Un incontro al Quirinale e poi in aula a Montecitorio a votare la fiducia sulla manovra, passata con 316 voti a favore e 302 contro. Silvio Berlusconi ha così cominciato la giornata romana al ritorno dalle trasferte di ieri a Bruxelles e Strasburgo. Ufficialmente il colloquio con il Capo dello Stato è stato richiesto dal Quirinale proprio per conoscere l’esito degli incontri che il Cavaliere ha avuto con il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, e con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Ma l’incontro è stato incentrato sui provvedimenti da adottare per far fronte alla crisi economica di cui il Capo dello Stato è fortemente preoccupato. Presente al Colle anche il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta. Ed è stata di nuovo Emma Marcegaglia a bacchettare il governo sulla finanziaria. “Questa manovra non è come l’avremmo voluta noi, non risolve i problemi dell’Italia: se non torniamo a crescere sarà insufficiente, e la manovra non ha nulla per la crescita”, ha detto il presidente di Confindustria. La manovra “non ha nulla di strutturale se non poche cose. E’ tutta tasse. E’ chiaro che è depressiva”. Servono “riforme profonde”, o “il Paese rischia molto”.
Secondo quanto viene riferito da alcuni deputati del Pdl, durante il voto sulla fiducia alla manovra Silvio Berlusconi si sarebbe lamentato per la “vera e propria persecuzione” attuata contro di lui “da ormai 17 anni”. Sono perseguitato – avrebbe detto il premier in riferimento soprattutto alla presunta estorsione operata contro di lui dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, da sua moglie Angela Devenuto e dall’ex direttore ed editore dell’Avanti! Valter Lavitola – sono vittima di certi pm che usano in modo illegittimo la giustizia e la usano a fini politici. Di questo – avrebbe ancora aggiunto il Cavaliere – dovrebbero preoccuparsi tutti, tutte le forze politiche perché ora la vittima sono io, ma domani potrebbe essere uno di loro. Entrando nel merito della presunta estorsione, il Presidente del Consiglio avrebbe poi ribadito di non aver commesso alcun reato ripetendo la tesi dei semplici “aiuti” a una famiglia in difficoltà (la famiglia di Tarantini, ndr), come del resto – avrebbe ancora osservato Berlusconi – “ho fatto e continuerò a fare quando ce n’è bisogno”.
Durante le dichiarazioni di voto in aula si sono registrate anche alcune proteste. Un gruppo di persone dalla tribuna degli ospiti ha mostrato uno striscione mentre parlava il capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni. Sul lenzuolo srotolato dal loggione di Montecitorio è scritto: “Basta Lega, basta Roma, basta tasse”. L’ex ministro delle Politiche europee Andrea Ronchi ha invece ricevuto insulti e un gavettone d’acqua in piazza.
Intanto, dopo aver votato la fiducia, Berlusconi ha riunito un vertice di maggioranza anche in vista del Consiglio dei ministri convocato per stasera alle 20. Presenti il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni, il segretario del Pdl Angelino Alfano, i due coordinatori del partito Ignazio La Russa e Denis Verdini, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e il vice vicario di Palazzo Madama Gaetano Quagliariello.
Sul tavolo c’è la questione del decreto intercettazioni, su cui il premier vuole imprimere una accelerazione. Ma anche il voto su Marco Milanese preoccupa il Cavaliere. In particolar modo la posizione della Lega che ieri ha garantito di essere contraria alle manette, annunciando il convinto voto in blocco contro la detenzione dell’ex consigliere di Tremonti, ma che stamani ha ritrattato. Come avvenne per la vicenda di Alfonso Papa, è stato Umberto Bossi a riaprire il balletto di annunci e correzioni. Il leader del Carroccio, infatti, stamani ha spiegato che “è ancora possibile la libertà di coscienza”. Una dichiarazione rilasciata dopo aver incontrato Tremonti, in mattinata. Il messaggio di Bossi è fin troppo chiaro: considerato il precedente di Papa, a cui gli uomini di Maroni alla Camera hanno aperto i cancelli di Poggioreale, è preferibile evitare di correre rischi in aula e sarebbe dunque consigliabile che Milanese si dimetta, come aveva suggerito anche Paniz.
Questo per quanto riguarda le preoccupazione del premier. E’ il Capo dello Stato a tenere l’agenda politica sul tema economico. “Il consolidamento dell’euro è una priorità essenziale per l’Europa ma costituisce anche un interesse vitale per l’economia mondiale”, ha detto stamani Napolitano. “L’impegno a prendere tutte le misure necessarie al rafforzamento della moneta unica è inseparabile dallo sviluppo di una più stretta integrazione anche politica europea – scrive Napolitano – e implica al tempo stesso una più forte cooperazione euro-atlantica, nella consapevolezza che solo così potremo esprimere soluzioni efficaci ed aprire nuove prospettive di sviluppo alle nostre società”. La crisi, sottolinea il presidente, impone “la ricerca di soluzioni condivise travalicando i confini dei singoli paesi”.