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Gaetano Ferrieri e l’Italia che non muore

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Ha 54 anni, un vissuto alle spalle e un’idea che si è fatta strada da tempo: dal 4 giugno Gaetano Ferrieri sta ricordando agli inquilini di Montecitorio i loro doveri. Per farlo, non potendo scendere in campo col sostegno dei suoi media come fece B., deve accontentarsi di qualche amico che lo sostiene e dello sciopero della fame che, da quando ha iniziato il presidio, conta ormai 90 giorni.

Da allora non ha mai smesso di raccontare come vorrebbe che fosse questo Paese: capita però, nello stesso Paese, che la sua iniziativa non sia di nessun interesse per i Tg nazionali (e, se per questo, neppure per gli inquilini del palazzo). Magari capita che la Cnn gli dedichi cinque minuti, ma, come direbbe qualcuno, non possiamo proibire ad un network straniero di fare informazione.

E lì, da quel gazebo, da tre mesi dunque, Gaetano ricorda che, in tempi di crisi, stipendi e privilegi di lor signori dovrebbero essere i primi ad essere tagliati o che la legge elettorale, di cui si fa gran vanto Calderoli (ci dispiace per l’impegno profuso nella sua stesura) è indegna di una democrazia compiuta. Che le leggi confezionate in questi anni e la miopia decisionale in materia di finanziaria sono i segnali inequivocabili che questa classe dirigente, che sta nel palazzo di fronte al gazebo, ha fallito. Che il tempo insomma è scaduto ed è ora di riprenderci l’aria che ci hanno tolto.

C’ero anch’io lì davanti. Davanti al gazebo e con le spalle al palazzo ho provato a fargli raccontare la sua idea: era bella. E allora, convinta che la vera Italia non sia quella con le auto blu e i gorilla pubblici o privati, ho deciso di raccontare quest’altra Italia. Che non è più quella del valzer e del caffè che cantava De Gregori, ma è quella degli integratori e del sudore, dei gazebo e degli striscioni, delle idee e del coraggio di portarle avanti.




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