Giorgio Napolitano non molla. Dopo il discorso di ieri all’Università Federico II di Napoli in cui il Capo dello Stato definitiva “grottesca” l’ipotesi di ritorno a uno Stato lombardo-veneto e “inesistente” il “popolo padano”, oggi è tornato a ribadire la centralità dell’Unità dell’Italia: ”O questo Paese cresce insieme o non cresce”, ha detto Napolitano nella due giorni napoletana. “Questa città ha enormi potenzialità di sviluppo – ha sottolineato – così come tutto il meridione”. Capacità imprescindibili per la crescita di tutta l’Italia.
Ma se le opposizioni plaudono ai richiami del Colle, la base leghista è in rivolta. E diversi esponenti del Carroccio, da Borghezio a Salvini, usano parole pesanti contro l’inquilino del Quirinale. Per ora Umberto Bossi tace, almeno ufficialmente, e lascia parlare i suoi, che con toni decisamente più sfumati, ripetono un concetto semplice: “C’è il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli”. Sono le parole di Roberto Calderoli e di diversi altri dirigenti lumbard riprese questa mattina sulla prima pagina del quotidiano del Carroccio “La Padania” sotto il titolo: “Io esisto e sono padano”. Francesco Speroni, capo delegazione della Lega al Parlamento di Strasburgo, fa presente – intervistato dal quotidiano online “Affaritaliani” – che “quasi la metà” degli Stati oggi membri dell’Unione europea “ha avuto origine da una secessione” e cita il Sud del Sudan, la Repubblica Ceca e quella Slovacca che “hanno hanno attuato una secessione con metodi democratici”.
Un altro parlamentare europeo, Matteo Salvini, guarda al Belgio, dove “le Fiandre mantengono i valloni assistiti” e dove “presto ci sarà una separazione democratica”. “Spero – replica a Napolitano – che il Presidente riesca a cogliere la similitudine…”.
“Ha riposto oggi “La Padania”, non ho nulla da aggiungere”, ha dichiarato invece Roberto Maroni al termine di una cerimonia religiosa nella ricorrenza del patrono della Polizia nel santuario di Sacro Monte sopra Varese. Il ministro dell’Interno ha precisato di non voler commentare le dichiarazioni dei rappresentanti istituzionali, né tanto meno del Capo dello Stato. “Sono ministro dell’Interno – ha aggiunto – prendo atto e basta”.
Fra i più critici non manca, appunto, Mario Borghezio che attacca il Capo dello Stato usando l’ironia: “Le parole del Presidente stupiscono, provenendo da una persona intelligente che conosce molto bene la storia dell’Europa. Che è una storia di libertà, come ci insegna anche Carlo Cattaneo che lo stesso Napolitano – sottolinea maliziosamente il pasdaran del Carroccio – ha avuto il merito di inserire tra grandi del nostro Paese”. Tuttavia, – è la conclusione di Borghezio – con le parole di oggi “il Capo dello Stato sembra collocarsi, e molto stranamente, tra i nemici della libertà”.
Roberto Calderoli è poi intervenuto nuovamente sulla questione con una lunga nota: “L’unica alternativa all’autodeterminazione è un preciso percorso di riforme costituzionali in senso federalista”, il succo del testo. “Fermo restando che l’articolo 139 della Costituzione prevede che solo e unicamente ‘la forma repubblicana’ non possa essere oggetto di revisione costituzionale, è bene ricordare che nella nostra proposta – che prevede la trasformazione in senso federale dello Stato, il dimezzamento del numero dei parlamentari e la revisione della forma di Stato e di governo – non vi è traccia di nulla che possa minare l’unità nazionale”, ha premesso il ministro per la Semplificazione. “L’unica alternativa all’autodeterminazione dei popoli – diritto riconosciuto da un organismo internazionale che non si può tirare in ballo soltanto per la missione di pace in Libia, per poi dimenticarsene per tutto il resto – è la trasformazione in senso federale dello Stato, per fare sì che il cittadino venga trattato come tale e non come suddito”, ha aggiunto.
“La settimana prossima la proposta di riforma costituzionale, approvata dal governo, verrà trasmessa al Senato”, ha preannunciato Calderoli, “dedichiamo i due mesi previsti dal regolamento per l’esame in commissione e, ragionevolmente, la si potrà approvare in aula entro dicembre 2011”. “La Camera dei Deputati potrebbe poi esaminare nei primi tre mesi del 2012 la proposta e approvarla in prima lettura già nel mese di marzo”, ha proseguito. “A quel punto utilizziamo i novanta giorni di intervallo previsti tra la prima e la seconda lettura per approvare una riforma della legge elettorale, una riforma necessaria non tanto per evitare il referendum quanto per adeguare il sistema elettorale ai principi della nuova forma di Stato e di governo conseguenti alla riforma costituzionale”, ha precisato. “Giugno e luglio 2012 possono essere i mesi giusti per la seconda lettura e l’approvazione definitiva della riforma, completando cosi’ il cammino delle riforme entro l’estate 2012”, ha proseguito. “Così vedremo chi raccoglierà la sfida delle riforme e chi riformista lo è davvero e non soltanto a parole”, ha concluso il ministro.
