Mentre gli studenti tornano tra i banchi, i precari della scuola combattono la loro battaglia contro il rischio disoccupazione. In tutta Italia. Tra cattedre che scompaiono e provveditorati in affanno, inizia infatti la guerra delle convocazioni. Ma per migliaia di docenti e collaboratori scolastici non ci sarà nessun contratto. Un problema che al Sud diventa allarme, costringendo molti al lavoro nero.
Nonostante i 35mila posti di lavoro tagliati dalla riforma Gelmini, l’anno scolastico 2011-2012 è partito. Migliaia di cattedre, però, non sono ancora state assegnate. Sono quelle da affidare all’esercito dei precari, che anche quest’anno denunciano ritardi e scarsa trasparenza nella gestione delle convocazioni di docenti, amministrativi e collaboratori scolastici. A finire sotto accusa è in particolare la comunicazione tra istituti e provveditorati. “A Roma, per dare un’impressione di efficienza, hanno accelerato le procedure – spiega Francesco Cori del Coordinamento precari scuola Roma – omettendo di comunicarci la disponibilità di molte cattedre”. La questione è tutt’altro che semplice: “Se non mi dicono che una cattedra è libera – chiarisce Cori – una volta convocato prenderò quello che c’è, magari a cinquanta chilometri di distanza da casa”. In balia di provveditorati senza personale e – dicono – di un sistema “che non funziona e favorisce l’illegalità”, i precari di Roma hanno chiesto le dimissioni dei vertici dell’Ufficio scolastico territoriale, e il rispetto di punteggi e graduatorie.
Terminate le convocazioni gestite dal provveditorato, le cattedre ancora da assegnare vengono di norma gestite dai singoli dirigenti scolastici. Cosa che a Milano ha provocato diverse proteste, visto che l’Ufficio scolastico, con una circolare datata 2 settembre, ha deciso di mettere tutto nelle mani dei presidi già a partire dal 10 settembre. “I dirigenti scolastici chiamano in base a graduatorie interne, quelle d’istituto”, spiega Claudio Nicrosini del Movimento scuola precaria di Milano, “ma così le graduatorie provinciali, le uniche in grado di renderci meriti e giustizia, diventano carta straccia”. Un docente che scopre di essere stato scavalcato può fare ricorso, “ma per un insegnante controllare ogni scuola è impossibile”. Così 150 precari hanno affrontato il provveditore di Milano Giuseppe Petralia, costringendolo a ritirare la circolare e a promettere nuove convocazioni basate sulle graduatorie provinciali.
Delle migliaia di posti tagliati quest’anno, 14mila riguardano il personale amministrativo e ausiliario. “I ragazzi li lasciamo nelle mani di Dio. Se non ci sono bidelli come fa la scuola a funzionare in sicurezza?”, si domanda Rosanna Aiello, precaria a Catania. “Dopo venticinque anni a scuola mi ritrovo disoccupata – racconta – con quarantaquattro anni e due figlie a carico non mi rimane altro che lavorare in nero”. A Catania il personale ausiliario e amministrativo ha subito un taglio di 500 unità, e altrettanti sono stati i tagli a Palermo. “Un vero e proprio massacro”, secondo Giacomo Russo, protagonista l’anno scorso di uno sciopero della fame in piazza Montecitorio a Roma. “Sono disoccupato da due anni – ammette Giacomo – in una Sicilia dove al 30% delle scuole verrà negata l’autorizzazione al tempo pieno per mancanza di strutture e di personale”. A fronte di un tempo pieno che conta quaranta ore settimanali, molte scuole siciliane non potranno garantirne più di 28. “Un anno e mezzo di scuola persa in cinque anni – afferma Giacomo – e poi parlano di arretratezza del Meridione”.
