Lavori bloccati fino a quando la magistratura non si esprimerà in termini inequivocabili. Il nuovo stop (il terzo) è per i lavori di costruzione della tangenziale di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, ed è stato determinato ancora una volta dal sospetto che su di essi aleggi l’ombra della ‘ndrangheta. A deciderlo è stato in mattinata il collegio di vigilanza sull’accordo di programma per la realizzazione dello tratto stradale, al cui vertice siede la Provincia di Reggio Emilia e del quale fanno parte anche le amministrazioni comunali toccate dall’opera, Novellara e Campagnola.

Terzo stop ai lavori e la presidente della Provincia: “Le leggi sono inadeguate”. La notizia è stata data dalla stessa presidente della provincia, Sonia Masini, nel corso della sua partecipazione al convegno “Etica, legalità e impresa. Lavori in corso”, in programma oggi nell’aula magna dell’università reggiana. Ad apertura del suo intervento, Masini ha dichiarato: “Abbiamo appena finito di valutare la situazione con i sindaci e c’è stata una conclusione unanime: noi siamo per rispettare assolutamente le indicazioni che derivano dall’interdizione prefettizia, quindi la stazione appaltante ha sospeso i lavori che non saranno ripresi fino a quando non ci sarà un pronunciamento chiaro da parte della magistratura”.

Ha poi ammesso la presidente della Provincia di Reggio Emilia: “Questo è un atto che secondo noi va compiuto in modo molto trasparente, ma non è un atto facile, come ben può capire chi sa di cose di mafia. Per noi sono le prime volte in cui ci cimentiamo con vicende di questo genere, non abbiamo avuto in passato interdittive negative che impedissero lavori, non ne conosco bene le ragioni, ma evidentemente le informazioni non circolavano in modo sufficiente: oggi siamo in una situazione assolutamente diversa, ma pur essendo in una situazione diversa e avendo maggiori informazioni, occorre dire che intanto le leggi sono assolutamente inadeguate. E bisogna dirlo in modo chiaro, fare l’elenco delle leggi che non aiutano chi voglia colpire le mafie in modo adeguato”.

Un appello, insomma, che se ascoltato dovrebbe andare a rinforzare il patrimonio di conoscenze – anche immediate e anche di procedimenti in corso – a disposizione di quegli amministratori locali che sospettano infiltrazioni mafiose nel proprio territorio. Proprio com’è accaduto per Novellara e per la sua tangenziale, nel mirino a iniziare dalla primavera scorsa.

I due precedenti alt: sospetti di affiliazioni con il clan Mattace. Il primo stop ai lavori di costruzione dell’arteria stradale, infatti, era giunto in aprile. Un mese prima era stata depositata una relazione firmata dalla Dia di Firenze (Direzione investigativa antimafia) che poneva dei dubbi su quell’appalto. Nello specifico, dopo le polemiche degli ambientalisti legate al finanziamento per la strada (che deriva da una compensazione dovuta all’ampliamento di una discarica locale), era stato revocato il certificato antimafia a una società per azioni, la Bacchi, con sede sempre nella provincia reggiana, a Boretto, che figura nell’elenco dei finanziatori della Lega nord e si era aggiudicata l’appalto. Motivo: due lotti (del valore di 50 e 130 mila euro) sarebbero stati subappaltati a due aziende del parmense – il consorzio edile M2 di Soragna e la Tre Emme Costruzioni di Roccabianca – ritenute vicine al clan calabrese Mattace, che gravita nella zona di Cutro e che sarebbe legato alla cosca Grande Aracri.

La Bacchi aveva presentato ricorso al Tar ottenendo a luglio la revoca della prima interdittiva antimafia. Ma poi, una decina di giorni prima di ferragosto, il prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro, ne aveva emessa una seconda. La ragione, di nuovo, andava ricercata nel “sussistente pericolo di infiltrazioni mafiose tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della ditta Bacchi Spa”. E risultava in linea con quanto contenuto nel primo provvedimento, quello giunto in primavera, secondo il quale emergevano “profili che [denotano] vicinanza e persistenza di contatto con ambienti criminali”.

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