Infine Marco Reguzzoni, attacca le opposizioni. “Non c’è articolo di legge che possa costringere milioni di cittadini a pagare e tacere, come Bocchino, la Finocchiaro e molti altri vorrebbero. Noi della Lega, al contrario – aggiunge il capogruppo alla Camera – siamo impegnati ogni giorno per cambiare democraticamente questo Stato che non funziona”.
Su Radio Padania va in onda l’irritazione degli ascoltatori leghisti: ”Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di un certo signor Tito?”. Ancora più arrabbiata Beatrice da Varese: “Quel bell’elemento che non ha mai lavorato perché ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all’immondizia?”. “Cercheremo di andare avanti nonostante la nostra inesistenza”, ha commentato il conduttore. Il Pd ha reagito chiedendo conto degli insulti contro il capo dello Stato: “Di fronte a frasi così gravi – ha detto Matteo Orfini – viene da chiedersi cosa pensino i ministri leghisti. Le condividono? O sono talmente confusi da pensare che dire sciocchezze sia il modo con cui fare recuperare alla Lega, complice dei peggiori guasti prodotti da Berlusconi, i tanti elettori che la stanno abbandonando?”
Fuori dal coro la reazione di Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso e leghista della prima ora: ”Questioni come la Padania sono un diversivo. E’ sempre stata un sogno, una aspirazione e resterà tale perché la realtà è diversa. L’Italia è una e indivisibile e Napolitano ha fatto un richiamo all’ordine”. “I problemi, come ho detto a Bossi o al segretario veneto Gian Paolo Gobbo, sono altri: il popolo vuole avere certezze nel futuro, vuole che ci sia un futuro per i giovani. Anche stamani una giovane laureata è venuta da me a chiedermi consiglio. Di altro si potrà discutere quando la Lega avrà il 50% più uno dei voti. Come in battaglia ci vogliono i numeri se non li hai sei destinato a crollare”.
“Credo che non ci sia nulla da aggiungere a quello che ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a proposito della Padania e della secessione, la Padania non esiste così come non esiste la secessione”, ha affermato il Presidente della Camera Gianfranco Fini a Taranto. “E’ evidente che in questo momento la Lega abbia bisogno di riprendere la sintonia con la sua base e quando i problemi del quotidiano non vanno bene si torna all’usato sicuro – ha detto ancora Fini – in questo caso si torna a spolverare la bandiera della secessione. Ma quella della secessione e’ un usato da rottamare, una prospettiva che non ha futuro”.
Per il Pdl interviene il presidente dei deputati azzurri, Fabrizio Cicchitto: “L’unità nazionale è fuori discussione e il Pdl che è un partito presente in modo assai significativo sia al Nord che al Centro che al Sud è una forza politica garante, al governo e nel Paese, del rispetto di questa realtà storica e di questo valore ideale. Nella realtà, poi, la stessa Lega Nord sul piano della concreta azione politica ha indirizzato nel federalismo la tematica riguardante la identità del Nord e le stesse suggestioni derivanti l’evocazione della Padania. In ogni caso è fuori da ogni possibile dubbio che il governo Berlusconi è il garante dell’unità nazionale e colloca sul terreno del federalismo e non della secessione le tematiche riguardanti l’articolazione decentrata dello Stato”.
Critico verso Napolitano anche Sandro Bondi: ”Le parole del Capo dello Stato sono in sé ineccepibili. Tuttavia contengono a mio avviso una carica polemica che stride con la consueta imparzialità e l’equilibrio del Presidente della Repubblica. Da un punto di vista storico e politico è difficile non riconoscere il valore positivo svolto dalla Lega nella storia italiana e l’azione di un leader come Bossi capace di guidare con buon senso un movimento dalle iniziali posizioni secessioniste a un ruolo di governo e di responsabilità nazionale”.
Il capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro, osserva che sarebbe ora di ascoltare “anche dal presidente del Consiglio qualche parola netta di condanna sulle stupide ampolle, sugli atteggiamenti volgari che rappresentanti leghisti spesso utilizzano e sugli attacchi alla Costituzione praticati con stupefacente frequenza”. Ma non accadrà , “visti i ricatti a cui la Lega sottopone il governo”.