Quando tutto sarà finito, non rimarrà che contare i disoccupati. “Moltissimi”, secondo Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil. “La verità – attacca Pantaleo – è che abbiamo un ministero dell’Istruzione esautorato da quelli dell’Economia e della Funzione Pubblica”. Accuse dalle quali il ministro Mariastella Gelmini si è difeso anche nelle ultime ore, ricordando le 66.300 nuove immissioni in ruolo previste da quest’anno fino al 2013. “Ai nuovi assunti viene negato il primo scatto di carriera – spiega Pantaleo – verranno affiancati lavoratori con la stessa qualifica, le stesse ore di lavoro, ma con stipendio e diritti differenti. Un ricatto che ci siamo rifiutati di firmare”. La logica è sempre la stessa, la necessità di risparmiare imposta da Giulio Tremonti ai già magri bilanci della scuola. E se i conti dell’Italia non dovessero migliorare, di fronte alla necessità di nuove manovre finanziarie verranno sacrificate anche le nuove immissioni, che per il biennio 2012-2013 ancora attendono l’autorizzazione del ministro dell’Economia.
Scuola
Scuola, migliaia di cattedre non assegnate
E per i precari c’è l’incubo disoccupazione
Gli studenti sono tornati sui banchi, ma molti posti destinati ai lavoratori non assunti restano vacanti. La denuncia di docenti e personale tecnico-amministrativo: "Ritardi e scarsa trasparenza nella gestione di graduatorio e convocazioni"
Mentre gli studenti tornano tra i banchi, i precari della scuola combattono la loro battaglia contro il rischio disoccupazione. In tutta Italia. Tra cattedre che scompaiono e provveditorati in affanno, inizia infatti la guerra delle convocazioni. Ma per migliaia di docenti e collaboratori scolastici non ci sarà nessun contratto. Un problema che al Sud diventa allarme, costringendo molti al lavoro nero.
Nonostante i 35mila posti di lavoro tagliati dalla riforma Gelmini, l’anno scolastico 2011-2012 è partito. Migliaia di cattedre, però, non sono ancora state assegnate. Sono quelle da affidare all’esercito dei precari, che anche quest’anno denunciano ritardi e scarsa trasparenza nella gestione delle convocazioni di docenti, amministrativi e collaboratori scolastici. A finire sotto accusa è in particolare la comunicazione tra istituti e provveditorati. “A Roma, per dare un’impressione di efficienza, hanno accelerato le procedure – spiega Francesco Cori del Coordinamento precari scuola Roma – omettendo di comunicarci la disponibilità di molte cattedre”. La questione è tutt’altro che semplice: “Se non mi dicono che una cattedra è libera – chiarisce Cori – una volta convocato prenderò quello che c’è, magari a cinquanta chilometri di distanza da casa”. In balia di provveditorati senza personale e – dicono – di un sistema “che non funziona e favorisce l’illegalità”, i precari di Roma hanno chiesto le dimissioni dei vertici dell’Ufficio scolastico territoriale, e il rispetto di punteggi e graduatorie.
Terminate le convocazioni gestite dal provveditorato, le cattedre ancora da assegnare vengono di norma gestite dai singoli dirigenti scolastici. Cosa che a Milano ha provocato diverse proteste, visto che l’Ufficio scolastico, con una circolare datata 2 settembre, ha deciso di mettere tutto nelle mani dei presidi già a partire dal 10 settembre. “I dirigenti scolastici chiamano in base a graduatorie interne, quelle d’istituto”, spiega Claudio Nicrosini del Movimento scuola precaria di Milano, “ma così le graduatorie provinciali, le uniche in grado di renderci meriti e giustizia, diventano carta straccia”. Un docente che scopre di essere stato scavalcato può fare ricorso, “ma per un insegnante controllare ogni scuola è impossibile”. Così 150 precari hanno affrontato il provveditore di Milano Giuseppe Petralia, costringendolo a ritirare la circolare e a promettere nuove convocazioni basate sulle graduatorie provinciali.
