aumento dell’Iva. Sembra alleggerirsi la mannaia su piccoli comuni e province, spuntano nuove proposte come l’asta delle frequenze televisive o l’Ici da far pagare al Vaticano. E vengono messe nero su bianco alcune delle idee discusse nelle ultime settimane, come la tassazione bis dei capitali rientrati con lo scudo fiscale.
Alla vigilia della scadenza per la presentazione degli emendamenti, fissata per lunedì sera alle 20, i partiti sono al lavoro per affinare le correzioni da proporre alla manovra da 45,5 miliardi varata dal governo, fermi restando i saldi finali, che devono restare invariati. La Commissione bilancio del Senato vaglierà a partire dalla settimana prossima centinaia di emendamenti in arrivo, soprattutto dalle opposizioni, con sedute già convocate anche in notturna. Quelli della maggioranza attendono l’intesa politica tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che dovrebbe essere siglata lunedì ad Arcore. Relatore del provvedimento in Commissione bilancio sarà Antonio Azzollini, senatore del Pdl e sindaco di Molfetta (Bari).
Una volta licenziato dalla commissione, il provvedimento dovrebbe approdare all’aula del Senato tra il 5 e il 6 settembre, ma per avere il calendario dettagliato bisognerà aspettare la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che dovrebbe riunirsi mercoledì prossimo. Le forze politiche ancora non si sbottonano sui dettagli delle proposte di modifica, anche se in linea di massima dovrebbero arrivare pacchetti di emendamenti “qualificati”, come quelli che stanno mettendo a punto le opposizioni, dal Pd, all’Idv al Terzo Polo, che al Senato presenterà un proposta comune di Udc, Api e Fli.
I partiti di Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, che spiegheranno le loro richieste con una conferenza stampa lunedì pomeriggio, stanno studiando misure correttive della “supertassa” di solidarietà mitigata dal quoziente familiare. Ma starebbero lavorando anche a un emendamento sulle pensioni. Ci saranno poi le contromanovre di Pd e Italia dei valori. Quella dell’Idv è già depositata come disegno di legge, ma il leader Antonio Di Pietro ha annunciato anche un emendamento per chiedere l’asta delle frequenze televisive, così come hanno fatto i senatori dei democratici Vincenzo Vita e Francesco Ferrante, da cui si ricaverebbero quattro o cinque miliardi di euro.
Il gruppo del Pd dovrebbe presentare una cinquantina di emendamenti declinando i “dieci punti” elencati dal segretario Pier Luigi Bersani sui cardini della manovra sia su passaggi provvedimenti specifici, dallo stralcio della misura sulle feste civili alla modifica dell’articolo 11 sui tirocini, che così com’è scritto esclude, per esempio, la platea di 40-50enni che hanno perso il lavoro per la crisi economica. Ma ci saranno anche la proposta di tassare i capitali scudati e la richiesta di stralciare, oltre alle misure sui comuni sotto i mille abitanti, anche l’articolo 8 sul lavoro (o in alternativa la proposta di una riscrittura che recepisca l’accordo sulla rappresentanza siglato dalle parti sociali il 28 giugno scorso).
Oltre agli emendamenti presentati dai singoli parlamentari (alla Commissione bilancio ne sarebbero arrivati già un centinaio), a infoltire le richieste dell’opposizione ci saranno anche una trentina di emendamenti dei Radicali. Oltre alla già annunciata misura per far pagare l’Ici agli immobili di proprietà del Vaticano, la pattuglia radicale sta preparando emendamenti per tagliare le spese militari, per introdurre una ‘carbon tax’ per scoraggiare i consumi dei derivati di gas e petrolio, per maggiori liberalizzazioni, e per l’assunzione di chi ha vinto concorsi pubblici. Oltre a un emendamento per salvare dal taglio dei piccoli enti, compresa l’Accademia della Crusca.