Le famiglie italiane spendono di più e risparmiano di meno. Ma in realtà comprano anche meno beni, perché il loro potere d’acquisto sta diminuendo. Così si possono riassumere i dati resi noti oggi dall’Istat: la spesa per i consumi finali in valori correnti è aumentata dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 3,7% rispetto al secondo trimestre del 2010. La propensione al risparmio (che viene calcolata facendo il rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) è invece diminuita: nel secondo trimestre di quest’anno si è attestata all’11,3%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto al trimestre scorso, e in calo di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2010.
Ma anche se le famiglie spendono più soldi, il dato non è positivo, perché, al netto dell’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Insomma, ci sono più soldi, perché il reddito disponibile è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% rispetto al secondo trimestre del 2010, ma, nello stesso tempo, il potere al netto dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto al secondo trimestre del 2010. Tradotto, vuol dire che nelle case degli italiani ci sono in media un po’ più soldi, ma che le famiglie questi soldi non riescono a metterli da parte. Anzi, li spendono, e pagano di più per acquistare gli stessi o addirittura meno beni.
Quanto alle società finanziarie, la quota di profitto è stata pari al 40,3%: invariata rispetto al trimestre precedente, ma in diminuzione di 0,9 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2010 (quando era al 41,2%). Il tasso di investimento delle società non finanziarie è stato del 24,0%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e invariato rispetto al secondo trimestre del 2010.