Il secondo capitolo di “Il libro nero dell’Alta velocità” fornisce alcuni concetti chiave su un tema normalmente trascurato. La grande opera lascia in eredità alle generazioni future un debito ingente e ingiustificato. L’11 dicembre 2008 la Corte dei Conti ha depositato una relazione sui debiti accollati al bilancio dello Stato dalle Fs, e ha messo a fuoco proprio questo concetto: i debiti fatti per costruire le linee ad Alta velocità, che in base ai piani dovevano essere pagati almeno per il 60 per cento dai privati. Ricordiamo le cifre. Da un costo di 30 mila miliardi di vecchie lire siamo arrivati ad oltre 90 miliardi di euro, 180 mila miliardi di vecchie lire. “Da un costo medio a chilometro per il quale i ministri competenti avevano deliberato l’allineamento con il costo medio di altre analoghe infrastrutture europee, siamo ad un costo almeno cinque volte maggiore sia di quelle spagnole che di quelle francesi”, spiega Ivan Cicconi nel secondo capitolo di “Il libro nero dell’Alta velocità”.

Scrive la Corte dei conti nella sua relazione: “In buona sostanza l’uso del debito pubblico abbondantemente praticato da Ferrovie dello Stato, anche in periodi storici talvolta già lontani nel tempo, e poi scaricato sull’Erario, viene trasmesso a generazioni future, senza che sia data alcuna prova che le stesse possano in qualche in modo avvantaggiarsene: non esiste infatti alcuna relazione o documentazione, negli atti a supporto dell’accollo del debito, dalla quale si evinca che allo stesso siano correlati beni pubblici ancora produttivi al momento in cui tale debito finirà di essere pagato. Anzi, le modalità con cui questi debiti vengono assunti lasciano intendere che gli effetti sulla distribuzione intergenerazionale delle risorse non siano stati in alcun modo tenuti presenti e neppure calcolati in astratto”.

Tutto questo è andato avanti per 25 anni senza che nessuno dei sedici ministri che si sono succeduti ai Trasporti abbia sollevato un’obiezione sul senso di tutta l’operazione. Per questo, commenta Cicconi, “la ricostruzione di questa storia è fondamentale anche per capire il perché di un Paese che riesce a non vedere una truffa di dimensioni colossali, che resta silente quando questa viene certificata da leggi ed organi dello Stato e che lascia in libertà i mariuoli che l’hanno ordita o consentita o favorita o tollerata o anche solo colpevolmente ignorata”.

Secondo capitolo: Luigi Preti e la grande truffa – sfogliascarica pdf

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