Addio al contributo di solidarietà, nessuna modifica all’Iva, riduzioni dei benefici fiscali per le società cooperative, ridotti di due miliardi i tagli agli enti locali. Ma soprattutto un annuncio che sa di bluff: “Abolizione di tutte le province e dimezzamento del numero dei parlamentari per via costituzionale”. Cioè con tempi lunghissimi per via del doppio passaggio nei due rami del Parlamento, con maggioranza qualificata per evitare il referendum. E poi un intervento tutt’altro che leggero sulle pensioni, calcolate solo “in base agli effettivi anni di lavoro”, escludendo servizio militare o anni universitari. Dalle prime indiscrezioni sulle modifiche alla stangata decise nel faccia a faccia-fiume tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi esce l’immagine di una manovra stravolta. E pensare che, solo una settimana fa (era il 22 agosto), il Senatùr affidava al fido Calderoli il diktat della Lega in un comunicato ufficiale: “No secco, da scrivere sul marmo, a interventi sulle pensioni. Le norme contenute nel decreto legge non sono suscettibili di modifica vista l’intesa raggiunta a riguardo tra Bossi e Berlusconi”. Il leader leghista per tutto il mese, a più riprese, ha espresso la sua ferma resistenza a interventi sul sistema previdenziale. Propositi che non hanno avuto alcun seguito nella discussione di oggi.

Oggi ci si aspettava un incontro lungo, ma nessuno immaginava che i due restassero chiusi per sette ore a villa San Martino: dalle 11 alle 18. Pochi giorni fa, dopo un dibattito a Bergamo, il segretario Pdl Alfano, il ministro dell’Interno Maroni e il ministro per la Semplificazione Calderoli (tutti e tre presenti all’incontro, insieme al ministro Tremonti) avevano detto che sulla manovra era già stata trovata “la quadra”. Insomma, nelle intenzioni degli aspiranti leader dei due partiti, tutto era stato risolto. Ma non avevano ancora fatto i conti con il Cavaliere e il Senatùr, e soprattutto con il superministro dell’Economia (che al termine del vertice ha commentato: “Molto bene”). A questo punto, ammettendo che alla fine l’accordo si sia trovato davvero, appare sempre più probabile l’ipotesi meno gradita alle opposizioni, cioè un maxiemendamento che si accompagnerebbe a un voto di fiducia. Il comunicato finale di Palazzo Chigi spiega che “il governo e il relatore presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con l’opposizione nelle sedi parlamentari”. L’ipotesi di un relatore, appunto, presuppone l’ipotesi di un unico emendamento blindato da votare in aula.

Ecco nel dettaglio gli interventi annunciati:

TAGLI AGLI ENTI – Le risorse recuperate per “diminuire le sofferenze per gli enti locali”, viene spiegato da fonti di maggioranza, sarebbero reperite da una rimodulazione dei vantaggi fiscali ed un intervento sulle pensioni. In ogni caso, per i piccoli comuni è prevista la “sostituzione dell’articolo della manovra con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall’anno 2013”. Quindi niente accorpamento dei Comuni, pur restando immutato l’accorpamento delle funzioni.

CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ – “Sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative”. Il contributo resta però per i membri del Parlamento. La supertassa sarà rimpiazzata con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’evasione sui patrimoni. E poi riducendo i vantaggi fiscali alle società cooperative

PENSIONI – Calcolo delle pensioni soltanto in base agli “effettivi anni di lavoro”. E’ quanto stabilito nel corso della riunione di maggioranza ad Arcore. Il calcolo per il raggiungimento degli anni di anzianità, viene spiegato da fonti di maggioranza, non dovrebbe più tener conto degli anni di servizi militare prestato e degli anni universitari. “Verranno scorporati”, mantenendo immutato l’attuale regime previdenziale. Gli anni in questione, però, verranno computati per il calcolo della pensione.

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