L’ultimo rapporto Ocse (l’organismo economico dei maggiori paesi industrializzati), ci regala una fotografia impietosa dello stato della nostra scuola pubblica. Rispetto agli altri paesi europei, siamo tra gli ultimi come che investimenti nell’istruzione. Alla scuola è riservato il 4,8 % del Pil, ben al di sotto della media del 6,1% degli altri paesi Ocse. Peggio di noi investono solo la Slovacchia (4%) e la Repubblica Ceca (4,5%). Siamo al pari con l’Ungheria e la Germania. Ci posizioniamo al 29° posto su 34 Paesi.

Tutto ciò ha un riflesso pratico sul grado di istruzione degli italiani. Se la media dei diplomati Ocse è di poco più dell’81%, il bel Paese si attesta al 70,3%. Non va meglio con il dato sui laureati: il 79% dei laureati italiani ha un lavoro, mentre il dato della media Ocse è dell’84%.

Eppure i nostri studenti sono tra coloro che passano più ore sui banchi di scuola. Gli alunni tra i 7 e i 14 anni passano una media di 8,316 ore, quando la media Ocse è di 6.732 ore. Ma la quantità non coincide sempre con la qualità dell’istruzione offerta. La spesa italiana per studente poi passa dagli 8.200 dollari della scuola dell’infanzia ai 9.600 dell’università, quando anche qui la media Ocse va dai 6.200 dell’infanzia ai 13.700 dell’università. Inoltre le risorse economiche per gli insegnanti.

Gli stipendi dei nostri docenti sono tra i più bassi d’Europa, stipendi degli insegnanti della scuola italiana sono diminuiti dell’1% negli anni che vanno dal 2000 al 2009, mentre nel resto dei paesi dell’Ocse sono aumentati in media del 7%. Un maestro italiano all’inizio della carriera nelle scuole elementari guadagna 25.381 dollari l’anno, quando la media Ocse si attesta sui 26.512 dollari. Quando, invece, arriva al termine della carriera arriverà a guadagnare 37.373 dollari, è di 42.784 (media Ocse); 27.358 dollari invece gli stipendi annuali dei prof delle scuole medie (28.262 media Ocse) e superiori (29.472). L’attenuante in questi casi è che i docenti italiani sono di più rispetto alla media delle altre nazioni. Da noi c’è un insegnante ogni 11 scolari, quando la media Ocse è di 1 ogni 16.

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