Il voto espresso dalla volontà popolare viene puntualmente abrogato dai magistrati. Dal palco di Atreju, la festa dei giovani del Pdl, il Presidente del Consiglio torna ad attaccare il potere giudiziario: “I cittadini sono depositari della sovranità popolare; i cittadini votano e col voto passano la sovranità popolare al Parlamento e ai suoi membri. I membri del Parlamento votano, ma il risultato del loro voto viene abrogato dalla magistratura”. Questo perchè, ha continuato il premier,  “ogni volta che viene approvata una legge, se questa “non piace a Magistratura Democratica, politicizzata e di sinistra, viene mandata alla Corte Costituzionale a maggioranza di sinistra e viene puntualmente abrogata”.

Nel suo lungo intervento Berlusconi parla, tra le altre cose, anche dell’inchiesta della procura napoletana secondo cui sarebbe stato vittima di estorsioni di denaro da parte del direttore de L’Avanti! Valter Lavitola e dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini che gli avrebbero garantito in cambio il loro silenzio sul giro di escort a palazzo Grazioli. Alla troupe televisiva che gli ha domandato se avesse timore per il suo coinvolgimento, ha risposto: “No, non c’è nessuno al mondo che mi possa ricattare”.  Però la sua intenzione, rispetto all’audizione fissata per martedì con i pm partenopei titolari dell’inchiesta, è quella di “sottrarsi, di non riconoscere la validità dell’inchiesta e una certa giustizia italiana”. “Non ho alcuna voglia di incontrare questi signori e di rispondere alle loro domande”, avrebbe detto il presidente del Consiglio ad alcuni interlocutori, aggiungendo anche la sua volontà di “denunciare in sede internazionale l’atteggiamento della magistratura italiana e l’abuso delle intercettazioni nel nostro Paese, la mancanza del rispetto della privacy, la ‘barbarie’ di spiattellare conversazioni private sui giornali”.

Poi bolla come “sfogo personale” le parole emerse dalla telefonata con Lavitola in cui aveva definito l’Italia “un paese di merda”, e offre una rettifica sostenendo che la penisola è “il paese più bello”. “A volte vorrei scappare -ha aggiunto – ma resto per cambiare il Paese. Abbiamo davanti 18 mesi e dobbiamo essere in grado di fare la riforma dell’architettura istituzionale, della giustizia e quella fiscale”.

Un assetto nuovo al sistema giudiziario è, secondo Berlusconi, necessario perché “è difficilissimo fare qualcosa di concreto in un sistema che non dà nessun potere a chi è alla guida del governo”. In questi anni il premier sostiene di aver sentito un “senso d’impotenza drammatico”. Ciononostante, sul suo operato finora appare sicuro di sé, e a chi gli chiede se ritiene di aver commesso errori, replica: “Non c’e’ nulla che io cambierei. Forse qualche volta ho esagerato in ironia, ma mai con offese brutali come quelle rivolte dai nostri oppositori. Quando mi guardo allo specchio non ho niente di cui rimproverarmi”.  L’ipotesi di un governo tecnico per il premier “fa ridere” : “Non vedo tecnici autorevoli quanto me – ha detto – non avrebbero nemmeno l’autorità per imporre i ministri”.

Quanto alle misure messe sul campo dal governo per fronteggiare la crisi economica, si difende sostenendo che la manovra è il frutto delle indicazioni fornite dalla Bce e da Bankitalia “nella lettera che ci hanno chiesto di mantenere riservata”. E poi i problemi del Paese sono il frutto degli errori della vecchia politica:  “è una pesantissima eredità che ci viene dagli anni ’70 fino al ’92” , sono stati i governi del compromesso storico a generare il debito pubblico”, ha detto. La decisione di introdurre il pareggio del bilancio in Costituzione, invece, è un “record assoluto”, visto che l’ultimo pareggio “è stato raggiunto dal presidente del Consiglio Marco Minghetti nel 1876”.

E’ un Berlusconi a tutto campo quello che parla dal palco dell’Azione Giovani. Tra i vari temi, affronta anche quello della politica estera. Sui rapporti con Gheddafi nega che l’Italia si sia inchinata al raìs. “Io baciavo la mano a Gheddafi non come atto di sottomissione, ma di educazione” ha detto, sostenendo anche che è grazie alla sua “capacità di relazione” con il Colonnello che il Paese ha potuto consolidare la sua presenza in Libia, “importante per le forniture di gas e olio”. Ma la rivolta libica attualmente in corso è, secondo il premier, diversa rispetto a quella degli altri Paesi del Nordafrica “dove un vento di libertà inizia a soffiare”. A Tripoli, ha detto Berlusconi, “uomini di potere hanno deciso di dare vita a un’altra era facendo fuori Gheddafi”. Poi ha offerto al pubblico un ricordo dei momenti immediatamente precedenti all’intervento al fianco della Nato contro il dittatore: “quando si trattò di decidere, prima del vertice di Parigi, pensai addirittura di dimettermi, perché tra me e Gheddafi si era instaurato un sentimento di amicizia. Ho molto sofferto nel vedere come si comportava ma poi ho dovuto prendere le decisioni sulla base di ciò che era stato deciso dal Capo dello Stato e dal Parlamento e anche considerando che lui stava attaccando e decimando il suo popolo”.

Sempre sul piano della politica estera, si dice deluso anche dall’esito della vicenda riguardante l’estradizione del terrorista Cesare Battisti. UN caso sul quale, per il premier, non è ancora detta l’ultima parola: “Eravamo riusciti a instillare profondi dubbi nella Corte suprema di giustizia brasiliana, consideravo di aver convinto il presidente Lula, che invece nel suo giorno ultimo di governo ha dato ascolto ai sondaggi”, ha spiegato. Ma poi ha aggiunto che potrebbero “accadere delle cose che possono portare a modficare la situazione. Noi lavoreremo a questo riguardo”.

Il presidente del Consiglio offre poi uno sguardo sul futuro. Anzitutto quello del partito: rassicura la platea dei suoi supporter sul fatto che l’esecutivo “è coeso e arriverà a fine legislatura”. E dopo? Su una sua ricandidatura rivela che deciderà solo alla scadenza del mandato. Ma due nomi li fa: Angelino Alfano come suo erede al Consiglio dei Ministri e Gianni Letta come possibile Capo dello Stato. “Sono due persone che stimo sopra gli altri”, ha affermato. E se il futuro per eccellenza sono i giovani, è a questi che il premier si rivolge, in chiusura, con un consiglio: “prima di diventare professionisti della politica siate protagonisti nella vita come cittadini, manager e imprenditori. Se non si lavora si è staccati dalla realtà”. E soprattutto: “Lunga vita a voi e me: la medicina attualmente ci dà la possibilità di vivere fino a 120 anni. Approfittatene, approfittatene”.

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