“Una provocazione e una follia”. E’ fuori dai coppi il presidente dell’Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani Carlo Smuraglia di fronte alla nuova provocazione della maggioranza contro laFesta della Liberazione dal nazifascismo. Dopo il tentativo poi abortito di eliminare il 25 Aprile (assieme al primo maggio e al 2 giugno) inserito in Finanziaria, il governo torna alla carica e raccoglie la “raccomandazione” del parlamentare Pdl Fabio Garagnani di sostituire il 25 aprile 1945 con il 18 aprile 1948, la data delle prime elezioni democratiche vinte dalla Democrazia cristiana allora guidata da Alcide De Gasperi.
Secondo il deputato bolognese (città medaglia d’oro per la Resistenza), è quella la ricorrenza giusta e non il giorno della Liberazione “la vera data fondante ed unificante della democrazia italiana”. E’ lo stesso Garagnani che in una nota dice dice di avere avuto conferma scritta dell’accoglimento “come raccomandazione” del suo ordine del giorno da parte del governo.
Ma l’Anpi non ci sta e fa quadrato. Quella è una celebrazione che ha radici solide “nella mente e nel cuore di tanti italiani”, sostiene Smuraglia che si chiede come l’idea di sostituire quel giorno “con il ricordo di un’elezione politica vinta da una parte” sia semplicemente impensabile. Anche se però non è un mistero che l’esecutivo preferisca la Dc alla lotta partigiana di Liberazione. Il presidente però si dice tranquillo che la proposta-provocazione nel dibattito pubblico troverà lo spazio che merita, cioè zero: “Non ha nessun senso e nessuno la prenderà in considerazione”.
Dopo i malcelati tentativi di far cadere il 25 aprile sotto la scure della manovra economica, ora il governo “accoglie” la boutade di Garagnani. “Bastava un minimo di senso per capire che si trattava di una proposta irricevibile, anzi, neppure formulabile. Questa doveva essere la risposta di un governo serio”, attacca il numero uno dell’Anpi che manda anche il suo avvertimento. Nel caso il governo prenda sul serio l’idea, la risposta dell’Associazione dei partigiani sarà “immediata, adeguata e fermissima”.
Una proposta, quella del deputato bolognese raccolta dal governo, che sembra richiamare alla mente i primi anni del berlusconismo, contrassegnati da un fervido anticomunismo e dai paragoni che Berlusconi stesso si era autoassegnato con De Gasperi, colui delle elezioni del 18 aprile del ’48 fu vincitore contro il Fronte Popolare di Pci e Psi rappresentati dall’effige di Garibaldi.
Garagnani, celebre a Bologna soprattutto per l’infinita polemica con l’Associazione Familiari Vittime del 2 Agosto, ha infine precisato che “in riferimento a San Petronio il Governo ha accolto, nello stesso ordine del giorno, la mia richiesta sulla base della quale ciascun comune, fra cui ovviamente Bologna, necessita di mantenere la propria identità storica e religiosa celebrando i propri santi patroni”.
(d.t.)