I costi della politica tengono banco da tempo. E tra gli amministratori locali qualcuno prova a difendersi sostenendo che lo stipendio dei governatori è il compenso per il lavoro svolto a vantaggio della comunità. Ma le indennità dei presidenti e dei consiglieri delle Regioni italiane non sembrano legate ai risultati economici del territorio in termini di Pil pro capite, disoccupazione e occupazione. Al contrario, sembra emergere una relazione negativa tra remunerazione dei politici locali, benessere e andamento del mercato del lavoro.
In tempi di crisi e ristrettezze finanziarie si discute sempre di più di costi della politica: da una parte c’è chi trova gli stipendi dei politici eccessivamente alti. Dall’altra, c’è chi fa notare come questi siano spesso molto inferiori alle remunerazioni dei manager (pubblici o privati) o chi, come il presidente alto-atesino Durnwalder, ritiene che rappresentino la giusta remunerazione del proprio lavoro, considerati i risultati economici del territorio amministrato.

di Andrea Garnero* (Fonte: lavoce.info)

Politici locali ed economia del territorio
Effettivamente, amministrare bene una Regione non è una sfida da poco, soprattutto in un momento di crisi e di poche risorse. Ma è vero che i nostri politici locali sono remunerati secondo l’andamento economico dei territori amministrati? Non potendo esprimere un giudizio sul montante assoluto, ci limitiamo a comparare le Regioni italiane tra loro. Le indennità e i rimborsi spese dei consiglieri, infatti, variano notevolmente: dai 5.666 euro al mese in Emilia Romagna ai 12.523 euro al mese in Lombardia, dai 7.603 euro mensili del presidente della giunta dell’Umbria ai 14.644 euro di quello  della Sardegna.
Lavoce.info
ha già dimostrato che esiste effettivamente una relazione positiva tra benessere economico dei cittadini (misurato attraverso il Pil pro capite) e lo stipendio dei parlamentari e degli europarlamentari dei diversi paesi europei (dati del 2005 quando la remunerazione degli eurodeputati era collegata a quella dei colleghi nel paese d’origine). L’Italia, tuttavia, emergeva come unico paese “fuori dal coro”. Questa relazione sussiste anche all’interno del nostro paese?
I dati degli stipendi dei consiglieri e presidenti regionali purtroppo non sono facilmente reperibili sui siti degli Enti: in tutti si trova una pagina dedicata al trattamento economico ma a volte è presente solo un riferimento alla normativa regionale che lega con formule non facilmente interpretabili per il cittadino comune l’indennità regionale a quella dei deputati oppure mancano voci variabili della retribuzione come la diaria per la presenza in Consiglio. Tuttavia usando i dati comunicati dai Consigli Regionali alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e le stime del Pil pro capite del 2008 (ultime disponibili) si trova una relazione leggermente negativa (coefficiente di correlazione -0.29, non significativamente diverso da zero) tra il benessere economico e la remunerazione dei consiglieri regionali. (1)
Tra le venti Regioni del nostro paese non si assiste dunque a una relazione positiva come quella presente tra i paesi europei.


Nota: Indennità consiglieri: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Pil pro capite 2008, fonte Eurostat.
La retta di regressione (indennità = 10857.17 – 0.914*PIL p.c., R quadro = 0.08) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.

Se, invece, si utilizza come indicatore di performance economica il tasso di disoccupazione regionale, la relazione è positiva (coefficiente di correlazione 0.49, significativo al 5 per cento): le Regioni con un tasso di disoccupazione maggiore vedono anche i consiglieri remunerati meglio. Di nuovo, la relazione è inversa tra risultati economici e indennità dei consiglieri.


Nota: Indennità consiglieri: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Tasso di disoccupazione, fonte Eurostat.La retta di regressione (indennità = 6355.7 + 259.8813*tasso di disocc.., R quadro = 0.24) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.

Il presidente e i disoccupati
Se si fa riferimento all’indennità del presidente della Regione, la relazione negativa tra remunerazione e benessere misurato in termini di Pil pro capite è ancora più forte (coefficiente di correlazione -0.37, significativo al 5 per cento).