Delle migliaia di posti tagliati quest’anno, 14mila riguardano il personale amministrativo e ausiliario. “I ragazzi li lasciamo nelle mani di Dio. Se non ci sono bidelli come fa la scuola a funzionare in sicurezza?”, si domanda Rosanna Aiello, precaria a Catania. “Dopo venticinque anni a scuola mi ritrovo disoccupata – racconta – con quarantaquattro anni e due figlie a carico non mi rimane altro che lavorare in nero”. A Catania il personale ausiliario e amministrativo ha subito un taglio di 500 unità, e altrettanti sono stati i tagli a Palermo. “Un vero e proprio massacro”, secondo Giacomo Russo, protagonista l’anno scorso di uno sciopero della fame in piazza Montecitorio a Roma. “Sono disoccupato da due anni – ammette Giacomo – in una Sicilia dove al 30% delle scuole verrà negata l’autorizzazione al tempo pieno per mancanza di strutture e di personale”. A fronte di un tempo pieno che conta quaranta ore settimanali, molte scuole siciliane non potranno garantirne più di 28. “Un anno e mezzo di scuola persa in cinque anni – afferma Giacomo – e poi parlano di arretratezza del Meridione”.
Quando tutto sarà finito, non rimarrà che contare i disoccupati. “Moltissimi”, secondo Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil. “La verità – attacca Pantaleo – è che abbiamo un ministero dell’Istruzione esautorato da quelli dell’Economia e della Funzione Pubblica”. Accuse dalle quali il ministro Mariastella Gelmini si è difeso anche nelle ultime ore, ricordando le 66.300 nuove immissioni in ruolo previste da quest’anno fino al 2013. “Ai nuovi assunti viene negato il primo scatto di carriera – spiega Pantaleo – verranno affiancati lavoratori con la stessa qualifica, le stesse ore di lavoro, ma con stipendio e diritti differenti. Un ricatto che ci siamo rifiutati di firmare”. La logica è sempre la stessa, la necessità di risparmiare imposta da Giulio Tremonti ai già magri bilanci della scuola. E se i conti dell’Italia non dovessero migliorare, di fronte alla necessità di nuove manovre finanziarie verranno sacrificate anche le nuove immissioni, che per il biennio 2012-2013 ancora attendono l’autorizzazione del ministro dell’Economia.
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faccia a faccia tra precari e provveditore
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L’ex eurodeputata Luisa Morgantini e l’inviato del Sole Bongiorni arrestati e poi rilasciati da Israele
Palermo, 30 gen. (Adnkronos) - La ragazza di 17anni accusata di avere ucciso, nel febbraio 2024, insieme con il padre e una coppia di amici dei genitori, la madre e due fratelli, "è imputabile e capace di intendere e di volere". Lo ha deciso il gip del tribunale per i minorenni Nicola Aiello in seguito alla perizia di un neuropsichiatra infantile di Roma che ha valutato la capacità della ragazza. Il gip ha disposto l'inizio della requisitoria per il prossimo 6 marzo. La giovane è imputata per omicidio plurimo aggravato e soppressione di cadavere.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Luisa Morgantini è stata rilasciata insieme al giornalista de Il Sole 24 Ore dopo essere stati fermati in Cisgiordania dalle truppe israeliane . È una buona notizia che tuttavia non cancella la vergogna dei metodi usati contro attivisti e giornalisti stranieri dalle autorità israeliane". Lo dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, di Avs, quest’ultimo ha parlato poco fa direttamente con Morgantini che insieme a Roberto Bongiorni è in attesa che le autorità israeliane liberino i due accompagnatori palestinesi ancora in stato di fermo.
"I fermi, le prevaricazioni e le infinite attese per fare qualsiasi cosa sono il loro modo di agire per scoraggiare chiunque chieda diritti per il popolo palestinese. Ringraziamo i funzionari della Farnesina e il personale diplomatico italiano in Israele che si è impegnata in tutte queste ore per il loro rilascio. Luisa non si è mai fermata - concludono - e non lo farà neanche stavolta. Nemmeno noi".
