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In edicola la lotta del Male contro il Male
Battute al veleno per un doppio ritorno

Il 7 ottobre, Vauro e Vincino fanno uscire la nuova versione del giornale che trent'anni fa scuoteva l'Italia con dirompenti finte prime pagine dei principali quotidiani. Ma un ex direttore, Vincenzo Sparagna, pubblica in anticipo la stessa testata: "E' un furto con destrezza, rubo quello che mi è stato rubato". Il vignettista di Annozero: "Lui non ci deve essere per forza, comunque due è meglio di uno"

di RQuotidiano

Vincino risponde a Sparagna

“Certo che è un furto. Ma è un furto con destrezza. Io rubo solo quello che mi hanno rubato”, rivendica l’ex direttore Vincenzo Sparagna, dopo aver messo in vendita con calcolata sorpresa Il nuovo Male, allegato al suo Frigidaire. “Sparagna si lamenta perché non lo abbiamo coinvolto? Non capisco. Della vecchia redazione mancano in tanti. Non ci sono, per esempio, quelli che sono morti. Non ci sono i morti. E non c’è Sparagna”, replica fulmineo Vauro Senesi, uno dei due derubati, che sta per rilanciare in edicola Il Male, diretto da Lillo Venezia.

Il Male contro il Male: trent’anni dopo la chiusura del celebre giornale satirico, in edicola ne tornano due, armati di (reciproca) cattiveria. Il Male di Vauro e Vincino, un progetto annunciato più di un anno fa, debutta il 7 ottobre, ma quattro giorni prima è arrivato Il nuovo Male di Sparagna, già uscito brevemente nel 2005 e che riproposto ora alimenta la confusione. Tanto che domenica La Stampa ha dedicato due pagine all’atteso Il Male di Vauro e Vincino e, senza rendersene conto, ha illustrato gli articoli con la copertina de Il nuovo Male, gentilmente fornita (su richiesta) da Sparagna assieme alle vecchie prime pagine con i celebri falsi quotidiani de Il Male.

Insomma, un delirio. Come si conviene per un giornale capolavoro che ha segnato un pezzo importate della storia editoriale italiana. Fondato nel 1977 da una manciata di disegnatori satirici, Il Male, anzi “IL MALE” tutto maiuscolo, è stato fino al 1982 riempito da teste e penne e pennelli sopraffini e dissacranti, che hanno sfornato prime pagine fasulle con titoli come “Lo Stato si è estinto” (la prima uscita, una finta Repubblica) o i più celebri “Arrestato Ugo Tognazzi. è il capo delle Br” (finto Paese Sera) e “Annullati i Mondiali!” (finto Corriere dello Sport). Che si permettevano di titolare i pezzi “Il giudice è uscito dalla storia ed è entrato nella bara” (erano anni di lotta armata) e di allegare una bustina di pepe con l’offerta “Dieci grammi di droga gratis”.

Chi ne ha ancora dei numeri in casa li conserva gelosamente e li espone in soggiorno, con la carta di giornale ingiallita a testimoniare di anni caldi e talvolta bui ma che hanno saputo essere anche molto divertenti. Da molto tempo non si vede in giro un prodotto di satira così dirompente, rivoluzionario, cattivo fino al disgusto, libero e per niente riconoscente, e soprattutto così diffuso (vendeva 80mila copie). Nel Male si ritrovò il meglio, o forse il peggio, della satira italiana. Tra i fondatori ci sono stati lo stesso Vauro e Vincino, che lo ha anche diretto, con Sergio Saviane, Jacopo Fo, Riccardo Mannelli e altri. Gente che poi ha continuato a lavorare sui giornali, chi qua e chi là, e pure in televisione, come nel caso di Vauro.

Al Male c’era anche Vincenzo Sparagna, che si firmava Tersite, che ne fu direttore, e per la libertà di satira subì innumerevoli processi. Se ne andò nel 1980 per fondare Frigidaire, che ancora dirige. “Di chiamare anche Sparagna no, non l’ho mai pensato” spiega Vauro. Un anno fa, Vauro, con il suo condirettore Vincino anticipò, proprio dal sito de ilfattoquotidiano.it, l’intenzione di rispolverare la testata (di loro proprietà). Il video annuncio (“Volete voi il Male?”) ebbe così decine di migliaia di visualizzazioni. E alla pagina facebook del giornale satirico si iscrissero più di ventimila persone.

Sparagna racconta che quando lo seppe telefonò a Vincino, al quale si dice “legato da antica e affettuosa amicizia”, per sapere e spiegare: “Anche sorvolando sull’appropriazione di Vauro, c’è comunque una questione di marchio e di chi lo ha fatto, non avremmo forse dovuto parlarne un po’ tutti, prima? Vauro non lo vedo da dieci anni, mica ce l’ho con lui. Però mi dispiace che non capisca questa mia guerra finta e pure complice, questo mio furto con destrezza di qualcosa che mi pare mi sia stato rubato, e non si chieda come si possa affermare la propria estraneità dal mondo che si va a criticare e però si frequenta”.

I toni che Sparagna usa nell’editoriale di lancio del suo Il nuovo Male, va detto, sono invece sensibilmente più maligni. E il giornale degli altri diventa la “penosa furbata editoriale dalle nuove star della satira da salotto televisivo”, il proprio il “frutto della reazione incredula di fronte alla corruzione ideale e alla deriva barzellettistica che stanno distruggendo quel poco che restava della cosiddetta satira italiana”.

Con sottofondo di riunione di redazione permanente piuttosto animata, Vauro liquida l’argomento velocemente: “Non è che il mondo deve girare intorno a Sparagna, non c’è, non è che ci deve essere per forza. Ma non c’è nessun problema: due ‘Mali’ sono meglio di uno”. Segue una battuta: “Oggi il Papa ha detto che gli angeli esistono, ecco, mettiamola così: gli angeli ci sono, Sparagna no”.

Il Male manca a molti, a quelli che lo compravano e a quelli che lo vanno a rifare, anzi, “a fare”, come rivendica Vauro, portandosi dietro di quegli anni “lo spirito e le viscere”. Ma Il Male di Vauro e Vincino (di cui sono editori alcuni azionisti del Fatto quotidiano, Francesco Aliberti e Cinzia Monteverdi) sarà capace di essere grandiosamente cattivo come quello di una volta, che a rileggerlo oggi non ci si crede? Gli autori torneranno a essere cattivi com’erano? “Sono già cattivi. Come tutte le persone buone”.

di Valentina Avon

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