Egregio presidente del Consiglio,
Lei è generoso. Avrei bisogno di 850 mila euro in contanti. Nessun assegno. Nessun bonifico. Nessuna traccia da lasciare in giro. Stia tranquillo: dirò che mi ha aiutato perché sono in difficoltà economica e ho una famiglia a carico. Utilizzerò i soldi in modo intelligente. Mi metterò al sicuro dalla crisi economica che lei ha contribuito ad aggravare, mettendo in ginocchio l’Italia.
Se lei è un uomo di parola, mi conttatterà e metterà mano al portafoglio. Altrimenti penserò che lei è solo uno sbruffone. Che le spara grosse. Mi verrà il dubbio che, tra le migliaia di padri di famiglia in difficoltà economica, lei ha aiutato proprio Gianpaolo Tarantini, indagato dalle procure per ben sette volte per varie ipotesi di reato. Ha aiutato questo signore che ha portato a a casa sua avvenenti prostitute. E se i magistrati lo hanno arrestato perché avrebbe violato la legge parecchie volte, è un dettaglio. Se si è rovinato con le sue mani, fa nulla. Lui meritava lo stesso il suo aiuto economico.
Certo, lei non immaginava che su 850 mila euro sborsati per sostenerlo spuntasse fuori un Lavitola che ne tratteneva 400 mila. Ma non si preoccupi: con me non succederà. Le do la mia parola che incasserò tutti i soldi, senza intermediari. Forza, allora. Dimostri il suo buon cuore ancora una volta. Mi consenta di ricredermi sulla sua spacconaggine. Mi permetta di non pensare più che lei ha una propensione alla menzogna, come diceva Indro Montanelli. Mi convinca che non capovolge continuamente la realtà perché la menzogna veicolata su milioni di teleschermi può diventare una verità nelle menti dei telespettatori.
Su, mi aiuti a cambiare l’idea che mi sono fatto di lei. Non voglio più pensare che è il peggiore serpente degli schermi che l’Italia ha generato negli ultimi 150 anni. Il peggior presidente del Consiglio e il peggior corruttore della nostra democrazia. Aspetto con ansia una sua telefonata. Non si preoccupi: non sarò intercettato. Non mi conosce nessuno. Sono un italiano qualunque.