Milano, 30 gen. (Adnkronos) - In un'informativa della Guardia di finanza di Milano, tra gli atti che fanno parte del fascicolo del processo contro Chiara Ferragni - imputata per truffa continuata e aggravata in relazione alle operazioni commerciali 'Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni' (Natale 2022) e 'Uova di Pasqua Chiara Ferragni - sosteniamo i Bambini delle Fate (Pasqua 2021 e 2022) - emergono una serie di mail in cui si evince il malumore su come il team dell'imprenditrice digitale sembra voler gestire la comunicazione sugli accordi commerciali raggiunti. In una mail dell'azienda dolciaria di Cerealitalia si evidenzia come la dicitura 'acquistate l'uovo per sostenere' sarebbe "fuorviante in quanto passerebbe l'errato concetto che acquistando l'uovo si sostiene la causa benefica", mentre in realtà il numero dei prodotti venduti nulla c'entra con la somma destinata all'ente di sostegno per bambini.
Ancora più esplicite le mail in casa Balocco dopo il contrasto con il team di Chiara Ferragni è esplicito. "Mi verrebbe da rispondere 'in realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante...'" scrive una dipendente all'amministratrice delegata Alessandra Balocco (indagata) che replica: "Hai perfettamente ragione. Si attribuiscono meriti che non hanno, ma il buon Dio ne terrà conto al momento opportuno". E chi cura la comunicazione mette in allarme l'azienda dolciaria di Cuneo. "Chiara Ferragni si sta prendendo tutto il bello di questa iniziativa e voi tutto il brutto. (...) Alla faccia del nuovo Natale rosa e stiloso, insomma. Fate molta attenzione".
E le paure diventano realtà quando le denunce portano all'apertura di un fascicolo in procura e alla perquisizione della Guardia di finanza nelle aziende Ferragni. Nell'informativa viene evidenziato un messaggio Whatsapp inviato al personale: "Avviso importante. Fabio (Damato ex braccio destro dell'imprenditrice digitale, ndr) mi ha chiesto di avvisarvi di non andare in ufficio in Tbs, sia noi dell'ufficio sia chi aveva meeting con lui. C'è la Guardia di finanza e stanno interrogando parte del team". E ancora: "Ragazzi anche chi sta andando in Fenice non andate in ufficio. Sono arrivati anche li, Fabio non vuole che inizino a interrogare tutti".
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Sono un garantista, non ho mai chiesto dimissioni. Sull'opportunità è una scelta che spetta alla ministra Santanchè, alla sua sensibilità, non devo dirglielo io". Lo ha detto Antonio Tajani a 'Dritto e rovescio' sul caso Santanchè.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "C'è molta propaganda politica, legittima, da parte della segretaria del Pd. La sinistra non può dare lezioni, ripresero loro Ocalan con rullo di tamburi all'aeroporto". Lo ha detto Antonio Tajani a 'Dritto e rovescio' sul caso Almasri.
Roma, 30 gen. (Adnkronos) - "Non vorrei ci fosse un attacco politico anche con il sostengo di qualcun'altro, all'estero. Non va bene, si fa anche un danno di immagine al nostro Paese, finire su tutti i giornali stranieri come se metà dei membri del governo fossero dei pericolosi criminali indagati". Lo ha detto Antonio Tajani a 'Dritto e rovescio' sul caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Si poteva aspettare forse qualche giorno, valutare meglio, perché tanta fretta? A pensare male ogni tanto si fa bene". Lo ha detto Antonio Tajani, a 'Dritto e rovescio', sulla comunicazione del Procuratore Lo Voi alla premier e ai ministri sul caso Almasri.
"La stragrande maggioranza dei magistrati non credo la pensi come chi vuole travalicare il propri potere e attaccare il governo. Ma è storia antica", ha aggiunto il ministro degli Esteri.