Nota: Indennità presidenti: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir Per le province autonome di Bolzano e Trento si prende in considerazione l’indennità del presidente della Regione Trentino Alto-Adige che ricoprono a turno i presidenti di Provincia. Pil pro capite 2008, fonte Eurostat.
La retta di regressione (indennità = 14101.48 – 0.1352 *Pil p.c., R quadro = 0.14) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.

Anche la relazione tra indennità del presidente e tasso di disoccupazione è più forte e robusta rispetto a quella con le indennità dei consiglieri (coefficiente di correlazione -0.59, significativo al 1 per cento). Risultati simili si ottengono sia per gli stipendi dei consiglieri sia per quelli dei presidenti se si guarda al tasso di occupazione regionale.


Nota: Indennità presidenti: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir Per le province autonome di Bolzano e Trento si prende in considerazione l’indennità del presidente della Regione Trentino Alto-Adige che ricoprono a turno i presidenti di Provincia. Tasso di disoccupazione, fonte Eurostat.
La retta di regressione (indennità = 7669.093 + 357.44*tasso di disocc.., R quadro = 0.35) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.

Alcune regioni italiane, tuttavia, fanno fronte a problemi cronici oppure godono di vantaggi storici in termini di infrastrutture, tessuto produttivo, ricchezza del territorio che non sono da ricercare nel buon o malgoverno attuale quanto in quello dei decenni precedenti o semplicemente nella dimensione o nella posizione geografica. Ripetiamo, quindi, la medesima analisi prendendo in considerazione non il livello attuale, ma la variazione di benessere, intesa come variazione del Pil pro capite e della disoccupazione, negli ultimi 5 e 10 anni. In questo caso, i risultati dell’analisi sono parzialmente divergenti. Le indennità dei consiglieri e dei presidenti sono negativamente correlate con la variazione dei Pil pro capite (rispettivamente -0.31 e -0.38, solo il secondo significativo al 10 per cento): in sostanza gli stipendi sono più alti nelle Regioni che hanno visto un aumento del benessere minore (i risultati sono simili se si prendono in considerazione gli ultimi dieci anni).


Al contrario, se si prende in considerazione la variazione del tasso di disoccupazione, la relazione è negativa: in altre parole, le indennità di consiglieri e presidenti sono più alte nelle Regioni che hanno visto una riduzione più forte del tasso di disoccupazione (rispettivamente -0.23 e -0.25, entrambi non significativamente diversi da zero). Anche in questo caso si trovano risultati simili prendendo in considerazione gli ultimi dieci anni. Tuttavia, osservando il tasso di occupazione, la riduzione della disoccupazione non è stata accompagnata da un aumento dell’occupazione (specialmente al Sud) ma piuttosto da un aumento dell’inattività, il che ridimensiona parzialmente il risultato a prima vista positivo anche se statisticamente non significativo.


Un’ulteriore obiezione potrebbe riguardare le cinque Regioni a statuto speciale che hanno più competenze e nelle quali quindi ci si potrebbe aspettare una remunerazione maggiore di consiglieri e presidenti in ragione del maggior carico di lavoro. Tuttavia non è questo il caso. Tra queste cinque regioni speciali, infatti, Sicilia e Sardegna hanno, effettivamente, indennità di carica particolarmente alte, mentre al contrario il Trentino-Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia hanno indennità  inferiori alla media italiana. A più poteri non corrisponde quindi una maggiore remunerazione.
In conclusione, le indennità dei presidenti e dei consiglieri delle Regioni italiane non sembrano legate ai risultati economici del territorio, in termini di Pil pro capite, disoccupazione e occupazione. Al contrario, sembra emergere piuttosto una relazione negativa tra stipendi della politica locale e benessere e andamento del mercato del lavoro.

(1) I dati comunicati dai Consigli regionali sono aggiornati al 23 settembre 2011.

*Andrea Garnero
Dopo aver lavorato all’Ocse e alla Commissione Europea, è attualmente Ph.D. candidate presso la Paris School of Economics e l’Université Libre de Bruxelles. Si è laureato all’Università e al Collegio superiore di Bologna e ha proseguito i suoi studi in economia del lavoro presso la Paris School of Economics e l’Ecole Normale Supérieure di Parigi. Collabora sui temi economici e del lavoro con Lo Spazio della Politica, con l’AREL e con TP Research & Consulting. Si interessa in particolare di economia e politiche del lavoro e sociali.

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